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 La vecchia ferrovia del mare... di DL4U
 
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“Nella vita di ognuno i momenti importanti sono quattro o cinque; tutto il resto fa soltanto volume”

Ennio Flaiano
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di DL4U (del 11/11/2007 @ 22:25:32, in Musica, testi, citazioni, canzoni, linkato 958 volte)


Un post un po' diverso... Vi propongo una raccolta di citazioni attribuite a Jim Morrison. Cantante e poeta. Controverso, punto di riferimento per generazioni diverse di giovani, eroe maledetto e angelo ribelle. La sua morte precoce nel 1971 a soli 27 anni lo ha reso, come spesso capita in  questi casi, un mito della musica e il profeta moderno della libertà.

Le frasi sono state riportate come pubblicate dalla fonte originale (Wikiquote).

Una raccolta di parole e pensieri in cui ciascuno di noi può trovare qualcosa di interessante.

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Alcuni dicono che la pioggia è brutta, ma non sanno che permette di girare
a testa alta con il viso coperto dalle lacrime.

Ama ragazza, ama perdutamente e, se ti dicono l'amore è peccato, ama il peccato e sarai innocente.

Amare significa pensare intensamente a qualcuno, dimenticando sé stessi.

Amo gli adolescenti perché tutto quello che fanno lo fanno per la prima volta.

Anche i fiori piangono, e ci sono stupidi che pensano sia rugiada.

A volte il vincitore è semplicemente chi non ha mai mollato.

Beato chi non avrà sogni da realizzare, perché non sarà mai deluso.

C'è il sacro terrore della morte, ma la morte è un fatto naturale, credo che la morte sia un'amica dell'uomo, perché mette fine a quel grande dolore che è la vita.

Cerca di essere sempre te stesso, così un giorno potrai dire di essere stato l'unico.

Chi di voi sa veramente di essere vivo? Noi siamo solo soldatini di fango in una guerra in miniatura.

Chi rinuncia ai sogni è destinato a morire.

Ciascun giorno è farsi un giro nella storia.

Ci sono diversi tipi di libertà, e ci sono parecchi equivoci in proposito… Il genere più importante di libertà è di essere ciò che si è davvero. Si baratta la propria libertà per un ruolo. Si barattano i propri sensi per un atto. Si svende la propria capacità di sentire, e in cambio si indossa una maschera. Si può privare un uomo della sua libertà politica e non lo si ferirà –
finché non lo si priverà della sua libertà di sentire. Questo può distruggerlo.

Comprare droga è come comprare un biglietto per un mondo fantastico,
ma il prezzo di questo biglietto è la vita.

Darei la vita per non morire.

Darei tutti i miei giorni per un unico ieri.

Datemi un sogno in cui vivere perché la realtà mi sta uccidendo.

Di questi tempi la fuga è l'unico mezzo per continuare a sognare.

Dicono che l'amore è vita, io per amore sto morendo.

Dicono che sbagliando s'impara, allora lasciatemi sbagliare.

Dopo il suo sangue, la cosa migliore che un uomo può dare di sé è una lacrima.

È il Sole ad inseguire la Luna, o la Luna ad inseguire il Sole? E il cielo si stancherà mai di far loro da terzo incomodo?

È meglio stare all'ombra e vedere la luce che stare alla luce e vedere l'ombra.

È meglio una fine disperata che una disperazione senza fine.

È nel momento in cui dubiti di volare che perdi per sempre la facoltà di farlo.

Essere allegri non significa necessariamente essere felici, talvolta si ha voglia di ridere e scherzare per non sentire che dentro si ha voglia di piangere.

Fra il bene e il male c'è una porta, e io l'aprirò!

Fuoco, cammina con me!

Guarda le piccole cose perché un giorno ti volterai e capirai che erano grandi.

Ho dato tutto ciò che potevo, sono poeta che racconta le sue storie e che canta i suoi versi. Se volete ascoltarmi tutti insieme, andremo lontano; se non vorrete ascoltarmi...

I dubbi te li crea la libertà.

I sogni sono come le stelle, basta alzare gli occhi e sono sempre là.

Il bourbon è un infuso maligno, richiama un siero di temerarietà, un veleno raffinato di scarafaggi e corteccia, foglie e ali di mosca raschiate dalla terra, una pellicola spessa; fluidi mestruali certo contribuiscono col loro splendore. È la bevanda delle aquile. (da Tempesta elettrica)

Il futuro non esiste, è qualcosa che noi ricorriamo e, quando lo raggiungiamo,
subito diventa presente e poi passato.

Il mio migliore amico è lo specchio, perché quando piango non ride mai.

Il mio più grande dolore è non poter far niente per la persona che amo.

Il passaggio più importante della vita è quello tra due amici e due innamorati.

Incontrami per la città, mentre vago per la città, in cerca di qualcosa che non so,
incontrami e sorridimi, poi va per la tua strada.

Invece di sentirti in colpa o cercare delle scuse per delle azioni negative compiute in passato, incomincia ora ad agire positivamente.

Io amo e vivo in silenzio ma dietro ogni sorriso nascondo una lacrima di dolore. Io sono così perché rispecchio quello che ho dentro.

Io non sarò mai nessuno, ma nessuno sarà mai come me.

Io vivo per dominare la vita, non per essere schiavo.

L'anima di una persona è nascosta in uno sguardo per questo abbiamo
paura di farci guardare negli occhi.

L'unico modo per sentirsi qualcuno è sentirsi se stessi.

La droga è la speranza di chi speranza non ne ha più.

La felicità è fatta d'un niente che al momento in cui lo viviamo ci sembra tutto.

La liberazione interiore è l'unica cosa per cui valga la pena di morire,
l'unica per cui valga la pena di vivere.

La mente mette i limiti, il cuore li spezza.

La notte è un pozzo nero dove intingo inchiostro per le mie poesie.

La perenne tentazione della vita è quella di confondere i sogni con la realtà.

La solitudine è ascoltare il vento e non poterlo raccontare a nessuno.

La vera felicità non è in fondo a un bicchiere, non è dentro a una siringa:
la trovi solo nel cuore di chi ti ama.

La vera poesia non dice niente, elenca solo delle possibilità. Apre tutte le porte.
E voi potete passare per quella che preferite.

La vita è come un'autostrada: non finisce mai, ma ci si resta sempre vittima.

La vita è come uno specchio: ti sorride se la guardi sorridendo.

Le droghe sono una scommessa con la mente.

Le persone credono di essere libere, ma sono solo libere di crederlo.

Liberate l'amore o liberatevene per sempre!

Malinconia del passato, gioia del presente, pentimento del futuro... questa la vita.

Mi chiamano drogato perché mi faccio le canne, ma non sanno
che la vera droga è la crudeltà dell'uomo.

Nella vita ci sarà sempre un bastardo che ti farà soffrire, ma sarà l'unica persona
che riuscirai ad amare veramente.

Non accontentarti dell'orizzonte, cerca l'infinito.

Non amare per paura di soffrire è come non vivere per paura di morire.

Non arrenderti mai, perché quando pensi che sia tutto finito, è il momento in cui tutto ha inizio.

Non avere paura della morte, fa meno male della vita.

Non c'è notte tanto grande da non permettere al Sole di risorgere il giorno dopo.

Non cercare l'impossibile in questo mondo di pazzi, non vi è luogo dove tu possa rifugiarti, ma se trovi qualcuno che ami tienilo stretto perché ricorda: si nasce e si muore soli... tutto il resto è niente.

Non credere a chi ti dice "ti amo", ma a chi ti guarda negli occhi e tace.

Non dire mai che i sogni sono inutili perché inutile è la vita di chi non sa sognare.

Non essere così triste e pensieroso, ricorda che la vita è come uno specchio:
ti sorride se la guardi sorridendo.

Non diventerò vecchio: io sono come una stella cadente.

Non fuggire in cerca di libertà quando la tua più grande prigione è dentro di te.

Non ha importanza che una cosa sia vera, l'importante è crederci!

Non ho chiesto a nessuno di nascere, perciò lasciatemi vivere come voglio.

Non parlare mai di amore e pace: un Uomo ci ha provato e lo hanno crocifisso.

Non pentirti di qualcosa che hai fatto, se quando l'hai fatta eri felice.

Non piangere per chi non merita il tuo sorriso.

Non piangere per me che parto, ma pensa che se domani piove me ne sono andato a cercare il Sole.

Non piangere se un amico ti ha lasciato: solo quando ti avrà dimenticato potrai
dire di averlo perso per sempre.

Non serve strappare le pagine della vita, basta saper voltar pagina e ricominciare.

Non si può dire di aver vissuto se prima non si è provato ciò che è proibito.

Non tradire chi ti sorride: potrebbe avere la morte nel cuore e regalarti ugualmente un po' di vita.

Non vivere con la paura di morire, ma muori con la gioia di aver vissuto.

Non volevo nascere (e sono nato), non volevo vivere (e sto vivendo), ma quando morirò andrò in paradiso (perché l'inferno lo sto già vivendo).

Non è cercando di essere gli altri che si è se stessi.

Non è forte chi non cade mai, ma chi cadendo trova la forza di rialzarsi.

Non è tanto dell'aiuto degli amici che abbiamo bisogno, ma del poter far affidamento su quell'aiuto.

Ognuno di noi ha un paio di ali, ma solo chi sogna impara a volare.

Penso a me stesso come a un essere umano intelligente e sensibile, ma con l'anima di un pagliaccio, che mi costringe a distruggere tutto nel momento più importante.

Per cancellare una vita ci vuole un attimo, per cancellare un attimo ci vuole una vita.

Perché bevo? Così posso scrivere poesie. Talvolta quando si è a fine corsa e ogni bruttura recede in un sonno profondo c'è come un risveglio e ogni cosa rimasta è reale. Per quanto devastato è il corpo lo spirito cresce in energia. Perdonami Padre poiché so quello che faccio. Voglio ascoltare l'ultima Poesia dell'ultimo Poeta.

Perché è scandaloso fare l'amore a 16 anni se si può morire a tutte le età?

Perdonami Padre poiché so quello che faccio.

Prima di morire voglio sentire l'urlo di una farfalla.

Quando imparerai a fregartene della gente, solo allora sarai grande.

Quando la gente mi chiede cosa vuol dire amare, abbasso gli occhi per paura di ricordare.

Quando la guerra sarà finita, saremo troppo stanchi per goderci la vita.

Quando lei ti lascerà perché avrà trovato due occhi più belli dei tuoi, altre mani da stringere, un'altra bocca da baciare... non odiarla, ma ricorda i momenti che avete passato insieme e ringraziala... perché lei ti ha dato un poco della sua vita.

Quando ti sveglierai e non vedrai più il sole, o sarai morto o sarai tu il sole.

Questa notte non può durare in eterno, perché fra poco arriverà il mattino,
ammesso che ci sia un domani.

Rifiutarsi di amare per paura di soffrire è come rifiutarsi di vivere per paura di morire.

Rido ma non sono felice: sto solo recitando un copione chiamato vita. citazione necessaria

Se ami qualcosa lasciala andare via, solo se torna sarà veramente tua.

Se devi vivere tutta la vita strisciando come un verme, alzati e muori!

Se dovessi scegliere tra il tuo amore e la mia vita, sceglierei il tuo amore, perché è la mia vita.

Se dovessi scegliere tra la vita e la morte, perché non esiste vita senza di te, di sicuro sceglierei la morte prima che mi scelga lei.

Se hai un'idea rispettala, non perché è un'idea, ma perché è tua.

Se la morte è il risveglio, la vita è un sogno.

Se le persone che parlano male di me, sapessero quello che dico io di loro, parlerebbero peggio.

Se non hai ragione per vivere, non trovarne una per morire.

Se per vivere ti dicono "siediti e stai zitto", tu alzati e muori combattendo.

Se qualcuno ti dice vivi strisciando, tu alzati e muori ridendo!

Se sei triste e vorresti morire, pensa a chi è triste e vorrebbe vivere ma sa di dover morire.

Se ti dicono che l'amore è un sogno, sogna pure ma non stupirti se ti svegli piangendo.

Se ti droghi ti capisco, perché il mondo ti fa schifo; se non lo fai ti ammiro, perché sei in grado di combatterlo.

Se tu fossi una lacrima, io non piangerei per paura di perderti.

Se una mattina ti svegli e non vedi il sole, o sei morto, o sei il sole.

Siamo buoni a nulla, ma capaci di tutto.

Sii sempre come il mare che infrangendosi contro gli scogli, trova sempre la forza per riprovarci.

Smetterò di amarti solo quando un pittore sordo riuscirà a dipingere il rumore di un petalo di rosa cadere su un pavimento di cristallo di un castello mai esistito.

Sogna perché nel sonno puoi trovare quello che il giorno non ti può dare.

Solo chi non conosce il dolore, può ridere di chi soffre.

Solo chi sogna impara a volare.

Solo colui che fu messo in croce ebbe l'onore di portare i capelli
lunghi senza essere chiamato drogato.

Solo quando i sogni vanno persi come lacrime nella pioggia è arrivato il momento di morire.

Sono nato in un buco, ho vissuto in un buco, morirò: per un buco.

Sono nato piangendo mentre tutti ridevano e morirò ridendo quando tutti piangeranno.

Sorridi anche se il tuo sorriso è triste, perché più triste di un sorriso triste c'è la tristezza di non saper sorridere.

Talvolta mi piace vedere la storia del rock'n'roll come l'origine della tragedia greca. Immagino un gruppo di fedeli che danzavano e cantavano in piccoli spazi all'aperto. Poi un giorno dalla folla emerse una persona posseduta e cominciò a imitare un dio. (da Tempesta elettrica)

Ti potranno tagliare le ali, ma non potranno impedirti di volare.

Tra il reale e l'irreale c'è una porta: quella porta siamo noi.

Tu per me non sei niente, solo aria, ma ricorda: senza aria non si vive.

Tutti facciamo parte di una storia infinita.

Uccidere è il coraggio del momento, vivere è il coraggio di sempre.

Un giorno anche la guerra s'inchinerà al suono di una chitarra.

Un giorno ho preso una margherita ed ho fatto "m'ama o non m'ama"... la prima volta è venuto m'ama, allora mi ama, ma la seconda è venuto non m'ama, ma non mi sono preoccupato... anche le margherite possono mentire!

Un giorno piangevo perché non avevo le scarpe, poi vidi un uomo senza piedi e smisi di piangere.

Un giorno incontrai un bambino cieco...mi chiese di descrivergli il mare, io osservandolo glielo descrissi, poi mi chiese di descrivergli il mondo... io piangendo glielo inventai...

Vivere senza tentare, significa rimanere con il dubbio che ce l'avresti fatta.

Vivi intensamente ogni giorno della tua vita, perché ogni giorno che passa non tornerà mai più.

Vivi intensamente ogni piccola cosa della tua vita, perché un giorno, queste piccole cose, sembreranno grandissime.

Vivi ogni attimo e questo non sarà mai l'ultimo. Vivo per amarti, morirò se dovrò dimenticarti.

Vivi la vita attimo per attimo, come se fosse l'ultimo.

Vivi la vita così come puoi, perché come vuoi non puoi.

Vivo per amarti, morirò se dovrò dimenticarti.

Volevo attraversare i confini della realtà volevo vedere cosa sarebbe successo: solo curiosità!

Vorrei essere nato al contrario per capire questo mondo storto.

Vorrei essere una lacrima per nascere dai tuoi occhi, vivere sul tuo viso e morire sulla tua bocca.

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Jim Morrison - (Melbourne 1943 - Parigi 1971)

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Di DL4U (del 12/11/2007 @ 23:28:23, in Musica, testi, citazioni, canzoni, linkato 2646 volte)


J.D. Salinger
Il giovane Holden

Proviamo in questo post ad imbastire quella che comunemente verrebbe definita recensione, ma più realisticamente si tradurrà in una serie di riflessioni ed appunti personali sul racconto “Il giovane Holden” di Jerome David Salinger . Forse poco noto in Italia, di sicuro non quanto dovrebbe, negli Stati Uniti è un caso letterario e un continuo best-seller sin dal 1951 anno della sua prima pubblicazione: appena questo testo apparve stupì i lettori per l’originalità del suo linguaggio (soprattutto se contestualizzata nel periodo in cui fi scritto) e per la profonda operazione cognitiva e di riflessione condotta dall’autore. Per la prima volta J.D. Salinger innova il linguaggio letterario raccontando un proprio alter ego, rappresentato dal protagonista del romanzo Holden Caulfield, attraverso il gergo giovanile e uno stile essenziale privo di sentimentalismi o retorica. In Holden. L’autore mette in gioco tutto se stesso nella ricerca angosciosa e angosciante di ogni brandello della verità umana; sulla pagina scritta Salinger fa per la prima volta emergere tutto quanto passa nel subconscio di una persona: i brandelli di idee, i pensieri superficiali, le costruzioni mentali troppo spesso relegate negli angoli della nostra mente compresse come sono dalla furia della normalità della vita di tutti i giorni. Ogni pensiero, apparentemente banale o stupido, ogni automatismo del ragionamento viene riversato nel racconto: questo concetto è estremizzato ed espresso un modo paradigmatico nel passaggio più celebre dell’opera: ovvero l’angosciosa domanda posta dal protagonista ad un autista di taxi di New York in merito alla sorte delle anitre del Central Park, d’inverno, quando il loro laghetto è gelato.

“Il giovane Holden” ha un tema principale che funge da motore a tutto l’impianto narrativo ed è la crisi di un adolescente negli Stati Uniti degli anni ’50. Holden vive in prima persona la dicotomia tra i due estremi opposti della società del tempo: da giovane del suo tempo vive come prima necessità l’anticonformismo e disprezzo per tutto e tutti, da uomo (forse) sente ancora tutto il suo profondo attaccamento nei confronti della famiglia ed in particolare nei confronti della piccola sorellina Phoebe.

Holden è in apparenza il tipico “bravo ragazzo” della media borghesia americana che frequenta un ferreo collegio dove tutto è imbrigliato nelle rigide e algide regole della comunità. Ma tutto questo al lui non va: non sopporta i professori, non lega con i suoi compagni di scuola e non trova posto nelle comitive del collegio in cui vive. Ogni suo pensiero è problematico, ogni rapporto con l’esterno viene vissuto come una costrizione in modo conflittuale, ambivalente; critica in modo spietato e aspro il grigiore della quotidianeità, odia l’indifferenza con cui gli altri ripagano il suo disagio, la sua rabbia risponde con menzogne alle falsità proposte dal mondo degli adulti. Soltanto verso la fine del libro Holden (è quindi Salinger) sembra trovare un po’ di pace dentro di se e pare riconciliarsi con mondo nel passo: "Io, supergiù, so soltanto che sento un pò la mancanza di tutti quelli di cui ho parlato. Perfino del vecchio Stradlater e del vecchio Ackley, per esempio. Credo di sentire la mancanza perfino di quel maledetto Maurice. E' buffo. Non raccontate mai niente a nessuno. Se lo fate, finisce che sentite la mancanza di tutti."

E’ possibile cogliere tutto il senso del libro nel suo titolo originale The Catcher in the Rye” e deriva da una strofa di una nota canzone scozzese attribuita a Robert Burns ed intitolata “Coming Through the Rye”. Eccone alcuni passi tradotti in italiano:

« Se una persona incontra una persona
Che viene attraverso la segale,
Se una persona bacia una persona
deve una persona piangere? »

Il titolo originale potrebbe essere tradotto ne "il pescatore nella segale". La poesia di Robert Burns in verità dice: "se scendi tra i campi di segale e ti viene incontro qualcuno". Holden, invece, ne opera inavvertitamente una storpiatura in uno dei passaggi più importanti del romanzo quando, interrogato dalla sorella Phoebe su cosa voglia veramente fare da grande, risponde, ispirandosi proprio alla canzone di Burns, "colui che salva i bambini, afferrandoli un attimo prima che cadano nel burrone, mentre giocano in un campo di segale". Ciò che Holden interpreta (e Salinger scrive) è quindi la cosa che gli piacerebbe fare di più: cioè salvare coloro che inavvertitamente stanno per cadere nel dirupo un attimo prima dell’irreparabile. Spiegando così la metafora e la speranza che sorregge l’intero racconto: il giovane Holden può ancora salvarsi e tramite le sue parole salvare altri adolescenti dalle brutture e dalle ipocrisie del mondo dei grandi. E Salinger ci ammonisce: se quell'assurdità e quello squallore del mondo degli adulti se non vengono affrontati nell'adolescenza (o comunque affrontati) possono portare a gesti estremi più avanti nell’età.

Con questa opera J.D.Salinger e generazioni di giovani americani sono riusciti a fare i conti con il proprio disagio. E' per questo motivo che Holden Caulfield è diventato una sorta di compagno di strada dei giovani americani e non solo.

Come avete visto volutamente non ho rivelato nulla della trama del libro lasciandovi il piacere di leggere in prima persona questo romanzo e farvi quindi una vostra personale impressione. Purtroppo il titolo italiano dell’opera non rende per nulla l’idea originale dell’autore, ma tant’è, come spesso accade nelle trasposizioni da una lingua all’altra.

I temi della “crisi e dell’anticonformismo” affrontati dal libro sono, a distanza di anni ancora di estrema attualità. L’anticonformismo a tutti i costi di chi si adatta solo a ciò che vuole e come vuole,è pericoloso: è normale essere contro tutto e tutti per qualche momento: sono normali e umani gli attimi di intolleranza verso il prossimo e verso le cose che lo circondano. Questi momenti, però, devono essere superati senza diventare la regola e la materia prima della nostra personalità.

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Jerome David Salinger
Il giovane Holden
Einaudi Editore, collana Supercoralli, 1961
Traduzione italiana: Adriana Motti
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Di DL4U (del 14/11/2007 @ 23:38:10, in Musica, testi, citazioni, canzoni, linkato 883 volte)

STAND BY ME
(Ben E. King - 1961)


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When the night has come
And the land is dark
And the moon is the only light we'll see
No I won't be afraid, no I won't be afraid
Just as long as you stand, stand by me

And darlin', darlin', stand by me, oh now now stand by me
Stand by me, stand by me

If the sky that we look upon
Should tumble and fall
And the mountains should crumble to the sea
I won't cry, I won't cry, no I won't shed a tear
Just as long as you stand, stand by me

And darlin', darlin', stand by me, oh stand by me
Stand by me, stand by me, stand by me-e, yeah

Whenever you're in trouble won't you stand by me, oh now now stand by me
Oh stand by me, stand by me, stand by me

Darlin', darlin', stand by me-e, stand by me
Oh stand by me, stand by me, stand by me

Quando cadrà la notte

e la terra sarà buia
e l'unica luce che vedremo sarà la luna
no, non avrò paura, non avrò paura
finché tu sarai con me, sarai con me

e cara, cara sta' con me, adesso adesso sta' con me
stai con me, stai con me

Se il cielo che noi guardiamo
dovesse crollare e cadere
e le montagne dovessero sbriciolarsi nel mare
non piangerò, non piangerò, non verserò una lacrima
finché tu sarai con me

e cara, cara stai con me, stai con me
stai con me, stai con me, stai con me

Ogniqualvolta sarai in difficoltà, starai con me?
oh adesso, adesso stai con me

o stai con me, stai con me, stai con me
cara, cara, stai con me, stai con me
oh stai con me, stai con me


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Questa canzone è una delle mie preferite, nonchè colonna sonora di un film a cui ho già dedicato
un post in questo blog.

Tra le sue innumerevoli cover una delle più note e famose è quella di Jonh Lennon, che amava molto questo brano; venne spesso usata dai Beatles come brano di "riscaldamento" nelle sessioni di registrazione in sala.

Di seguito il video da YouTube della versione di John Lennon
(contenuta nella raccolta postuma "Imagine" del 1988)

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Di DL4U (del 19/11/2007 @ 00:55:16, in Cinema, linkato 4033 volte)


AMICI MIEI

(di Mario Monicelli, 1975)


Un racconto divertente e amaro che segna l’ultimo periodo della vera commedia all’italiana: queste poche parole basterebbero a definire “Amici Miei” , pellicola italiana del 1975. Il film nasce come opera di Pietro Germi, ma la malattia portò via il regista nei giorni dell’inizio delle riprese; il progetto fu quindi affidato a Mario Monicelli, grande amico di Germi e già autore di lavori nello stesso solco narrativo quali “I soliti ignoti”, “La grande guerra” e “L’armata Brancaleone”. Cinque gli amici e i protagonisti del racconto : il giornalista e io narrante del film Giorgio Perozzi (Philippe Noiret), l’architetto comunale Rambaldo Melandri (Gastone Moschin), il conte spiantato Lello Mascetti (Ugo Tognazzi), il barista Guido Necchi (Duilio Del Prete) e il Professor Sassaroli (Adolfo Celi). Sono tutti uomini di mezza età, amici inseparabili e infaticabili goliardi. A far da sfondo delle loro avventure e scorribande, le cosiddette "zingarate" , una Firenze degli anni settanta.

Tra i componenti di questo piccolo nucleo vige la vitalità, la complicità e la consapevolezza che lo sberleffo e la burla sono ormai l’unica risposta possibile al grigiore dall'ambiente, dal lavoro, dalla famiglia.

L’ amarezza, che nonostante la vena goliardica dei protagonisti, è la vera protagonista di questo film, è di fatto la grande protagonista della vita stessa; quell’esistenza che va stretta ai nostri personaggi e che quindi cercano una semplice fuga dalla realtà, mascherata dal desiderio di divertirsi, di non farsi scappare l'occasione per giocare. Si definiscono “zingari” perché sentono in loro un desiderio irrinunciabile di libertà e di distacco del piattume della propria vita, si cercano e si uniscono per dar vita ad indimenticabili avventure attraverso le quali si affrancano temporaneamente dai problemi di tutti i giorni. Quando gli zingari tornano dalle loro scorribande è spesso il silenzio che domina la scena: un silenzio che significa un maledetto e inevitabile ritorno alla normalità, ai dispiaceri della vita, alla realtà fatta di problemi.

Fannulloni, immaturi e spiantati ecco le principali qualità degli “zingari” di Monicelli.

Ugo Tognazzi (il conte Lello Mascetti): nobile decaduto, appartenente nostalgico di una generazione passata che ha vissuto nell’ozio e ormai destinata verso un inevitabile declino. Ormai (siamo nel 1975) il ’68 è venuto con il suo carico di rivoluzioni: la società è mutata radicalmente mettendo tutti sullo stesso piano, abolendo certi privilegi, e imponendo a tutti di lavorare per sopravvivere. Ma il Mascetti, non si rassegna, continua a vivere il suo desiderio di nobiltà, facendo la “vita” mantenendo alta una sua dignità, non accettando elemosine e le collette degli amici. Le sue fughe sono un disperato tentativo di fuga da una dura realtà fatta di un squallido monolocale in uno scantinato e di una famiglia ridotta a mendicare aiuti a destra e a manca per sopravvivere ai morsi della fame.

Nel ruolo del Mascetti, un indimenticabile e commovente Ugo Tognazzi che per questo film vinse, nel 1976, il David di Donatello come miglior attore.

Adolfo Celi (il professor Sassaroli): è un medico chirurgo roccioso,un affermato e stimato primario in una clinica privata fiorentina. Alto borghese, ricco, una bella moglie, due figlie e una grande casa; spregiudicato sino alla follia non si fa molti scrupoli a cedere le familiari (incluso un cane e una governante) all'architetto Melandri per unirsi alla banda degli “zingari”. Forse il vero motore vulcanico del gruppo, sono mitiche le ricorrenti scene in cui abbandona un paziente già pronto sul letto operatorio per correre dagli amici.

Gastone Moschin (l'architetto precario del comune Rambaldo Melandri): è il romanticone e sognatore del gruppo; si innamora, che perde più volte la testa per una donna, allontanandosi dagli amici. Poi bastonato e con la coda tra le gambe, rinsavisce, e torna dagli amici a divertirsi e a modo suo ritorna uomo. Ora triste ora gioviale, umanissimo nelle sue escursioni di umore e di sentimenti è forse il personaggio più vicino a tutti noi.

Philippe Noiret (il giornalista della Nazione Giorgio Perozzi): è anche la voce narrante del film, costantemente ripreso dal figlio che gli rimprovera l’immaturità e l’incapacità di vivere responsabilmente la sua condizione di uomo adulto. Noiret, maschera di sconcertante espressività, rappresenta la noia, lo scherno, il divertimento, il non prendere nulla sul serio. Una curiosità: in questo film Noiret è doppiato in italiano da Renzo Montagnani ovvero l'attore che nei due seguiti del film originale interpreterà il personaggio del Necchi.

Duilio Del Prete (il Necchi): è il proprietario del bar, nonché ritrovo, dove nascono e finiscono tutte le zingarate. E' un personaggio che è destinato a scomparire nel mondo e nella società che sta arrivando: maschilista convinto, opprimente e menefreghista nei confronti della moglie.

In mezzo a questi personaggi e queste vite, fatte di meschinità, di angoscianti tentativi di emancipazione da una realtà che disgusta e ripugna, ci sono le zingarate: c'è il 'tutto giù', quando per fingere di costruire un'autostrada che attraversa un paese gli zingari si divertono a gettare nella massima apprensione gli inebetiti paesani.
C'è la supercazzola (o come meglio dovrebbe essere definita “supercazzora”) con scappellamento a destra: il nonsense verbale per eccellenza improvvisato per inebetire e confondere la vittima e far ridere gli amici. Il marchio di fabbrica del Mascetti, una perla di pura genialità comica che solo dalla mente di Tognazzi poteva partorire. Ed infine la scena mitica degli schiaffi alla stazione: ovvero il delirio collettivo. Una sequenza del film che ha fatto la storia del cinema ed è pura arte nella sua completa illogicità e follia .
Il riso e il pianto, l'ironia e l'amarezza vivono il loro climax nella scena finale, quando i quattro superstiti, pur piangendo il compagno morto (il Perozzi), trovano egualmente lo spirito per mettere a segno una nuova zingarata, in una vena dissacratoria che rimane inarrestabile e che arriva a sbeffeggiare e ridicolizzare anche la morte. Un finale dolce e amaro che comunque lascia allo spettatore un sorriso velato di amarezza sulla bocca. E’ forse l’ultimo vero capolavoro della commedia all'italiana che è stata di Sordi, De Sica e Totò. Al film seguiranno due seguiti negli anni ottanta (Atto Secondo e Terzo), di cui solo il secondo è degno di menzione .Una citazione particolare per la toccante colonna sonora, firmata da Carlo Rustichelli.

Il testo della prima "supercazzora" del film tra il Mascetti e un vigile
che lo vuol multare per uso improprio del clacson:

Mascetti - Prematurata la supercazzora o scherziamo?.
Vigile - Prego?
Mascetti - No, scusi... Noi siamo in quattro, come se fosse antani anche per lei soltanto in due, oppure in quattro anche scribai con cofandina, come antifurto per esempio?
Vigile - Ma quale antifurto?! Questi signori qua stavano suonando loro, non si intrometta!

Mascetti - No scusi mi faccia vedere l'indice... Guardi! Guardi! Lo vede che stuzzica? Che prematura anche? Allora io potrei dirle anche due parole come vicesindaco capisce?
Vigile - Vicesindaco?
Perozzi e Melandri - Ah! Ah! Ah!
Vigile - Basta così, mi seguano al commissariato!
Perozzi - No eh?! No... Antani secondo l'articolo 12 abbi pazienza... Sennò posterdati per due anche un pochino antani in prefettura!
Mascetti - Senza considerare che la supercazzora brematurata ha perso i contatti col terapio tapioco...
Perozzi - Dopo!

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Di DL4U (del 23/11/2007 @ 17:09:33, in Musica, testi, citazioni, canzoni, linkato 944 volte)




UN GRAN BEL FILM

( Vasco Rossi - Nessun Pericolo Per Te - 1996 )
______________________________________________

Io lo so che le "cose" poi, non sono mai "come"...
come te le aspettavi te
io sono triste però
io sono triste un po'
Dimmi pure dimmi subito "che fortuna che ho"
io che mi sento un po' "comico"...
proverò a ridere un po'
proverò a ridere un po'

Io che credevo alle favole..
e non capivo le logiche...
è una fortuna che sono..
oooh! oooh!
ancora "vivo"!

In questo mondo in questo mondo di "fenomeni"..
di gente pronta ad uccidersi
io "un fucile" ce l'ho
lo tengo sotto il letto!
Sei tu sei tu che non ti vai bene mai come sei
che ti preoccupi sempre dei fatti miei
lasciami vivere oh!
io ti capisco però

Quando arrivano i conti sai
ognuno paga comunque i suoi
e sta' tranquillo che io..
ooh ooh!!
i soldi ce li ho!

Quando sono sulle nuvole
lo sai che a volte si
mi sento un po' "instabile"
però è "un gran bel film"...un gran bel film....
un gran bel film...
...Steve McQueen

....è una fortuna lo so
...che sono ancora vivo!!!!!

Quando arrivano i conti sai
ognuno paga comunque i suoi
quindi tu prega il tu Dio
ooh ooh!!
che io prego il mio

Quando sono sulle nuvole
lo sai che a volte si
mi sento un po' "instabile"
però è "un gran bel film"...un gran bel film..
........spegnimi!

___________________________________

il video live ( Vasco Tour del 2005) della canzone tratto da YouTube:


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Di DL4U (del 30/11/2007 @ 21:57:53, in Musica, testi, citazioni, canzoni, linkato 1123 volte)


Oh my sweet child ...


_____________________________________

Torniamo sul tema musica e dintorni con un testo di una canzone. Questa volta vi propongo un approccio diverso: leggete il testo tradotto e pubblicato di seguito: provate ora ad indovinare di quale brano si tratta...vi vengo in aiuto dicendovi che il "riff" iniziale di questa canzone è stato da molti ritenuto
uno dei migliori (sicuramente uno dei più noti e riconoscibili) assoli di chitarra di tutti i tempi...

____________________________________

DOLCE BAMBINA MIA

Ha un sorriso che mi é familiare

Mi ricorda memorie d’ infanzia
Dove tutto era puro e splendente
come il cielo azzurro

Prima o poi vedo il suo viso
e lei riesce a portarmi in quel posto speciale
E se lo fissassi troppo a lungo
Probabilmente scoppierei a piangere

Dolce bambina mia
Dolce amore mio

Ha il colore degli occhi del cielo più blu
Come se pensassero alla pioggia
Odio guardare dentro quegli occhi
E vederci quel pò di dolore

I suoi capelli mi ricordano
Un posto caldo e sicuro
Dove mi nasconderei come farebbe un bambino
E pregherei affinchè il tuono e la pioggia
Se ne andassero da me con calma

Dolce bambina mia
dolce amore mio

Dove andiamo?
Dove andiamo adesso?
Dove andiamo?
Dolce bambina mia

Dove andiamo?
Dove andiamo adesso?
Dove andiamo?
Dolce bambina mia

Dolce bambina mia
dolce amore mio.
__________________________________

Indovinato? Beh .. vi aiuto... eccone ora il testo originale in inglese:
__________________________________

She's got a smile that it seems to me
Reminds me of childhood memories
Where everything
Was as fresh as the bright blue sky
Now and then when I see her face
She takes me away to that
special place
And if I stared too long
I'd probably break down and cry

Sweet child o' mine
Sweet love of mine

She's got eyes of the bluest skies
As if they thought of rain
I hate to look into those eyes
And see an ounce of pain
Her hair reminds me
of a warm safe place
Where as a child I'd hide
And pray for the thunder
And the rain
To quietly pass me by

Sweet child o' mine
Sweet love of mine

Where do we go
Where do we go now
Where do we go
Sweet child o' mine

________________________

Ormai lo avete sicuramente individuato... eccolo svelato:

Sweet Child O' Mine
(Appetite for Destruction -1988)






P.S. chi di voi lo aveva riconosciuto al primo colpo?? Ogni commento all'assolo iniziale di Slash e della sua Gibson Les Paul Standard sarebbe inutile.. unico e irripetibile, ancor oggi un pezzo che rappresenta una sorta di "esame di maturità" per ogni apprendista chitarrista. "Sweet Child O' Mine" e "November Rain" sono, fuori da ogni dubbio, i due più celebri pezzi del repertorio dei Guns 'N' Roses.
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Di DL4U (del 04/12/2007 @ 22:35:42, in My Seventies, linkato 945 volte)




DOSSIER 77
Tra drammi e speranze
uno speciale de "La Storia siamo Noi"
___________________________________________________

"E' un anno profondamente contraddittorio il 1977, contrassegnato da un lato, sul piano ideologico-politico, dall'escalation della violenza terroristica col suo strascico di morte, dall'altro, su quello di una socialità alternativa, dalla nascita di iniziative costruttive, tra cui le cosidette Radio libere e l'Estate Romana. E a ciò si aggiunge la parabola e l'arresto di Vallanzasca, criminale solitario e fuori dagli schemi."

Inizia così lo speciale del progetto Rai Educational
"La Storia siamo Noi" dedicato alle vicende, ai fatti del 1977: l'anno dell'inizio della contestazione dura che sfocerà nel periodo degli "anni di piombo" e negli scontri aspri tra opposte fazioni politiche. E' l'anno delle prime radio e tv libere che oppongono per la prima volta una voce diversa, spesso pionieristica, al monopolio Rai; una sentenza della Corte Costituzionale del 28 luglio 1976 ha sancito per la prima volta che l'etere è di tutti e che le trasmissioni (purchè a diffusione locale) sono legittime. In ogni parte d' Italia nascono come funghi nuove tv e radio private portando il paese verso il lungo (e ancor oggi non concluso) percorso del pluralismo di contenuti, di scelta e di informazione.

In questo dossier c'è un po di tutto per approfondire le tematiche del 1977: i colori e le immagini, il diario e la cronaca, le contraddizioni e le rivoluzioni di quell'anno, il mio anno.


Cliccate sull'immagine seguente accedere al sito e ai contenuti del Dossier 77.






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Di DL4U (del 17/12/2007 @ 10:27:13, in Musica, testi, citazioni, canzoni, linkato 1834 volte)

Cosa si prova

di Giorgio Gaber - Sandro Luporini (1987)


"Interno - esterno" - Olio su tela di Sandro Luporini


Cosa di prova in un giorno normale
cosa si prova di nuovo ogni risveglio
cosa si prova quando stiamo male
quando si soffre per un piccolo dettaglio.

Cosa si prova in tutte quelle ore
in cui nulla può accadere.
Cosa si prova in tutte quelle ore
in cui nulla può accadere.

Cosa si prova quando c'è un'amicizia vera
e poi si beve insieme e sei anche contento
ma senza impegno e finché dura
con la disinvoltura di vivere al momento.

Cosa si prova in tutte quelle ore
in cui nulla può accadere.

Non resta che il sapore di un'immagine stordita
a volte allegro a volte doloroso
ma senza la memoria accade che la vita
è come un libro che si sfoglia a caso.

Ma che si prova se senti nascere
come da un'altra vita un'energia sconosciuta
se ritrovi il gusto di un gesto semplice
che lasci un segno
ti sembra che la vita sia possibile
ma forse è un sogno.

Cosa si prova ad accarezzare i suoi capelli biondi
cosa si prova a guardare i suoi fianchi ore e ore
cosa si prova appena dopo litigi furibondi
a rinnamorarsi e poi a stufarsi per un raffreddore.

Cosa si prova, cosa viene in mente
a non provare niente.
Cosa si prova, cosa viene in mente
a non provare niente.

Cosa si prova se in due si vive meglio
e ci si sposa, magari in primavera
cosa si prova se all'improvviso nasce un figlio
senza capire il senso di una famiglia vera.

Cosa si prova, cosa viene in mente
a non provare niente.

Mi resta solo un po' di nostalgia di tutto quel che perdo
le cose buone e le persone care
migliaia di frammenti e dietro ogni ricordo
ti resta solo un vago ricordare.

Ma che si prova se senti nascere
come da un'altra vita un'energia sconosciuta
se ritrovi il gusto di appartenere
al mondo intero
ti sembra di sfiorare l'impossibile
e forse è vero.

_______________________________________________

Con questo post voglio suggerirvi un paio di link per la vostra navigazione: sono i siti ufficiali di Giorgio Gaber
( http://www.giorgiogaber.org ) e Sandro Luporini ( http://www.luporini.it ) autori tra l'altro del testo che vedete pubblicato sopra. Nel sito del "Signor G" potrete trovare un'ampia selezione di testi di poesie, canzoni e brani per il teatro. In quello di Luporini, eclettico pittore e scrittore, una galleria on line delle principali opere dell' artista.

Giorgio Gaber

Giorgio Gaberscik nasce a Milano il giorno 25 gennaio 1939. Adolescente, per curare il braccio sinistro colpito da paralisi, a 15 anni inizia a suonare la chitarra. Dopo aver conseguito il diploma in ragioneria frequenta la facoltà di Economia e Commercio alla Bocconi pagandosi gli studi con i guadagni provenienti dalle serate in cui suona al Santa Tecla, famoso locale milanese. Conoscerà qui Adriano Celentano, Enzo Jannacci e Mogol; quest'ultimo lo invita alla Ricordi per un'audizione: è lo stesso Ricordi a proporgli di incidere un disco.

Comincia una brillante carriera con "Ciao, ti dirò", scritta con Luigi Tenco. Sono degli anni successivi le indimenticabili "Non arrossire", "Le nostre serate", "Le strade di notte", "Il Riccardo", "Trani a gogò", "La ballata del Cerruti", "Torpedo blu", "Barbera e champagne".
Nel 1965 sposa Ombretta Colli. Partecipa inoltre a quattro edizioni del Festival di Sanremo (con "Benzina e cerini", 1961; "Così felice", 1964; "Mai mai mai Valentina", 1966; "E allora dai", 1967), oltre a condurre vari spettacoli televisivi; nell'edizione 1969 di "Canzonissima" propone "Com'è bella la città", uno dei primi brani che lasciano intravedere il successivo cambio di passo.
Nello stesso periodo, il Piccolo Teatro di Milano gli offre la possibilità di allestire un recital, "Il signor G", il primo di una lunga serie di spettacoli musicali portati in teatro che alternando canzoni a monologhi trasportano lo spettatore in una atmosfera che sa di sociale, politica, amore, sofferenza e speranza, il tutto condito con un'ironia tutta particolare, che smuove risate ma anche la coscienza.


«Credo che il pubblico mi riconosca una certa onesta' intellettuale. Non sono ne' un filosofo ne' un politico, ma una persona che si sforza di restituire, sotto forma di spettacolo, le percezioni, gli umori, i segnali che avverte nell'aria.»

Far finta di essere sani (1972), Libertà obbligatoria" (1976), Polli d'allevamento (1978). Il grigio (1989), E pensare che c'era il pensiero (1995), Un'idiozia conquistata a fatica (1998) sono i suoi lavori più significativi.

Dopo gli album dedicati esclusivamente alla registrazione integrale dei suoi spettacoli, torna al mercato discografico ufficiale con l'album "La mia generazione ha perso" (2001) che include il singolo "Destra-Sinistra": ironico, con le solite graffianti insinuazioni, è un brano decisamente attuale, visto il periodo pre-elettorale in cui esce.

Scompare il giorno 1 gennaio del 2003, all'età di 63 anni, stroncato da una lunga malattia nella sua villa di Montemagno a Versilia, dove si era recato per trascorrere il Natale accanto alla moglie e alla figlia Dalia.

Il 24 gennaio dello stesso anno uscira', quasi come un testamento artistico, "Io non mi sento italiano", l'ultimo lavoro dell'indimenticabile artista.



Sandro Luporini


Sandro Luporini
è nato a Viareggio nel 1930.
Studia ingegneria all'Universita' di Pisa, ma nel 1953 abbandona l'Università per dedicarsi alla pittura e si trasferisce a Roma. Nel 1956 si trasferisce a Milano e si lega alla Galleria Bergamini. Tra il 1950-1955 ottiene vari premi a Viareggio, Livorno, Tirrenia, Lucca, Stiava e Pisa. Successivamente il Premio San Fedele, Milano (1956), Modiglioni (1956), Suzzara (1957), Michetti di Francavilla (1957), Modiglioni (1958).
Nel 1959 è invitato alla VIII Quadriennale d'arte di Roma e alla I Rassegna della giovane pittura italiana in Giappone. Abbandona la partecipazione ai Premi e allestisce mostre personali nel 1958, 1959, 1961 e contemporaneamente partecipa a importanti mostre collettive, facendo parte del gruppo, poi definito "Realismo esistenziale".
Nel 1964 si lega alla Galleria Il Fante di Spade di Roma e Milano assieme a un gruppo di importanti artisti. Oltre a Luporini ne facevano parte Mac Garrell, Perez, Ferroni, Aillaud, Vespignani e Guerreschi.
Risiede a Milano sino alla fine degli anni '70. Nei primi anni '80 ritorna a vivere a Viareggio, sua città natale, pur mantenendo stretti contatti con Milano.
Nel 1983 Sandro Luporini si lega alla Galleria Adac a Modena e con essa allestisce mostre personali e collettive in molte città italiane, tra cui il Palazzo dei Diamanti a Ferrara, il Palazzo Ducale di Mantova, Lo Spazio Oberdan a Milano.



"Un bacio" di Sandro Luporini (1999-2000)
Olio su tela - cm 40 x 50



Gaber e Luporini



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Di DL4U (del 18/12/2007 @ 22:38:32, in Viaggi e giornate da ricordare, linkato 851 volte)
Appena tornato dalla due giorni in quel di Parma. Bella esperienza, evento interessante dove ho avuto pure il mio personale quarto d'ora di celebrità in cui mi è toccato parlare "a braccio" al pubblico in sala! Peccato non aver potuto vedere di più della città, ma oggettivamente il tempo mancava: sarà per la prossima volta! Prossima tappa (spero) Roma... Un saluto e un ringraziamento di cuore a Daniela, Elena e Sara: dai.. ce la siamo cavata bene e direi che possiamo,  una volta ogni tanto,  autocelebrarci un po' facendoci i complimenti  : - )   !!!!
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Di DL4U (del 19/12/2007 @ 19:25:57, in Impegno sociale, linkato 850 volte)



NEW YORK, 18 dicembre 2007


Pena di morte, l'Onu dice sì alla moratoria.

La Terza commissione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato ieri sera ad ampia maggioranza la risoluzione che chiede una moratoria internazionale sulla pena di morte. Il voto è stato di 99 Paesi a favore, 52 contrari e 33 astenuti. Le probabilità di passaggio erano aumentate con la bocciatura di tutti gli emendamenti posti sul suo cammino. La decisione apre adesso la strada a una presa di posizione dell'intera Assemblea generale entro fine anno.
«È una vittoria di tutta l'Italia - ha commentato il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema - l'Italia conferma di essere in prima linea nel mondo in materia di tutela dei diritti umani». Sulla stessa lunghezza d'onda l'ambasciatore italiano al Palazzo di Vetro, Marcello Spatafora, che subito dopo il voto ha dichiarato: «Quella vinta oggi è una battaglia di cui tutti dovremmo essere orgogliosi». L'Italia ha svolto infatti un ruolo di primo piano nella campagna e nei negoziati per far avanzare la risoluzione, divenuta una priorità di politica estera.
Il testo, dopo due giorni di teso dibattito, è rimasto invariato con ben 14 emendamenti, spesso presentati con l'intento di far deragliare la risoluzione, tutti respinti. La commissione aveva aperto i lavori mercoledì, per proseguirli giovedì mattina: gli emendamenti sono stati bocciati in media con 80 voti contro 70, una ventina di astensioni e altrettanti non partecipanti alle deliberazioni. Le dichiarazioni di voto sulla risoluzione sono cominciate verso le tre di pomeriggio ora di New York, dopo che anche un ultimo tentativo degli oppositori di far votare la risoluzione punto per punto era fallito. L'approvazione richiedeva soltanto una maggioranza semplice dei Paesi votanti.
La decisione della Terza commissione rappresenta un passo molto importante ma ancora non definitivo per la risoluzione. L'appuntamento, infatti, è ora con l'Assemblea generale, probabilmente a metà dicembre, per un voto sulla moratoria: se varata dai 192 Paesi la risoluzione acquisterà un immmediato valore morale, anche se non sarà vincolante. Negli anni Novanta due proposte di risoluzione, che tuttavia chiedevano l'immediata abolizione della pena di morte anziché una moratoria, si erano arenate.
Il voto in commissione è giunto al termine di una saga già rivelatasi lunga e difficile: la moratoria era rimasta ostaggio di richieste di porre l'accento sull'eliminazione della pena capitale e di controproposte per ammorbidire il testo. La risoluzione alla fine presentata e ieri approvata invoca una moratoria in vista di una futura eliminazione.
Il testo sottolinea che la pena capitale «danneggia la dignità umana», che «non esistono prove conclusive del suo valore deterrente» e che «qualunque errore giudiziario nella sua applicazione è irreversibile e irreparabile». Inizialmente 72 Paesi, fra cui l'Italia e tutte le nazioni dell'Unione Europea, avevano sottoscritto il testo, un elenco in seguito allungatosi a 87 firmatari. I sostenitori comprendono ad oggi una dozzina di capitali latinoamericane e otto Paesi africani, dal Brasile all'Angola.
Le più strenue obiezioni sono arrivate da Paesi mediorientali, asiatici e caraibici. Tra i critici più convinti della risoluzione si è distinto Singapore, ma resistenze sono emerse anche da Botswana, Barbados, Iran, Egitto e anche Cina. Iran, Cina, Stati Uniti, Pakistan e Sudan vantano oggi il 90% delle esecuzioni al mondo.
Alcune delle obiezioni, sintomo delle polemiche che dividono l'Onu sulla pena di morte, hanno anche sollevato lo spettro del colonialismo e dell'interferenza negli affari interni di singole nazioni. «Abbiamo visto - ha detto il rappresentante di Singapore Kevin Cheok - simili episodi in passato. C'era un tempo in cui le nostre vedute venivano ignorate». Cheok ha dichiarato che il dibattito sulla pena di morte minaccia di «avvelenare» il clima alle Nazioni Unite. L'ambasciatore italiano Marcello Spatafora ha respinto simili accuse e ha risposto che l'iniziativa per la moratoria è internazionale

(articolo di M.Valsania - tratto da il "www.ilsole24ore.com" )

___________________________________

Per una volta forse c'è da essere orgogliosi di essere italiani...

____________________________________

Lo ricordo ancora come una delle letture più interessanti che mi proposero ai tempi del liceo: tra le tante opere di cui l’Italia deve andare fiera spicca Dei delitti e delle pene (1764), di Cesare Beccaria. L’autore, testimone esemplare dell'Illiminismo italiano. nasce a Milano nel 1738 e dal 1760 si interessa di filosofia, grazie allo studio delle idee di Montesquieu e di Rousseau. Quattro anni più tardi, scrive e pubblica Dei delitti e delle pene.

L’opera è un trattatello nel quale l’autore esprime idee di stampo indubbiamente illuminista; i destinatari, a cui spesso si rivolge in modo diretto, sono i sovrani illuministi, chiamati anche «benefattori dell’umanità», sta a loro, infatti, il compito di assicurare al popolo un governo più giusto. L’autore viene oggi poco ricordato, eppure è a lui che dobbiamo molti dei principi civili a cui siamo abituati.

Il libro stupisce per la sua modernità. Beccaria esamina con estrema lucidità un certo numero di reati e le loro rispettive pene. Partendo dal contratto sociale, prosegue parlando dell’origine e dello scopo delle pene, le quali non sono una punizione, bensì un allontanamento dalla società a scopo rieducativo. Egli affronta temi attualissimi come l’interpretazione arbitraria delle leggi, la pena di morte, e la prontezza della pena. Il principio base di una legge è la chiarezza. La legge non deve aver bisogno di interpreti che la rigirino a proprio favore; la pena di morte è ingiusta in quanto immorale e antieducativa — non si può insegnare a un popolo a ripudiare l’omicidio, se lo Stato stesso ne fa uso —; la pena deve essere attuata prontamente, altrimenti perderebbe il suo effetto educativo, inoltre, non sarebbe giusto ritardare il giudizio per troppo tempo a discapito di un innocente (visto che il reo è tale fino a prova contraria). Egli parla ancora di proporzione fra delitti e pene, critica la tortura e la disuguaglianza tra le pene inflitte a un nobile e quelle inflitte a un povero. Interessantissimo è il ruolo che acquisisce l’educazione, in quanto essa serve a prevenire i delitti.

«Volete prevenire i delitti? Fate che i lumi accompagnino la libertà. I mali che nascono dalle cognizioni sono in ragione inversa della loro diffusione, e i beni lo sono nella diretta»
(XLII, Delle scienze p. 66)

Il messaggio è semplice: l’unico modo per giungere alla creazione di una società sana è l’istruzione. Essa non ci fornisce solo una giusta visione del mondo, ma ci procura una certa dose di intelligenza, la quale ci permette di capire quello che è giusto e quello che è sbagliato, inoltre, di fronte a una mente illuminata dalla conoscenza, «trema l’autorità disarmata di ragioni».

“Parmi un assurdo che le leggi, che sono l’espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l’omicidio, ne commettono uno esse medesime e, per allontanare i cittadini dall’assassinio, ordinino un pubblico assassinio”

Se volete leggere il testo completo dell'opera potete consultare Wikisource qui


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