J.D. SalingerIl giovane Holden
Proviamo in questo post ad imbastire quella che comunemente verrebbe definita recensione, ma più realisticamente si tradurrà in una serie di riflessioni ed appunti personali sul racconto “Il giovane Holden” di Jerome David Salinger . Forse poco noto in Italia, di sicuro non quanto dovrebbe, negli Stati Uniti è un caso letterario e un continuo best-seller sin dal 1951 anno della sua prima pubblicazione: appena questo testo apparve stupì i lettori per l’originalità del suo linguaggio (soprattutto se contestualizzata nel periodo in cui fi scritto) e per la profonda operazione cognitiva e di riflessione condotta dall’autore. Per la prima volta J.D. Salinger innova il linguaggio letterario raccontando un proprio alter ego, rappresentato dal protagonista del romanzo Holden Caulfield, attraverso il gergo giovanile e uno stile essenziale privo di sentimentalismi o retorica. In Holden. L’autore mette in gioco tutto se stesso nella ricerca angosciosa e angosciante di ogni brandello della verità umana; sulla pagina scritta Salinger fa per la prima volta emergere tutto quanto passa nel subconscio di una persona: i brandelli di idee, i pensieri superficiali, le costruzioni mentali troppo spesso relegate negli angoli della nostra mente compresse come sono dalla furia della normalità della vita di tutti i giorni. Ogni pensiero, apparentemente banale o stupido, ogni automatismo del ragionamento viene riversato nel racconto: questo concetto è estremizzato ed espresso un modo paradigmatico nel passaggio più celebre dell’opera: ovvero l’angosciosa domanda posta dal protagonista ad un autista di taxi di New York in merito alla sorte delle anitre del Central Park, d’inverno, quando il loro laghetto è gelato.
“Il giovane Holden” ha un tema principale che funge da motore a tutto l’impianto narrativo ed è la crisi di un adolescente negli Stati Uniti degli anni ’50. Holden vive in prima persona la dicotomia tra i due estremi opposti della società del tempo: da giovane del suo tempo vive come prima necessità l’anticonformismo e disprezzo per tutto e tutti, da uomo (forse) sente ancora tutto il suo profondo attaccamento nei confronti della famiglia ed in particolare nei confronti della piccola sorellina Phoebe.
Holden è in apparenza il tipico “bravo ragazzo” della media borghesia americana che frequenta un ferreo collegio dove tutto è imbrigliato nelle rigide e algide regole della comunità. Ma tutto questo al lui non va: non sopporta i professori, non lega con i suoi compagni di scuola e non trova posto nelle comitive del collegio in cui vive. Ogni suo pensiero è problematico, ogni rapporto con l’esterno viene vissuto come una costrizione in modo conflittuale, ambivalente; critica in modo spietato e aspro il grigiore della quotidianeità, odia l’indifferenza con cui gli altri ripagano il suo disagio, la sua rabbia risponde con menzogne alle falsità proposte dal mondo degli adulti. Soltanto verso la fine del libro Holden (è quindi Salinger) sembra trovare un po’ di pace dentro di se e pare riconciliarsi con mondo nel passo: "Io, supergiù, so soltanto che sento un pò la mancanza di tutti quelli di cui ho parlato. Perfino del vecchio Stradlater e del vecchio Ackley, per esempio. Credo di sentire la mancanza perfino di quel maledetto Maurice. E' buffo. Non raccontate mai niente a nessuno. Se lo fate, finisce che sentite la mancanza di tutti."
E’ possibile cogliere tutto il senso del libro nel suo titolo originale “The Catcher in the Rye” e deriva da una strofa di una nota canzone scozzese attribuita a Robert Burns ed intitolata “Coming Through the Rye”. Eccone alcuni passi tradotti in italiano:
« Se una persona incontra una persona
Che viene attraverso la segale,
Se una persona bacia una persona
deve una persona piangere? »
Il titolo originale potrebbe essere tradotto ne "il pescatore nella segale". La poesia di Robert Burns in verità dice: "se scendi tra i campi di segale e ti viene incontro qualcuno". Holden, invece, ne opera inavvertitamente una storpiatura in uno dei passaggi più importanti del romanzo quando, interrogato dalla sorella Phoebe su cosa voglia veramente fare da grande, risponde, ispirandosi proprio alla canzone di Burns, "colui che salva i bambini, afferrandoli un attimo prima che cadano nel burrone, mentre giocano in un campo di segale". Ciò che Holden interpreta (e Salinger scrive) è quindi la cosa che gli piacerebbe fare di più: cioè salvare coloro che inavvertitamente stanno per cadere nel dirupo un attimo prima dell’irreparabile. Spiegando così la metafora e la speranza che sorregge l’intero racconto: il giovane Holden può ancora salvarsi e tramite le sue parole salvare altri adolescenti dalle brutture e dalle ipocrisie del mondo dei grandi. E Salinger ci ammonisce: se quell'assurdità e quello squallore del mondo degli adulti se non vengono affrontati nell'adolescenza (o comunque affrontati) possono portare a gesti estremi più avanti nell’età.
Con questa opera J.D.Salinger e generazioni di giovani americani sono riusciti a fare i conti con il proprio disagio. E' per questo motivo che Holden Caulfield è diventato una sorta di compagno di strada dei giovani americani e non solo.
Come avete visto volutamente non ho rivelato nulla della trama del libro lasciandovi il piacere di leggere in prima persona questo romanzo e farvi quindi una vostra personale impressione. Purtroppo il titolo italiano dell’opera non rende per nulla l’idea originale dell’autore, ma tant’è, come spesso accade nelle trasposizioni da una lingua all’altra.
I temi della “crisi e dell’anticonformismo” affrontati dal libro sono, a distanza di anni ancora di estrema attualità. L’anticonformismo a tutti i costi di chi si adatta solo a ciò che vuole e come vuole,è pericoloso: è normale essere contro tutto e tutti per qualche momento: sono normali e umani gli attimi di intolleranza verso il prossimo e verso le cose che lo circondano. Questi momenti, però, devono essere superati senza diventare la regola e la materia prima della nostra personalità.
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Jerome David Salinger
Il giovane Holden
Einaudi Editore, collana Supercoralli, 1961
Traduzione italiana: Adriana Motti
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