Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di DL4U (del 02/07/2007 @ 22:13:25, in Passions, linkato 1103 volte)
Dopo un mesetto di cura nella “beauty farm” del carrozziere di fiducia il mitico “Cinquino” è tornato a casa bello e splendente come se fosse appena uscito dalle linee di Mirafiori..Rigorosamente blu “fiat” e con cuore bicilindrico che gira come un orologio questa splendida “ragazza” del 1969 è pronta per vivere la sua nuova gioventù … Nella sezione fotografica del sito la potete apprezzare alcune veloci foto scattate dopo il suo ritorno. Clicca qui per le foto!
Di seguito, per appassionati di tecnica e non, una piccola scheda tecnica dell’auto.
Nuova Fiat 500 L
Anno di prima produzione serie “L”: 1968 Anno di produzione del mio esemplare: 1969
Prezzo (1968): 525.000 Lire
Colore: Blu Scuro n . 456 (Blu Fiat Classico)
Motore
Posteriore, 2 cilindri verticali in linea, alesaggio e corsa 66x70 mm; cilindrata totale 479 cm3, potenza massima 18 CV a 400 giri/minuto; accensione: spinterogeno; alimentazione: pompa meccanica, 1 carburatore monocorpo Weber 26 IMB1; lubrificazione: forzata con pompa ad ingranaggi (filtro centrifugo); raffreddamento ad aria forzata con termostato.
Trasmissione
Cambio meccanico a 4 marce + retromarcia; II,III, IV marcia con innesti ad imbocco rapido; trazione posteriore; rapporto di riduzione finale: 8/41
Carrozzeria
Scocca portante in lamiera di acciaio, berlina 2 porte, 4 posti (versioni D,F,L,R)
Sterzo
A vite elicoidale
Freni
Idraulici, anteriori e posteriori a tamburo; freno a mano sulle ruote posteriori
Sospensioni
Anteriori a ruote indipendenti, con ammortizzatori idraulici a balestra trasversale; posteriori a ruote indipendenti con bracci oscillanti, molle elicoidali e ammortizzatori idraulici
Ruote e pneumatici: In lamiera, pneumatici 125-12”
Dimensioni e pesi (versione L): Lunghezz a max 3025 mm peso in ordine di marcia 530 Kg
Velocita max (versione L): 95 Km/h
Di DL4U (del 09/07/2007 @ 14:48:12, in Passions, linkato 1446 volte)
Nomadi in concerto
Concerto a Verghera di Samarate (VA) Domenica 8 luglio 2007 Più di 3000 persone nel vivo ricordo di Thomas..... come sempre un evento di festa, musica, amicizia , solidarietà e impegno sociale insieme alla grande famiglia dei Nomadi...
Grazie a Danilo, Cico, Daniele, Beppe, Massimo e Sergio.... per la forza delle loro idee e della loro musica...
Ora e sempre Nomadi !
Qui le foto e i video (a breve) del concerto (qualita videocamera telefonino)
Di DL4U (del 16/07/2007 @ 11:27:55, in Passions, linkato 1334 volte)
Domenica 15 luglio 2007 nel parcheggio del centro commerciale il Gigante di Varallo Pombia (NO). (nella foto Fiat 595 Abarth)Raduno di quasi quaranta Fiat 500, e derivate Abarth e Giannini. Prima uscita pubblica del mio cinquino post cura... Ecco tutte le foto dei partecipanti...
A qualche mese di distanza dall’avvio di questo blog ritengo sia il momento di fare un piccolo punto della situazione; qualche post ora c’è, diciamo pure che forse c’è anche un minimo di “taglio personale” negli argomenti da trattare e , facendo costante opera di riordino mentale, esiste anche ad impostare una sorta di organizzazione delle diverse sezioni. Nulla di che per carità, ma in ogni modo sono abbastanza soddisfatto di quanto creato fino ad ora; certo manca una costante attenzione all’aggiornamento: ma ritengo che alla fine ciò non sia essenziale. Come nella vita reale, o uno ha qualcosa di concreto da dire e comunicare o è meglio che stia zitto e rifletta imparando ad ascoltare.. inoltre non sempre siamo disposti a “comunicare”: ci sono momenti di entusiasmo e creatività dove è facile pensare e scrivere qualcosa di sensato e ci sono volte dove si è distratti da tutto e da tutti e semplicemente non si ha né tempo né voglia di mettersi di fronte ad un foglio bianco cercando di accordare le parole scritte col pensiero.
Da un certo punto di vista ritengo che, questa distrazione dall’aggiornamento costante del blog , non sia nient’altro che il naturale rispecchiarsi della mia personalità, dei miei difetti …quindi un sincero prodotto del mio modo di essere e del mio carattere.
Come più volte dichiarato le finalità (se se così si può dire…) di questo blog sono prevalentemente personali, ovvero un modo per aiutarmi a raccogliere le idee, i pensieri, le emozioni e le esperienze che giorno per giorno segnano in positivo o in negativo la mia vita cercando di organizzarle e ordinarle evitando così che vadano disperse nel susseguirsi frenetico del tempo e della quotidianità. Una sorta di “cassetto” dove mettere via, un po’ alla volta, tutto quanto più aiutarmi a riflettere sulle cose, a ricordare i colori o i suoni dei momenti importanti o semplicemente dove riversare degli sfoghi delle frustrazioni e delle difficoltà più o meno represse.
Sarà anche che con le parole scritte mi ritengo (forse a torto…) più libero e più a mio agio nel trattare questioni di interesse personale, in ogni caso devo dire che ogni post sul blog è per me un passo avanti nel conoscermi e farmi conoscere, un piccolo mattoncino che metto nel costruire, o forse è meglio dire nell’ordinare, il mosaico di me stesso.
E ora, per concludere, veniamo alle note dolenti : - ) ovvero a chi mi legge! Date le finalità personali e gli argomenti trattati del blog, non è mio obiettivo primario coinvolgere in commenti i lettori; questo è e penso sempre sara’, un calderone dai contenuti molto vicini al mio gusto e alle mie idee … ma siccome so’ che ogni qualcuno di voi legge o si sofferma sulle mie elucubrazioni (non negatelo! Qualche volta vi ho beccato sul sito…altrimenti che ci starebbe a fare il contatore delle persone collegate in alto!!!) fatemi sentire cosa ne pensate, le vostre opinioni o i vostri pensieri. Non lasciatemi la sezione dei commenti così desolatamente vuota… se qualcosa di letto o visto in queste pagine vi ha suscitato una reazione non esitate a lasciarne una traccia… Ci conto!
p.s. : data l’ora del post vi prego di non badare troppo a errori di ortografia, battitura o semplicemente a frasi sconclusionate…
Alberto
NON DISPREZZARE
Non disprezzare il poco, il meno, il non abbastanzaL’umile, il non visto, il fioco, il silenziosoPerché quando saranno passati amori e battaglieNell’ultimo camminare, nella spoglia stanzaNon resteranno il fuoco e il sublime, il trionfo e la fanfaraMa braci, un sorso d’acqua, una parola sussurrata, una notaIl poco, il meno il non abbastanzainedito di Stefano Benni tratto da http://www.stefanobenni.it
La citazione di una breve riflessione di Stefano Benni, giornalista, scrittore e poeta bolognese.
Stefano Benni è autore di romanzi e antologie di racconti ambientati in mondi e situazioni immaginarie, caratterizzati da toni di forte satira sociale e politica. I suoi testi e il suo stile di scrittura si caratterizzano per l'ampio uso di neologismi, giochi di parole e parodie di altri stili letterari.
Tra le sue opere più famose (tutte edite da Feltrinelli): Bar Sport, La Compagnia dei Celestini, Baol, Elianto, Spiriti, Saltatempo
Racconti di apparente fantasia e solo in apparenza surreali, sono spietate critiche nei confronti delle storture della società, del costume dei nostri giorni e delle arroganze e incapacità dei politici italiani e internazionali. Ampio spazio spesso è riservato alle accuse alle lobby di potere e alle logiche perverse delle multinazionali economiche; memorabile il seguente passo di "Spiriti" (Feltrinelli, 2000): come non condividere con rabbia la critica, tragicamente attuale, contro la logica guerrafondaia e di profitto delle superpotenze (in particolare degli USA):
"... 1. Tutto ciò che un paese forte e ricco decide, intraprende e sceglie ogni giorno ha come conseguenza e necessità:
preparare la guerra coltivare la guerra prevedere la guerra accettare la guerra avere bisogno della guerra scegliere, ogni tanto, per quale guerra indignarsi e quale guerra dimenticare.
2. Arma e alleva un dittatore, se un giorno vuoi avere il merito di combatterlo.
3. Chi è più debole massacra, chi è più forte interviene.
4. Non esiste guerra tanto crudele da non scomparire appena si smette di parlarne...
5. Ogni multinazionale economica ha bisogno di invadere, sfruttare, scacciare e uccidere proprio come un esercito.
Queste parole, incise su una lastra di acciaio, erano bene in vista all'entrata del grattacielo Hacarus, e nessuno poteva entrare senza guardarle. Erano il pentalogo su cui Hacarus aveva costruito la sua fortuna, e non si vergognava certo a esporle. L'ufficio di Hacarus era al settantesimo piano, e vi si arrivava con un ascensore tappezzato di velluto nero. Hacarus si divertiva ogni tanto a rallentarlo, bloccarlo e spararlo come un missile, per godersi le reazioni attraverso una telecamera interna...."
Altre citazioni dell'Autore su WIKIQUOTE al link successivo http://it.wikiquote.org/wiki/Stefano_Benni
Di DL4U (del 22/07/2007 @ 23:49:50, in Cinema, linkato 3071 volte)
Eccoci arrivati ad un post molto importante, uno di quelli già di per sé difficili da catalogare nelle sezioni in cui ho organizzato questo blog: a rigor di logica l’ho dovuto inserire in “Cinema” , ma il cuore mi avrebbe portato ad inserirlo immediatamente nella sezione “Passions”; detto questo entriamo subito in argomento senza altre premesse. Argomento del post sarà “Il Sorpasso”, pellicola capolavoro di Dino Risi del 1962, a ragione annoverato tra i 5 film più importanti della cinematografia italiana; da più parti considerato un “cult movie” rappresentativo delle speranze, delle illusioni spesso disattese di un’epoca (gli anni 60 e il boom economico) e uno spaccato realisticamente amaro dell’ Italia del miracolo economico. I protagonisti della pellicola sono tre: un istrionico Vittorio Gassman (nei panni del cialtrone opportunista Bruno Cortona), Jean-Luis Trentignan (il riflessivo e timido Roberto Mariani) e un’automobile, la Lancia Aurelia B24 Spyder (sinuosa, prepotente e aggressiva icona di eleganza e sfrontatezza, simbolo di velocità e strumento di battaglia nel traffico per il suo pilota).
Questo trittico compone il motore del primo “road-movie” italiano, di una storia dove la strada e la velocità sono elementi chiave per dettare i ritmi frenetici nel dipanarsi della vicenda. Classificare “Il Sorpasso” come semplice commedia all’italiana è a prima analisi riduttivo e non rende bene un’idea efficace del film: “Il Sorpasso” è trasversale ad ogni classificazione; è un racconto neorealistico narrato sulla strada dai toni ora comici ora drammatici capace di digressioni psicologiche e di aspra satira sociale. La personalità di Dino Risi emerge nella capacità di ricreare situazioni talmente reali, al limite del documentario, da apparire quasi un cinegiornale dell’epoca; il regista coordina ed esalta con inquadrature e tagli ritmati delle sequenze la coralità dell’interpretazione del gruppo degli attori. A far da colonna sonora di tutto il film le musiche incalzanti di Riz Ortolani, le più celebri pezzi degli anni 60 e il chiassoso e assillante clacson dell’Aurelia di Bruno Cortona. Passiamo ora a descrivere la trama de “il Sorpasso”. Siamo a Roma nell’Italia del miracolo economico, è Ferragosto, e la città è deserta. Il film si apre con Bruno Cortona (Vittorio Gassman) al volante di una veloce Lancia Aurelia. Bruno, quarantenne vigoroso, fancazzista, cialtrone, amante della guida sportiva e delle belle donne, vaga senza meta per le strade alla ricerca di un pacchetto di sigarette e di un telefono pubblico. Per puro caso lo accoglie in casa lo studente di legge Roberto Mariani (Jean-Louis Trintignant), rimasto in città per preparare gli esami. Roberto è l’esatto opposto di Bruno: timido, onesto e afflitto da dubbi e complessi esistenziali. I due, spinti dal carattere invadente e impulsivo del Cortona, intraprendono un viaggio in auto che li porterà verso mete occasionali sempre più distanti: il ristorante sul mare, i parenti di Roberto in Toscana e la casa della ex moglie di Bruno, la spiaggia assolata del ferragosto, Viareggio. Il Roberto sarà più volte sul punto di abbandonare Bruno, ma sia il caso sia una certa inconfessabile attrazione, lo riporteranno sempre sui suoi passi, in un percorso di iniziazione alla vita reale che lo porterà al distacco dai miti adolescenziali, a conoscere l'amore ed i rapporti sociali, a fare i conti con la realtà del tempo e le disillusioni della vita. Scena dopo scena si sviluppa il motore trainante di tutto il film ovvero l'amicizia fra i due uomini, che conosciutisi per caso nell’arco di due giorni di scorribande e avventure si scoprono lentamente. Sono due figure così contrastanti da scoprire di aver bisogno l'una dell'altra per esistere, sono lo specchio di una società che sta vivendo il boom economico visto da due angolazioni diverse non necessariamente negative nè positive. La cavalcata dei due protagonisti si conclude tragicamente durante l’ennesimo, azzardato sorpasso in un tratto di strada tortuoso verso Viareggio; in un tragico incidente Roberto perde la vita a bordo dell’auto mentre Bruno si salva gettandosi fuori dall’abitacolo a all’ultimo. Solo qualche istante prima dell’epilogo Roberto sente che il suo percorso iniziazione è terminato e per la prima volta riesce a mettere da una parte tutte le sue inibizioni in un urlo spontaneo e liberatorio.
Senza fine le gag e le citazioni memorabili estrapolabili dal film: le tombe etrusche, il monte Fumaiolo, il dialogo con l'agente bolognese, Garcia Lorca, Antonioni, la macchietta del domestico “Occhiofino”, Sofia Loren, il vecchio che arranca, BiPi. Istrionico e sboccato Bruno è puro istinto e riserva un commento molto personale per tutto. La donna con la gamba ingessata, i vecchi della festa paesana, e in tutte le frasi di Bruno, "che c'hai una sigaretta" su tutte, le sue battute, la sua visione del mondo , forse non condivisibile, ma spassosa. Il carattere di Bruno emerge nelle citazioni seguenti:
- Bruno: Chi è ‘sta cicciona? Roberto: E’ mia mamma … Bruno: Ah perbacco, bella donna!
- 'Sti sozzoni! L'appuntamento era alle 11:00 e a mezzogiorno già so annati via. (Bruno Cortona)
- Non habemus crikke! Desolamus! (Bruno Cortona risponde alla richiesta di aiuto che alcuni sacerdoti stranieri, rimasti con una gomma a terra, gli avevano rivolto in latino)
- Pe' guidà è importante la posizione delle mani sur volante. Quattroruote consija le 3 meno venti, io preferisco le mezzogiorno e un quarto. (Bruno Cortona)
- Bibi? Ma che e', 'n pechinese? (Bruno Cortona - riferendosi al nomignolo con cui la figlia chiama il suo fidanzato ultracinquantenne).
- Pare na cosa da niente... invece... ahò... c'è tutto: la solitudine, l'incomunicabilità... e poi quell'altra cosa, quella che va de moda oggi... l'alienazione, come nei film di Antonioni. (Bruno Cortona parla di una canzone di Modugno)
Scheda del film:
Titolo: Il Sorpasso ( “The Easy Life” nel doppiaggio inglese)
Anno: 1962
Genere: Commedia drammatica
Regia: Dino Risi
Soggetto: Dino Risi, Ettore Scola
Sceneggiatura: Dino Risi, Ettore Scola, Ruggero Maccari
Attori principali: Vittorio Gassman, Catherine Spaak, Jean-Louis Trintignant, Claudio Gora, Luciana Angiolillo, Linda Sini, Franca Polesello, Lilly Darelli, Mila Stanic
Produttore: Mario Cecchi Gori
Fotografia: Alfio Contini
Scenografia: Ugo Pericoli
Montaggio: Maurizio Lucidi
Musiche: Riz Ortolani
Durata: 105 min B/N
Riconoscimenti: un David di Donatello a Gassman come miglior attore
Curiosità (da Wikipedia)
- Originariamente il soggetto era stato scritto per Alberto Sordi nel ruolo di Bruno Cortona. La produzione passò poi a Mario Cecchi Gori he spinse per affidare il ruolo del protagonista a Vittorio Gassman. A quel tempo Alberto Sordi aveva un'esclusiva con Dino De Laurentiis.
- Risi aveva pensato a due finali differenti. Rispetto a quello che poi venne effettivamente realizzato doveva esserne girato un altro, in cui Roberto, esasperato, uccide Bruno, ma l'idea non ebbe un seguito per problemi economici.
- Il film uscì negli USA con il titolo The Easy Life. Dennis Hopper il regista di Easy Rider si è ispirato a Il Sorpasso per scrivere il suo soggetto considerato il capolavoro (nonché il capostipite) dei film on the road.
Un film emozionante, veloce, divertente e drammatico capace di suscitare emozioni ogni volta che lo si rivede. Un concentrato di temi sociali e psicologici con cui confrontarsi continuamente durante la visione della pellicola. Un capolavoro costruito sul costante contrasto tra il personaggio di Bruno interpretato alla perfezione da Gassman cialtrone, esuberante, spassoso e Roberto (Trintignant) giovane studente, serio, timido, rispettoso. Una buona parte di noi si rivede in Roberto in più di una situazione del film, nei suoi complessi schemi mentali e nelle sue paure e nelle sue timidezze e vorrebbe incontrare un ciclone come Bruno capace di sconvolgergli la vita in capo ad un week-end. Chi come Roberto è costretto negli schemi quotidiani della vita e della mente è fatalmente attratto da Bruno, lo vorrebbe prendere a modello, ma poi si cade nella cruda realtà quando alla fine del film succede il dramma. Un ritmo che non annoia mai, sempre divertente che fa riflettere, commuovere, pensare semplicemente un film perfetto in ogni sua parte. Un ritratto tragicomico dell’Italia del boom che ciascuno di noi dovrebbe vedere e rivedere; osservando “il Sorpasso” con un occhio attento come non rivedere temi, personaggi e scene poi riproposte in altri film italiani e internazionali; quali? Tra i tanti “Easy Rider” di Dennis Hopper, “Un Sacco Bello” di Carlo Verdone.
Ex moglie di Bruno: "Lo conosce bene lei Bruno?" Roberto: "No, ci siamo incontrati stamattina". Ex moglie di Bruno: "Allora lo conosce bene: la prima impressione che si ha di lui è quella giusta".
Un veloce e breve post per rivolgere un sentito ringraziamento a Pier che, raccogliendo quella che giustamente ha definito "mia provocazione", ha voluto lasciare più di un segno del suo passaggio su blog.
Spero il suo gesto faccia da apripista per tutti coloro che leggono queste pagine e che vogliono partecipare attivamente commentando i post e gli argomenti trattati.
Onestamente fa piacere poter condividere con voi impressioni, idee e pareri sfruttando questo canale molto alternativo capace di superare ogni tipo di ostacolo (sia esso di distanza, o di tempo o di semplice riservatezza).
Ancora un grazie di cuore Pier! E non appena partirete in forma definitiva ricambierò sul tuo nuovo blog..contaci!
Saluti.. e... aspetto gli altri!
Alberto
Di DL4U (del 30/07/2007 @ 00:02:24, in Cinema, linkato 1134 volte)
Dopo una breve sosta, riprendiamo il discorso all’incirca da dove l’avevamo lasciato ovvero da un post dedicato ad un film. Questa volta però non parleremo di un classico, ma di un film relativamente recente (anno 2005) che comunque ha in comune con gli altri il tratto neorealistico. Come per “il Sorpasso” il tema del film è trasversale ad altre categorie del blog (in particolare con la sezione “My Seventies”), ma ovviamente la logica lo porta ad essere un nuovo ramo dell’area “Cinema”.
Oggetto del post sarà il film “Romanzo Criminale” di Michele Placido uscito nelle sale nel 2005. La pellicola è tratta dall’ omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo edito da Einaudi nel 2002. Nel suo libro, De Cataldo, magistrato e giudice della Corte d’Assise di Roma, descrive le vicende della cosidetta "Banda della Magliana", tristemente nota come una delle piu' potenti organizzazioni criminali della storia italiana recente, attiva a Roma e poi in Italia dal 1977 al 1992, motore dei piu' efferati e diversi delitti: omicidi, sequestri, traffico di stupefacenti, favoreggiamenti mafiosi sino a veri o presunti coinvolgimenti nel rapimento di Aldo Moro e nella strage di Bologna del 2 agosto 1980.
Dalle poche righe precedenti, è intuibile la ragione per cui scriverò di questo argomento: pur riconoscendo spesso interpretazioni dei fatti e dei personaggi forzatamente romanzate per l’uso cinematografico, sono da sempre fortemente interessato a tutte quelle espressioni del recente cinema italiano dedicate alla narrazione e alla ricostruzione dei periodi e dei fatti della storia italiana recente (dagli anni 60 sino ad oggi). Nonostante, come detto, queste opere abbiano frequentemente alcune lacune sotto il profilo strettamente storiografico e siano soggette alle inflessioni interpretative legate alle tendenze socio-culturali degli autori, sono a mio avviso comunque da premiare come tentativi (spesso comunque ben confezionati) di ricostruzione e approfondimento della nostra storia recente colmando di fatto un vuoto formativo spesso presente nelle nuove generazioni (alzi la mano chi di noi, a scuola e negli studi di storia , ha affrontato qualche evento successivo al prima metà del novecento). Un chiaro esempio di quanto detto, degno a mio avviso di lode e citazione nonostante tutto, è l’epopea narrata da “La Meglio Gioventù” di Marco Tullio Giordana, film del 2003, che ripercorre attraverso le vicende della famiglia Carati quarant’anni di storia italiana dall’alluvione di Firenze del ’66 sino ai giorni di tangentopoli e delle stragi di Capaci e Via d’Amelio. Per completezza di informazione è necessario ricordare che alcuni nomi dietro e davanti alle macchine da presa del film di Michele Placido sono presenti anche nell’opera di Giordana (su tutti gli sceneggiatori Rulli e Petraglia e Jasmine Trinca, attrice giovane di chiaro talento, già Nastro d’Argento nel 2004).
Torniamo a “Romanzo Criminale” addentrandoci un po’ di più nella trama del film. Roma anni Settanta. Tre ragazzi , Libano (PierFrancesco Favino), il Freddo (Kim Rossi Stuart) e il Dandi (Claudio Santamaria), tutti appartenenti alla piccola mala romana e amici sin dall’infanzia. con l'aiuto di un gruppo improvvisato di altri delinquenti, tra cui il Nero (Riccardo Scamarcio), un nazista che si sente l'ultimo samurai, sequestrano e sopprimono brutalmente un ricco possidente (il Barone Rosellini interpretato da Franco Interlenghi).
Invece di spartire subito i soldi, Libano propone a tutti i componenti del gruppo di formare una banda, e di investire nel traffico nel business dell'eroina. In breve tempo nasce così un'organizzazione lucida e spietata che si sbarazza di tutti i rivali e impone in tutta Roma la sua legge criminale, che estende il proprio giro d’affari anche alla prostituzione al gioco d’azzardo e che si allea con la Mafia e si guadagna la protezione di quegli uomini senza volto a cui lo Stato affida i lavori sporchi (questi ultimi rappresentati nel film dal misterioso Dottor Carenza alias Gianmarco Tognazzi) .
Da questo momento le cronache cominceranno a scrivere della cosidetta “Banda della Magliana”, che metterà a ferro e fuoco la città e le cui vicende si intrecceranno con gli avvenimenti più misteriosi della storia d’ Italia per oltre 25 anni, tra cui l'omicidio di Aldo Moro e la strage alla stazione di Bologna.
Siamo nel periodo del terrorismo: la polizia è spesso distratta da altre vicende. Il commissario Scialoja (Stefano Accorsi) è l’unico ad interessarsi al caso e a tentare di sgominare la Banda. La sua attività è però spesso osteggiata da superiori e frange deviate dello Stato. Nelle sue indagini intreccia un'ambigua relazione con Patrizia (Anna Mouglalis), una prostituta, già donna del Dandi.
Più la ferocia e l’importanza della banda cresce più si fanno ambiziose le mire di Libano (leader del gruppo); nel contempo il Freddo si innamora dell'innocente Roberta (Jasmine Trinca), ragazza semplice e pulita lontana dalle donne dei bordelli che di solito è abituato a frequentare, con la quale vorrebbe ritirarsi, disgustato dalla connivenza con la mafia e i politici. Poco tempo dopo però Libano, viene accoltellato per un debito di gioco: il Freddo e il Dandi si riuniscono per vendicare l'amico aprendo così un secondo tempo del film.La morte del capo carismatico segna comunque l'inizio della fine: incastrata da un delatore, il Sorcio, tutta la banda viene arrestata (meno Dandi e Nero, protetti dalle alte amicizie) : la polizia trova il Freddo, processo lo condanna a trent'anni. Roberta, sconvolta e tradita dall'uomo che amava e del quale si era fidata, lo abbandona per quattro lunghi anni, ma non lo dimentica. Ritorna, e per lei il Freddo e' disposto a tutto: crede all'amico Dandi che lo convince ad iniettarsi una provetta contenente del sangue "fintamente" infetto, fornitagli da un medico corrotto, per riuscire ad uscire dal carcere e a curarsi. Ma Dandi ha come unico scopo l’eliminazione del Freddo e la testa della Banda: per evitare che rivelazioni pericolose permettano alla polizia di trovarlo, il sangue e' davvero malato, il Freddo puo' uscire, ma e' ignaro che il suo destino è già segnato. Il Freddo ripara in Francia con Roberta sino alla sua improvvisa e tragica morte. Terzo tempo: il periodo del Dandi. La banda è ormai divisa ed iniziano i regolamenti di conti interni che porteranno ad un lungo bagno di sangue. Uno ad uno i componenti scompariranno, inghiottiti dagli stessi pericolosi giochi di potere di cui erano stati creatori.
Scheda del film (da Wikipedia):
Titolo originale: Romanzo criminale
Paese: Italia, Francia, Gran Bretagna
Anno: 2005 Durata: 152'
Genere: noir, poliziesco, drammatico
Regia: Michele Placido
Soggetto: Giancarlo De Cataldo (romanzo)
Sceneggiatura: Giancarlo De Cataldo, Sandro Petraglia, Stefano Rulli
Attori:
Pierfrancesco Favino: Il Libanese,Kim Rossi Stuart: Il Freddo,Claudio Santamaria: Dandi,Stefano Accorsi: Commissario Scialoja, Riccardo Scamarcio: Il Nero,Jasmine Trinca: Roberta, Anna Mouglalis: Patrizia, Roberto Brunetti: Aldo Buffoni, Antonello Fassari: Ciro Buffoni, Elio Germano: Il Sorcio,Francesco Venditti: Bufalo,Giorgio Careccia: Fierolocchio,Leslie Csuth: il Francese,Luigi Angelillo: Zio Carlo, Giorgio Sgobbi: Avv. Vasta, Gianmarco Tognazzi: Carenza,Franco Interlenghi: Barone Rosellini
Fotografia: Luca Bigazzi
Montaggio: Esmeralda Calabria
Effetti speciali: Claudio Napoli
Musiche: Paolo Buonvino
Scenografia: Paola Comencini
Riconoscimenti:
8 David di Donatello 2006: "miglior sceneggiatura", "miglior attore non protagonista" (a Pierfrancesco Favino), "miglior direttore della fotografia", "miglior scenografo", "migliore costumista", "miglior montatore", "migliori effetti speciali visivi", "Premio David Giovani"
Centocinquanta minuti di storia italiana narrata con un ritmo per la maggior parte del tempo serrato ben rappresentando i fatti, i toni e le ambientazioni della Roma e dell’Italia di quegli anni. Rabbia, violenza, povertà e cinismo, ricchezza, potere e disastro: nella vicenda di “Romanzo Criminale” c’è tutto e il contrario di tutto. Senza pretese di dare una ricostruzione esatta dei fatti della Banda della Magliana (come del resto anche il romanzo di De Cataldo da cui il film è tratto) la pellicola però dà un'interpretazione crudele e rischiosa di quest'epopea criminale semplicemente attraverso il racconto delle vicende dei suoi protagonisti. Per certi versi forzato nella narrazione, per altri quasi pasoliniano nella sua cruda rappresentazione della realtà della vicenda umana di questi “ragazzi di vita”, il racconto corre qualche volta il rischio di connotare i protagonisti negativi come eroi moderni, ma rimane comunque uno specchio fedele di quelle vicende e delle tensioni dell’Italia del tempo. A dar maggiore spessore all’intero film c’è inoltre un cast e' eccezionale: Pier Francesco Savino (su tutti il migliore, a buon diritto uno dei migliori attori del panorama cinematorgrafico attuale), Kim Rossi Stuart, Claudio Santamaria, Stefano Accorsi (un po’ sopra le righe come sempre), la francese Anna Mouglalis, la giovanissima Jasmine Trinca (meravigliosa e già apprezzata ne "La meglio gioventu'’) e Riccardo Scamarcio. Di rilievo la regia di Placido (che si riserva anche un cameo nel film interpretando il padre del Freddo nella scena dell’ospedale), capace di imprimere al film un andamento che lascia col fiato sospeso fino alla fine scandito da una colonna sonora (musiche di Paolo Buonvino) che riporta indietro a quegli anni difficili ma sempre affascinanti (memorabile l’apertura sulla base di “Io ho in mente te” dell'Equipe 84).
Cliccate sul link seguente per un collage filmato di immagini dal film...
http://it.youtube.com/watch?v=nXNbC_mLT6o
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