Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
«La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla»
(da Vivere per raccontarla di Gabriel García Márquez) ...
... devo leggere Cent'anni di solitudine ...
Paris at night
"Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notteIl primo per vederti tutto il visoIl secondo per vederti gli occhiL'ultimo per vedere la tua boccaE tutto il buio per ricordarmi queste coseMentre ti stringo fra le braccia."(Jacques Prevert - Parole - 1946)
Forse una delle più note poesie di Prevert.. L'ho conosciuta per caso e subito mi è piaciuta...
"Is è mo laoch, mo ghile mear Is è mo Shaesar ghile mear Ni fhuras fein aon tsuan as sean o chuaigh i gcein mo ghile mear " (*) Addio, addio e un bicchiere levato al cielo d'Irlanda e alle nuvole gonfie. Un nodo alla gola ed un ultimo sguardo alla vecchia Liffey e alle strade del porto. Un sorso di birra per le verdi brughiere e un altro ai mocciosi coperti di fango, e un brindisi anche agli gnomi a alle fate, ai folletti che corrono sulle tue strade. Hai i fianchi robusti di una vecchia signora e i modi un po' rudi della gente di mare, ti trascini tra fango, sudore e risate e la puzza di alcool nelle notti d'estate. Un vecchio compagno ti segue paziente, il mare si sdraia fedele ai tuoi piedi, ti culla leggero nelle sere d'inverno, ti riporta le voci degli amanti di ieri. E' in un giorno di pioggia che ti ho conosciuta, il vento dell'ovest rideva gentile e in un giorno di pioggia ho imparato ad amarti mi hai preso per mano portandomi via. Hai occhi di ghiaccio ed un cuore di terra, hai il passo pesante di un vecchio ubriacone, ti chiudi a sognare nelle notti d'inverno e ti copri di rosso e fiorisci d'estate. I tuoi esuli parlano lingue straniere, si addormentano soli sognando i tuoi cieli, si ritrovano persi in paesi lontani a cantare una terra di profughi e santi. E' in un giorno di pioggia che ti ho conosciuta, il vento dell'ovest rideva gentile e in un giorno di pioggia ho imparato ad amarti mi hai preso per mano portandomi via. E in un giorno di pioggia ti rivedrò ancora e potrò consolare i tuoi occhi bagnati. In un giorno di pioggia saremo vicini, balleremo leggeri sull'aria di un Reel.
In Un Giorno Di Pioggia - Riportando tutto a casa (1994) - Modena City Ramblers
**********************************************(*) "Lui è il mio eroe, il mio amore, Lui è il mio cesare, il mio amore, Non ho trovato felicità o riposo, da quando il mio amore è partito"Tradotto dal gaelico - intro estratta da "Mo Ghile Mear" di Seán Clarach MacDomhnaill
Dedico questo monologo di Albanese al simpaticissimo ometto che ieri ha deciso di disintegrarmi il finestrino dell' auto, mi ha fregato un po' di roba e mi ha permesso di provare l'emozione di un viaggio di ritorno in autostrada praticamente in cabriolet...
....meglio prenderla con filosofia ....
La Maledizione di Alex Drastico (monologo di Antonio Albanese)
Avevo l'altra mia passione, il mio motorino Rollerball. Sono abbastanza inkazzato, non c'è più.me l'hanno fregato. Mi ricordo era una bella giornata. Volevo festeggiare. Mi sveglio come tutti i pomeriggi tranquillo. Mangio, esco, scendo le scale, arrivo sotto : Niente, non c'è niente! Dove di solito c'è posteggiato il mio motorino: il Nulla, Vuoto, Deserto. Ho pensato: "Ma chi? ma come? ma chi cazzo!" M'hanno fregato il mio motorino!!! Ora listen to me :
Se non avessi la certezza di essere continuamente e regolarmente schivato dalla fortuna giuro il Signore che spererei che tra di voi ci fosse il ladro, così che possa sentire di persona quanto ho da dirgli: «Cornuto! Sappi che quello è il mio motorino. Tu puoi nasconderlo, puoi riverniciarlo, puoi raschiare il telaio, puoi venderlo e tenerlo, puoi truccarlo, puoi lavarlo, puoi farci ciò che vuoi, ma resta sempre il mio motorino e a ricordartelo saranno le mie maledizioni. Le maledizioni che si attaccheranno al telaio del mio motorino, sul manubrio e sotto la sella, nel fanale anteriore e in quello posteriore cosicché si spenga in una notte tutta buia mentre incroci un grosso Tir guidato da un camionista ubriaco, morto di sonno e per di più inglese e che per questo tiene la sinistra. Nei freni che ti si staccheranno all'improvviso, quando ti accorgerai che la macchina davanti a te ha inchiodato e una volta compresso e schiacciato nel suo bagagliaio ti sorgerà il tremendo dubbio che qualcuno ti abbia mal detto, maledetto sono io che ti maledico te e tutta la specie di ladruncoli viscidi e infami. Le maledizioni si attaccheranno al sellino che salterà via mentre stai salendo al volo e un ferro nel culo ti insegnerà a non mettere più il naso tra i cazzi miei. Si attaccheranno alle ruote che scoppieranno quando stai andando a forte velocità su uno stretto ponticello all'altezza di trecento metri, dove non ci sono muretti ai lati, non ci sono guardrail e a mezz'aria prima di sfracellarti al suolo rimpiangerai amaramente di aver fregato il motorino ad Alex Drastico. In più prego madre natura di infradiciarti di emorroidi, di farti sputare sangue alla mattina appena alzato, di spappolarti gradualmente il fegato, di farti dono di un verme solitario che ti riempia la pancia, di darti emicranie continue e nausea dirompente, due carie per ogni dente, un raffreddore perpetuo, una ciste gigante proprio in punta al naso, di farti sordo, muto ma non per sempre: che la voce ti venga sporadicamente e per pochi secondi, nei quali tu spari cazzate immani. Ti accechi un occhio e ti renda daltonico l'altro, ti doti di un olfatto dove ovunque tu percepisca solo odore di merda, faccia sì che le tue ascelle si impregnino di puzzo di aringhe affumicate, i piedi di gorgonzola e l'alito di totani, che ti doti di una gobba e se già ce l 'hai che in questo caso te l'accentui, tanto che l'unica cosa che tu riesca a veder siano i tuoi coglioni, ti faccia cadere tutti i capelli e se già sei calvo ti riempia il cranio di squame. La gamba destra ti si cancrenizzi e quella sinistra ti diventi zoppa. Le gambe ti si atrofizzino e l'impotenza ti invada l'uccello; che uno stormo di piccioni incazzati ti scambi per l'assessore all'ecologia riempiendoti integralmente di scacazzate cosicché tu debba scappare con il mio motorino però ingolfato di merda. E infine, dulcis in fundo, un bell'ictus cerebrale con paresi totale si aggiunga a compimento di quello che voglio che sia il tuo bel regalo di quest' anno». «Buon Anno, Cornuto!»
Because the night
Patti Smith
(1978)
"Take me now baby here as I am pull me close, try and understand desire is hunger is the fire I breathe love is a banquet on which we feed come on now try and understand the way I feel when I'm in your hands take my hand come undercover they can't hurt you now, can't hurt you now, can't hurt you now because the night belongs to lovers because the night belongs to lust because the night belongs to lovers because the night belongs to us have I doubt when I'm alone love is a ring, the telephone love is an angel disguised as lust here in our bed until the morning comes come on now try and understand the way I feel under your command take my hand as the sun descends they can't touch you now, can't touch you now, can't touch you now because the night belongs to lovers ... with love we sleep with doubt the vicious circle turn and burns without you I cannot live forgive, the yearning burning I believe it's time, too real to feel so touch me now, touch me now, touch me now because the night belongs to lovers ... because tonight there are two lovers if we believe in the night we trust because tonight there are two lovers ..."
Il gabbiano Jonathan Livingston(foto: un gabbiano a pelo d'acqua sul Ticino)
Jonathan Livingstone è un gabbiano diverso da tutti gli altri che compongono lo Stormo Buonappetito.
Per la maggior parte dei sui compagni, la vita di un gabbiano è essenzialmente una continua, meccanica ed insulsa ricerca del cibo; l'unico loro obiettivo è il semplice sopravvivere ai morsi della fame. Ma Jonathan non è come gli altri: sente in sè il desiderio di libertà, di rompere le vuote regole dello Stormo e di una vita fatta di solo di quel poco necessario per sfamarsi ogni giorno. Jonathan cerca la libertà attraverso la ricerca della perfezione del volo. Le difficoltà e gli ostacoli; la volontà di migliorarsi; superare i propri limiti con coraggio e tenacia; la diffidenza e i pregiudizi dei suoi compagni di stormo che giungono al punto di escluderlo dal gruppo con il marchio di Reietto. Nessuna di queste ragioni scoraggia Jonathan nella sua ricerca del volo perfetto, nella sua tensione verso la libertà.
Lontano dallo stormo, Jonathan incontra due gabbiani dal volo perfetto; questi due nuovi compagni gli svelano la forma del volo più elevata, quella che permette di raggiungere in modo istantaneo ogni luogo o meta desiderata. Provata questa esperienza è giunto per Jonathan il momento di tornare nel suo stormo per aiutare e spronare gli altri suoi compagni nella ricerca del vero amore per il volo.
Saranno pochi i compagni che lo seguiranno; ai chi avrà la constanza e la forza di seguirlo, Joh insegnerà ad amare tanto il volo da perdonare i torti subiti (e chi li ha praticati) e ad affrontare con estremo coraggio le difficoltà di una vita sempre tesa alla ricerca della libertà.
"... bisogna esercitarsi a discernere il vero gabbiano, a vedere la bontà che c'è in ognuno, e aiutarli a scoprirla da se stessi, in se stessi. È questo che lo intendo per amore..."
Imparare, apprendere e migliorarsi nonostante tutto. Tutto questo per farsì che il mondo intorno a noi, e in ultima analisi la nostra esistenza, non sia mai identica e monotonamente uguale a sè stessa, ma anzi un costante e intenso viaggio di ricerca, di crescita e miglioramento finalizzato al raggiungimento della piena libertà di volare.... intenso, profondo e spirituale da leggere e rileggere d'un fiato.
Il Gabbiano Jonathan Livingstone (Romanzo) Richard Bach Ed. BUR - Biblioteca Universale Rizzoli - 1977
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Ed ecco tutto lo spirito di Jonathan Livingstone racchiuso nella canzone "Libertà di volare" - I Nomadi (Album "Nomadi Quaranta" -2003)
"Vivi, corri per qualcosa, corri per un motivo… Che sia la libertà di volare o solo di sentirsi vivo… Corri per qualcosa, corri per un motivo… Che sia la libertà di volare o solo per sentirsi vivo…"
Chi muore (Ode alla vita) _____________________________________________
"Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine,ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,chi non cambia la marcia, chi non rischiae cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.Lentamente muore chi fa della televisione il suo guru.Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisceil nero su bianco e i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni,proprio quelle che fanno brillare gli occhi,quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro,chi non rischia la certezza per l'incertezza,per inseguire un sogno,chi non si permette almeno una volta nella vitadi fuggire ai consigli sensati.Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica,chi non trova la grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare.Muore lentamente chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce .Evitiamo la morte a piccole dosi,ricordando sempre che essere vivirichiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità."Pablo Neruda
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Di DL4U (del 14/05/2007 @ 09:35:27, in Cinema, linkato 1041 volte)
Volver - Tornare (2006)
Un film di Pedro Almodóvar. Con Penelope Cruz, Carmen Maura, Lola Due, Blanca Portillo, Yohana Cobo, Chus Lampreave, Leandro Rivera. Genere Drammatico, colore, 120 minuti. Produzione Spagna 2006.
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VOLVER
"Yo adivino el parpadeo De las luces que a lo lejos Van marcando mi retorno… Son las mismas que alumbraron Con sus palidos reflejos Hondas horas de dolor..
Y aunque no quise el regreso, Siempre se vuelve al primer amor.. La vieja calle donde el eco dijo Tuya es su vida, tuyo es su querer, Bajo el burlon mirar de las estrellas Que con indiferencia hoy me ven volver…
Volver… con la frente marchita, Las nieves del tiempo platearon mi sien… Sentir… que es un soplo la vida, Que veinte anos no es nada, Que febril la mirada, errante en las sombras, Te busca y te nombra. Vivir… con el alma aferrada A un dulce recuerdo Que lloro otra vez…
Tengo miedo del encuentro Con el pasado que vuelve A enfrentarse con mi vida… Tengo miedo de las noches Que pobladas de recuerdos Encadenan mi sonar…
Pero el viajero que huye Tarde o temprano detiene su andar… Y aunque el olvido, que todo destruye, Haya matado mi vieja ilusion, Guardo escondida una esperanza humilde Que es toda la fortuna de mi corazon.
Volver… con la frente marchita, Las nieves del tiempo platearon mi sien… Sentir… que es un soplo la vida, Que veinte anos no es nada, Que febril la mirada, errante en las sombras, Te busca y te nombra. Vivir… con el alma aferrada A un dulce recuerdo Que lloro otra vez…" |
TORNARE
"Io indovino lo sbattere delle palpebre delle luci che in lontananza sottolineano il mio ritorno… sono le stesse che illumirarono con il loro pallidi riflessi ore profonde di dolore…
E anche se non ho voluto il ritorno sempre si ritorna al primo amore… La strada vecchia dove l’eco disse tua è la sua vita, tuo è il suo amare, sotto lo sguardo beffardo delle stelle che con indifferenza oggi mi vedono ritornare…
Ritornare…con la fronte appassita, le nevi del tempo argentarono la mia tempia… Sentire…che è un attimo la vita, che 20 anni non sono niente che febbrile lo sguardo, errante nelle ombre, ti cerca e ti nomina Vivere…con l’anima aggrappata a un dolce ricordo che piango un’altra volta…
Ho paura dell’incontro con il passato che ritorna ad affrontare la mia vita… Ho paura delle notti che popolate di ricordi incatenano il mio sognare…
Però il viaggiatore che fugge prima o poi arresta il suo andare… E anche se il dimenticare, che tutto distrugge, avesse ucciso la mia vecchia illusione, guardo nascosta una speranza umile che è tutta la fortuna del mio cuore.
Ritornare…con la fronte appassita, le nevi del tempo che argentarono la mia tempia… Sentire…che è un attimo la vita, che 20 anni non sono niente che febbrile lo sguardo, errante nelle ombre, ti cerca e ti nomina Vivere…con l’anima aggrappata a un dolce ricordo che piango un’altra volta…" |
Everybody hurts (Tutti soffrono)
R.E.M. - Automatic for the people - 1992
When the day is long and the night, the night is yours alone, When you're sure you've had enough of this life, well hang on
Don't let yourself go, everybody cries and everybody hurts sometimes Sometimes everything is wrong.
Now it's time to sing along When your day is night alone,
(hold on, hold on)
If you feel like letting go, (hold on) When you think you've had too much of this life, well hang on
'Cause everybody hurts. Take comfort in your friends
Everybody hurts. Don't throw your hand. Oh, no. Don't throw your hand
If you feel like you're alone, no, no, no, you are not alone
If you're on your own in this life, the days and nights are long, When you think you've had too much of this life to hang on
Well, everybody hurts sometimes, Everybody cries. And everybody hurts sometimes And everybody hurts sometimes. So, hold on, hold on Hold on, hold on, hold on, hold on, hold on, hold on
Everybody hurts. You are not alone
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Quando il giorno e' lungo e la notte, la notte e solo tua,
Quando sei sicuro che ne hai avuto abbastanza di questa vita, resisti Non lasciarti andare, tutti piangono e tutti soffrono a volte
A volte tutto è sbagliato. Ora è tempo di cantare insieme
Quando il tuo giorno è notte, e sei solo (resisti,resisti)
Se ti senti come se stessi andando via (resisti,resisti)
Quando pensi di averne avuto abbastanza di questa vita, resisti
Tutti soffrono. Trova consolazione nei tuoi amici Tutti soffrono. Non rovesciare la tua mano. oh no. Non rovesciare la tua mano
Se senti di essere solo, no,no,no, non sei solo
Se sei solo in questa vita, I giorni e le notti sono lunghe.
Quando pensi di averne avuto abbastanza di questa vita da sopportare, beh,tutti soffrono a volte.
Tutti piangono. E tutti soffrono a volte. E tutti soffrono a volte. Allora,resisti,resisti resisti.resisti, resisti,resisti,resisti
Tutti soffrono, non sei solo |
"Everybody hurts" è sicuramente una delle più intese canzoni di "Automatic for the people", album del 1992 dei R.E.M. ; quasi una poesia soul, intepretata dall'inconfondibile voce del leader del gruppo Michael Stripe, contornata da sonorità mininali adatte ad accompagnare l'incalzare del testo. La canzone ha come tema l'incitazione ad uscire dalle spinte depressive e autodistruttive e può essere vista come il complemento di un'altra canzone ("Try not to breathe") presente nello stesso album.
La sigla R.E.M. (da leggersi "ar-i-em") è l'acronimo con cui si descrive la fase del sonno dove tipicamente le persone tendono a sognare, identificabile spesso con un rapido movimento degli occhi (dall'inglese "Rapid Eye Movement"). "Automatic For The People" è l'album più cupo e profondo della discografia dei R.E.M. Dominato dall'ansia di vivere e dalla paura della morte, il disco ha ovunque toni soffusi, quasi da camera, che portano in molti casi la firma di John Paul Jones dei Led Zeppelin e apre la fase più riflessiva e intimistica dell'intera produzione del gruppo americano.
Come molte persone nate negli anni settanta sono sfacciatamente orgoglioso di essere nato in quel decennio. Inoltre l’essere nato per poche ore nel 1977 anziché nel 1978 mi lega ancor di più a quel periodo quasi come se in una lotta contro il tempo avessi voluto strappare l’ultimo biglietto disponibile per quell’anno. Sarà la relativa singolarità della data ma i cosiddetti cosiddetti “anni settanta” soprattutto analizzati dal punto di vista della storia e dello società italiana, hanno sempre suscitato in me un profondo interesse.L’obiezione che mi si più muovere è semplice e ampiamente prevedibile: di quegli anni, non posso dire di aver vissuto nulla in prima persona, ma è innegabile il fascino sottile e perverso che quel decennio emana per ogni persona anche solo vagamente curiosa di capire le proprie origini o il contesto in cui la propria vita ha preso le mosse.
Milano - Scontri armati per le vie della città
Guardate la foto pubblicata sopra; in questa immagine c’è tutta la sintesi di quel periodo. Milano, centro città. Un ragazzo spara ad altezza uomo durante uno dei tanti scontri tra le tante e opposte fazioni in cui l’Italia ancora si divide e si spacca continuamente su tutto: comunisti e fascisti, forze dell’ordine e movimenti studenteschi e operai, sindacati e padroni, cattolici e laici. Sono gli anni in cui in cui si assiste alla fine delle illusioni del boom degli anni sessanta e il progressivo estremizzarsi delle idee movimenti del ’68, e si prepara il contesto storico dove poi si formeranno i fatti e le mille sfaccettature storiche e sociali, i drammi e le paure degli anni settanta.
Sono ancora negli occhi di tutti noi, più o meno trentenni di oggi, le immagini di quel periodo: da lì e da quei fatti, da quel clima di precarietà e paura forse derivano le tante contraddizioni della nostra generazione; un decennio di cruda realtà e di caduta degli angeli tra i due cuscinetti di onirica illusione degli anni sessanta (dove il relativo benessere economico diffuso giustificava una certa euforia e spensieratezza) e degli anni ottanta (da me, come da molti , ritenuto un po’ un periodo “sintetico” , artefatto sotto diversi punti di vista). Racconterò gli anni settanta per come li ho letti, per come li ho visti in immagini pubbliche e personali e dell’epoca, per come li ho ascoltati nella musica e scrutati nella tv e nel cinema di quel tempo. “My Seventies” : a partire naturalmente dal mio anno di nascita. Il 1977. Un anno ricco di eventi e fatti, in Italia e nel mondo, forse tra i più significativi dell’intero decennio. L’Italia è nel pieno degli anni di piombo: sono alle spalle le stragi di Piazza Fontana a Milano (1969), di Piazza della Loggia a Brescia e del treno Italicus (1974), le Brigate Rosse preparano il tragico rapimento di Aldo Moro che metteranno in atto nel ‘78 ed da lì a poco un vile e atroce boato sventrerà la stazione di Bologna (sabato, 2 agosto 1980) in un tranquillo giorno d’estate portandosi con sé la vita di 85 persone.
La prima pagina del Corriere della sera il giorno dopo Piazza Fontana
Il paese è percorso da una sensazione di precarietà dovuta all’instabile situazione politica, economica e sociale e sente quotidianamente tutto il peso della tragicità degli eventi che ormai si susseguono con impressionante regolarità nella cronaca di tutti i giorni.
L’anno inizia in pieno sin da gennaio: a Catanzaro si apre il processo a carico di due neofascisti (Freda e Ventura) imputati per la strage alla Banca dell’Agricoltura in Piazza Fontana a Milano. Dal momento di quello scoppio, che causò il 12 dicembre 1969 la morte di 12 persone inermi, l’intero paese non sarà più lo stesso; in un lampo si lascerà alle spalle i movimenti studenteschi ed operai del ’68 per cadere nel gorgo dei cosiddetti “anni di piombo”, ovvero il periodo in cui la contrapposizione tra le avverse fazioni politiche in cui si divide il paese e la conseguente lotta armata tra istituzioni e gruppi terroristici di ogni estrazione si farà più aspra e violenta. Sono gli anni in cui è quasi impossibile effettuare una conta degli eventi e dei caduti in un quotidiano stillicidio di attentati, scontri in città assediate in scenari da vera guerriglia urbana e turbolenze: gli “opposti estremismi” si fronteggiano e sfidano lo stato e le sue organizzazione,senza sosta, col fine di incrinare il fragile equilibrio democratico del paese. E’ in corso la stagioni delle stragi di stato (si chiuderà in parte solo verso la metà degli anni ottanta con il termine della stagione del terrorismo) a cui nella maggior parte dei casi è ancor oggi difficile attribuire dei nomi certi ad autori e mandanti: muri di gomma e collusioni tra rami deviati delle istituzioni e della società civile che, a distanza di quarant’anni dal fatto e dopo trent’anni di processi, non hanno permesso di individuare un colpevole per Piazza Fontana .
Sempre nel gennaio 1977, la già barcollante solidità della politica e delle istituzioni viene messa a dura prova dal cosiddetto scandalo “Lockheed”. Politici e ex-ministri del governo vengono messi alla sbarra per un giro di mazzette pagate dall’azienda aeronautica americana per la fornitura di aerei militari “Hercules” alle forze armate italiane; ne faranno le spese l’ex ministro della difesa Luigi Gui, il suo successore Mario Tanassi , il presidente del consiglio Mariano Rumor fin su al capo dello stato Giovanni Leone, costretto a dimettersi nel giugno del 1978.
Renato Vallanzasca - la mala milanese della banda della Comasina
In febbraio due eventi segnano le cronache del tempo a distanza di pochi giorni: il 15 viene arrestato a Roma Renato Vallanzasca, capo indiscusso della banda della Comasina, e autore di rapine, sequesti e omicidi negli anni della “Milano Calibro 9”; sempre a Roma il 17 il segretario della CGIL Luciano Lama è cacciato durante un comizio dagli studenti che hanno occupato l’università. E’ la prima apparizione, da subito caratterizzata da scontri, degli autonomi detti anche “indiani metropolitani”. Nel mese seguente, anche sulla spinta di contestazione verso la riforma scolastica del ministro Malfatti, eventi acuiranno ancor di più i toni della rivolta studentesca: a Bologna lo scontro tra giovani di Autonomia operaia e cattolici di Comunione e Liberazione chiude per tre giorni la città in stato d’assedio, e lascia sul campo il cadavere di Pierfrancesco Lorusso, studente e membro di Lotta Continua. In risposta alle sommosse, il 13 marzo, il ministro degli interni Francesco Cossiga invia a Bologna i carri armati dell'esercito a presidio della zona universitaria della città.
L’Italia può cominciare a seguire quelle vicende, per la prima volta, da uno schermo tv a colori: da poco sono iniziate le prime trasmissioni a colori della RAI, le prime ufficialmente autorizzate sul territorio nazionale (infatti chi viveva al nord a ridosso del confini svizzeri, francese e istriano già da qualche tempo poteva godere del colore captando i programmi delle tv estere TSI, TeleMontecarlo e Capodistria). Ad alcuni mesi di distanza da quelle prime emissioni anche nella mia casa arriverà lo splendore del colore; un mastodontico tv-color Voxson da 25 pollici dotato di telecomando (che per la cronaca funzionò per la sola prima settimana di vita del televisore) si materializzò ad opera di mio padre nella nostra cucina. I mondiali di calcio di Argentina 78 erano alle porte, la tentazione di poter vedere quelle gesta a colori fu irresistibile; da quello stesso schermo vedremo il rosso di una Renault 4 parcheggiata in via Caetani a Roma. Nel baule di quella macchina il 9 maggio 1978 verrà trovato il corpo senza vita di Aldo Moro, segretario della DC, ucciso dalle Brigate Rosse dopo quasi due mesi di prigionia.
Milano 2 aprile 1977: anche il gangster “Francis” Turatello, storico rivale di Vallanzasca, è condotto alle patrie galere, si chiude definitivamente il periodo della “mala milanese” apertosi durante il decennio precendente.
Verso la fine dello stesso mese (il 22) Dario Fo e Franca Rame tornano alla televisione con “Mistero Buffo” dopo una pausa forzata che durava dal 1962; la rappresentazione scatenerà reazioni parlamentari e una condanna del Vaticano per vilipendio della religione.
Il gruppo dei Clash nel 1977
Spostandoci brevemente all’estero di quei giorni sono la pubblicazione del primo album della band inglese The Clash (album omonimo The Clash) e l’uscita nelle sale americane del primo episodio della saga cinematografica Guerre Stellari (Star Wars) prodotta da George Lucas.
Ma torniamo in Italia. La strategia del terrore diffuso attuata dai gruppi di matrice rossa non si ferma davanti a nulla: è la volta dei personaggi di spicco della carta stampata e del mondo dell’informazione. Il il 2 giugno 1977 a Milano viene gambizzato dalle Brigate Rosse Indro Montanelli, direttore del Giornale Nuovo; il giorno successivo a Roma, sempre gruppi brigatisti, viene ferito con le stesse modalità di direttore del telegiornale uno Emilio Rossi. Il mirino delle BR verrà di nuovo puntato nei confronti di un giornalista il 16 novembre a Torino: Carlo Casalegno, vicedirettore de La Stampa, morirà in seguito a quattro colpi di pistola sparati a brucia pelo da un commando brigatista.
L’estate del ’77 riesuma dalla memoria il nome di Herbert Kappler, criminale di guerra nazista responsabile dell’eccidio delle Fosse Ardeatine ; nell’agosto romano, durante un periodo di ricovero presso l’ospedale militare del Celio , Kappler riesce a fuggire dalla custodia e evade dalla prigionia.
Il 16 di agosto, a Memphis (USA), a 42 anni muore Elvis Presley: una folla di 100 mila persone parteciperà alle esequie. Sempre nel 1977 a distanza di pochi mesi da Presley, moriranno anche Maria Callas (53 anni) e Charlie Chaplin (88 anni).
L’autunno italiano di quell’anno vedrà sempre in primo piano lo scontro tra militanti dei diversi gruppi rossi e neri in cui il paese sembra irrimediabilmente spaccato. Walter Rossi, appartenente a Lotta Continua, viene ucciso Roma dagli oppositori neofascisti durante una operazione di volantinaggio; aveva solo 20 anni. In ottobre viene assegnato il premio Nobel per la pace ad Amnesty International e negli USA viene lanciata sul mercato l’Atari 2600 la prima console per videogiochi di ampia diffusione domestica.
La locandina di "Un borghese piccolo piccolo" con Alberto Sordi
Anche il cinema italiano del 1977 riflette gli umori e le particolari pulsioni del tempo: sono sicuramente da ricordare "Un borghese piccolo piccolo" (di Mario Monicelli con Alberto Sordi), "Gesù di Nazareth" (di Zeffirelli) , "I nuovi mostri " (di Risi-Scola-Monicelli) e "Suspiria" (di Dario Argento). Sulla scena internazionale, accanto al già citato "Star Wars", esplode la "Febbre del sabato sera" (Saturday Night Fiver) con John Travolta nei panni di Tony Manero. Sempre negli USA, Steven Spielberg propone "Incontri ravvicinati del terzo tipo" mentre Alan Parker realizza "Fuga di mezzanotte".
L’anno si chiude col movimento sindacale in piazza. Mentre la Fiat segna il boom delle vendite della 127, scendono in piazza operai e metalmeccanici per opporsi al progetto di aumento delle ore straordinarie e per chiedere l’incremento dell’occupazione. E’ il 31 dicembre del 1977.
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