Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Dopo anni di sofferenze, lentezze e modem 56k oggi è arrivata la larga banda anche a casa mia; ma differenza della maggior parte di voi a me è arrivata direttamente dal cielo (e non è una metafora!), grazie alla tecnologia hyperlan e al servizio Eolo di NGI . Ragazzi, oggi è un giorno storico: il primo post sul blog ad alta velocità direttamente da casa mia senza più fili, telefonate o schede umts! Tutto flat, e a banda piena a 3 Mbps! Sono le prime ore di utilizzo, ma non c'è che dire la prima impressione è ottima... come corre!! Ecco i primissimi dati sul campo: Connessione EOLO 3M/512k, banda minima garantita 256 kb/s / 95%, antenna ad alto guadagno, router broadband Linksys WRT54G. Test effettuati da portatile collegato wireless al router (scheda G, 54 Mbps) apparecchi su piani diversi della casa. Status antenna e BTS (antenna remota cui sono collegato)
Test "spot" della velocità (download) dal sito intel
Test ripetuti (down e up) su sito http://www.speedtest.net/
primo (mentre era in corso download della iso di Ubuntu 7.10 dal sito ufficiale - vedere splash successivi)
ecco il download di Ubuntu in corso (386 kB/sec di picco, mai sotto 200 kB/sec)Successivo test della connessione a banda scarica (qui mi sa che la bts era particolarmente scarica )
Ed ecco infine una foto della "mia porta verso il mondo internet " (BTS NGI di Monte San Salvatore - Lago Maggiore - NO - foto da forum NGI )
Direi che ad occhi ci siamo: banda piena, scarsa latenza!! A breve un test e un reportage più approfondito! ... oggi il futuro è entrato prepotente a casa mia ....
"Lorenzo Safari"L. Cherubini (Universal)
A tre anni di distanza da “Buon Sangue”, suo ultimo album, e esattamente 20 anni dopo il suo debutto rap Lorenzo Cherubini , è uscito con il suo ultimo lavoro intitolato “Safari”.Tutto il disco gira intorno al concetto espresso dal significato di questa parola: dall’ etimologia swahili “safari” è un lungo viaggio, un cammino seguendo un sentiero: proprio come il lungo ed introspettivo percorso di vita che Lorenzo intreccia nello scorrere delle sue canzoni, un diario fatto di riflessioni ed esplosioni di vitalità, di contaminazioni di generi e vera e propria canzone d’autore, potente ed estremamente tenero allo stesso tempo. La vita ci obbliga, prima o poi , a far i conti con noi stessi e Lorenzo lo fa attraverso la sua musica: esprimendo il fuoco delle passioni, la forza della vitalità e della partecipazione, le emozioni dei sentimenti e il greve peso dei dolori personali. Ad accompagnarlo in questo percorso di suoni e colori, di dolcezza e impegno , ci sono alcuni compagni di altrettanta classe e sensibilità: Ben Harper, alla chitarra nel singolo d’esordio “Fango”, Sly & Dunbar, leggendaria ritmica giamaicana, Sergio Mendes al Fender Rhodes, il fisarmonicista Frank Marocco (partecipò alla colonna sonora de “Il Padrino” e Lorenzo lo ha riportato allo strumento a 84 anni) e Giuliano Sangiorgi dei Negramaro. Realizzato tra Los Angeles, Hannover, Milano, Cortona e Bologna, “Safari” è già avviato a diventare il capolavoro di Lorenzo e forse una tappa importante della musica italiana, da conservare e riascoltare gelosamente anche a distanza di tempo. Lorenzo in questo disco canta per sé e per il suo pubblico, aprendo il proprio diario di riflessioni e condividendo con noi veri brani di poesia: ascoltate il singolo “Fango” (programmato in questi giorni dalle principali radio e vero traino emozionale del disco) e sarete condotti con mano gentile e sicura nella profonda spiritualità e nelle emozioni di Lorenzo. In questo brano la chitarra di Ben Harper dà il tempo alla musica e poesia, in ultima analisi alla stessa vita ai luoghi e ai pensieri di Lorenzo:
“…un mondo vecchio che sta insieme solo grazie a quelli che hanno ancora il coraggio di innamorarsi e una musica che pompa sangue nelle vene e che fa venire voglia di svegliarsi e di alzarsi smettere di lamentarsi che l'unico pericolo che senti veramente è quello di non riuscire più a sentire niente di non riuscire più a sentire niente il battito di un cuore dentro al petto la passione che fa crescere un progetto l'appetito la sete l'evoluzione in atto l'energia che si scatena in un contatto..”
Quanta verità in queste poche parole, in cui un po’ noi tutti ci ritroviamo (o ci dovremmo ritrovare). Il ritmo varia in “Mezzogiorno” una sorta di inno scanzonato da cantare accompagnando Lorenzo nei suoi prossimi live; in “A te” e “Dove ho visto” c’è la canzone d’autore che è stata in passato di Sergio Endrigo e Luigi Tenco. La musica si fa linguaggio universale e unico per forza ed immediatezza. Pensieri e sentimenti stesi sul tappeto ritmico sudamericano di Sergio Mendes emergono in “Punto” mentre forza ed energia esplodono incalzanti in “Safari” (dove troviamo la collaborazione di Giuliano Sangiorgi dei Negramaro). La parte finale del disco si caratterizza per il ritorno al rap: “Mani libere 2008” dove si riscontra la presenza di Michael Franti degli Spearhead . Questo è un album che sarebbe più giusto definire “diario” su cui Lorenzo ha fissato le più nascoste pieghe della propria vita e del proprio pensiero, nell’interminabile e vitale ricerca di sé stessi, della società e del prossimo; il tutto tenendo sempre ben fermo il proprio intimo, i propri valori e le proprie radici. Originale, emozionante, mai scontato: questo disco è ispirazione e riflessione, speranza e fiducia , paura e certezza, amore e dolore cos’altro possiamo chiedere in più? Ragazzi, leggete cliccando qui i testi di "A te" e "Fango", e ditemi se non è poesia nella forma più pura.
“…sotto un cielo di stelle e di satelliti tra i colpevoli le vittime e i superstiti un cane abbaia alla luna un uomo guarda la sua mano sembra quella di suo padre quando da bambino lo prendeva come niente e lo sollevava su era bello il panorama visto dall'alto si gettava sulle cose prima del pensiero la sua mano era piccina ma afferrava il mondo intero ora la città è un film straniero senza sottotitoli le scale da salire sono scivoli, scivoli, scivoli il ghiaccio sulle cose la tele dice che le strade son pericolose ma l'unico pericolo che sento veramente è quello di non riuscire più a sentire niente..”
Angel Aerosmith, 1988 ___________________________________________________________
Oggi, mentre cercavo di far passare il tempo durante un'interminabile coda in autostrada, rovistando tra i cd in macchina è venuta fuori la raccolta dei greatest hits degli Aerosmith. Ed "Angel" è stato il secondo mp3 suonato dopo aver inserito il disco nel lettore... una classica e sicura ballata rock che fonde armonicamente le chitarre elettriche di Joe Perry e Brad Whitford, il basso di Tom Hamilton, la batteria di Joey Kramer e l'inconfondibile voce di Steven Tyler. Scritta dalla stesso Tyler con Desmon Child, "Angel", venne pubblicata come singolo nel 1988 e quindi inserita nell'album Permanent Vacation dello stesso anno. Un po' meno nota delle altre classiche ballate del gruppo americano (quali, per esempio, "What it Takes", "Dream On" o "I Don't Want to Miss a Thing" ) è comunque un buon pezzo, coinvolgente, e dalle tipiche caratteristiche del "ballatone" romantico anni 80-90: chitarra a profusione, voce del cantante struggente, e testo melodrammatico (e moderatamente parac*lo come spesso in questa tipologia di canzoni) con il solito sfigato di turno straziato d'amore. Nulla di innovativo per carità (come del resto anche il titolo del post che, da perfetto riciclatore, ho mutuato direttamente dal precendente su Benni) ma sicuramente un pezzo sincero sempre convolgente da ascoltare sullo stereo a volume moderatamente alto. Signore e signori, questi sono gli Aerosmith e questa è Angel....
I'm alone Yeah, I don't know if I can face the night I'm in tears and the cryin' that I do is for you I want your love - Let's break the walls between us Don't make it tough - I'll put away my pride Enough's enough I've suffered and I've seen the light
Baby You're my angel Come and save me tonight You're my angel Come and make it all right
Don't know what I'm gonna do About this feeling inside Yes it's true - Loneliness took me for a ride Without your love - I'm nothing but a begger Without your love - a dog without a bone What can I do I'm sleeping in this bed alone
Come and save me tonight
You're the reason I live You're the reason I die You're the reason I give When I break down and cry Don't need no reason why
Baby, baby You're my angel Come and save me tonight you're my angel Come and take me allright Come and save me tonight, Come and save me tonight, Come and save me tonight, Come and save me tonight, Come and save me tonight |
Sono solo Yeah, non sono sicuro di poter fronteggiare la notte Sono in lacrime e il mio pianto è per te Voglio il tuo amore –abbattiamo i muri che ci sono fra noi. Non renderlo difficile- io metterò da parte il mio orgoglio Quando è troppo è troppo, ho sofferto e ora ho visto la luce
Piccola Tu sei il mio angelo Vieni a salvarmi stanotte Sei il mio angelo Vieni a sistemare tutto
Non so cosa sto per fare Per questa sensazione dentro di me Sì è vero, la solitudine mi ha preso per una corsa Senza il tuo amore non sono niente, se non un poveraccio Senza il tuo amore sono come un cane senza osso Cosa posso fare, sto dormendo in questo letto da solo
Vieni a salvarmi stanotte
Tu sei la ragione per cui vivo Sei la ragione per cui muoio Sei la ragione per cui capisco, quando crollo e piango, che non ho bisogno di ragioni
piccola, piccola tu sei il mio angelo vieni a salvarmi stanotte sei il mio angelo vieni a farmi stare bene vieni a salvarmi stanotte, vieni a salvarmi stanotte, vieni a salvarmi stanotte vieni a salvarmi stanotte, vieni a salvarmi stanotte |
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"Se incontri un angelo, non avrai pace ma febbre"
La citazione che riporto sopra è tratta dal romanzo di Stefano Benni "Margherita Dolcevita" (pubblicato nella collana Universale Economica Feltrinelli, 2005) che ho terminato di leggere in questi giorni ed è il passo che più mi è rimasto impresso per la forza della sua semplicità. Come sempre devo dire che la lettura di Benni non ha deluso le mie aspettattive: ho conosciuto un nuovo personaggio, Margherita una “bambina in scadenza”, come ama definirsi lei stessa: quasi quindici anni, occhi blu, capelli biondi ricci “che sembrano una piantagione di fusilli”, qualche chilo di troppo e un problema al cuore, “una valvola spanata che fa ta-tunf invece di tunf-ta”. Vivace e simpatica la sua vita scorre tranquilla in una casetta alla periferia di una città, nell'unica zona ancora verde sopravissuta al cemento e all'asfalto; la famiglia di Margherita è composta dal padre pensionato, Fausto, che eclettico riparatore di vecchi oggetti, della madre Emma, casalinga appassionata di telenovele, da un fratello maggiore Giacinto, diciottenne, infestato dai brufoli, che “nella vita ha due grandi interessi: il calcio e il pallone” e un fratello minore, Erminio detto Eraclito, “genietto rompiballe nonchè il dito da videogioco più veloce del West”. A completare il quadretto famigliare un nonno un po' svitato ma saggio, di nome Socrate e Pisolo un cane, o meglio un “cancatalogo”, perché “più che un incrocio è un catalogo di tutte le razze canine e animali e forse vegetali apparse sulla Terra”. La quiete di questa famiglia normale ma bizzarra viene sconvolta dall’arrivo dei nuovi vicini di casa fichissimi, supertecnologici e alla moda, ma vittime del consumismo del più feroce arrivismo. E' la famiglia dei Del Bene: padre affarista e maneggione, dotato di sorriso finto e una chioma sintetica trapiantata di fresco (... chissà da chi avrà preso spunto il buon Benni per questo personaggio ?!? ... ), madre schiava della moda e cazzeggiatrice di professione, una figlia adolescente tanto bella quanto vuota e un figlio, Angelo, misterioso e relegato in un angolo dalla famiglia come malato di problemi psicologici. Dalla loro casa a forma di cubo, impenetrabile e misteriosa, i Del Bene esercitano ogni forma possibile di ingerenza nei confronti dei vicini che a poco a poco finiscono per cadere nella rete di lusinghe di uno stile di vita fondato sul culto del benessere materiale, dell'estetica fine a se stessa, e sul rifiuto di tutti coloro che sono ai margini della società: poveri, anziani e extracomunitari. L'unica nella famiglia che non molla è la piccola grande Margherita: con coraggio, spirito critico, e aggrappata alla forza dei sentimenti autentici, della natura e della fantasia, Margherita non si arrende, intuisce il piano subdolo dei Del Bene e reagisce alla grave minaccia con l’aiuto del piccolo Eraclito, di Angelo e della “Bambina di polvere”, la sua amica invisibile, fantasma di un piccola vittima innocente della brutalità della guerra. Con il suo solito stile unico e sublime Benni imbastisce un' amara metafora della società moderna e delle sue degenerazioni peggiori. Nel romanzo Margherita Dolcevita è un’impietosa denuncia della perdita dei valori autentici, della volgarità del potere e dell’arroganza della ricchezza: ovvero i mali che al giorno d'oggi minacciano la bellezza e la purezza della vita e dei sentimenti. Leggetelo, non ho altro da dire. Nel frattempo sono alla ricerca dell'ultima fatica di Benni: "La grammatica di Dio" , uscito nel 2007, son sicuro che anche questo sarà da consumare in un fiato.
"Il mondo si divide in: quelli che mangiano la cioccolata senza pane quelli che non riescono a mangiare la cioccolata se non mangiano anche il pane quelli che non hanno la cioccolata quelli che non hanno il pane"
(citazione tratta dall'incipit del romanzo)
s opra: un preoccupato Valentino Rossi si concentra prima della grande sfida col suo nuovo e pericoloso rivale motociclistico...
Negli ultimi tempi lo abbiamo visto confrontarsi negli spot di Fastweb con le strampalate genialate del suo supertifoso Yuri (su tutti il già mitico "lard disk" - parola di Yuri: "tu metti una fettina di lardo nel pc e internet scivola via più veloce!") ma la vera prova del nove per il Vale nazionale deve ancora venire e sarà una sfida tutta motociclistica, a base di velocità, derapate e pieghe disegnate al compasso... Chi avrà così tanto coraggio e abilità per sfidare Valentino proprio nella specialità dove è riconosciuto da tutti come fenomeno indiscusso e leggendario?? Forse Casey Stoner, il campione del mondo MotoGP in carica? Il nemico di sempre Max ("mezzo manico" ) Biaggi? O forse qualche giapponese sconosciuto venuto dal sol levante ad oscurare il mito del Dottor Rossi? Nessuno di questi... il vero pericolo per Valentino è italianissimo e vive a pochi chilometri dalla sua nativa Tavullia, è romagnolo, ed è già passato alla storia del motociclismo come "l'inventore della piega". I due si son già incrociati sulla pista del Mugello, in occasione della vittoria di Rossi del GP d'Italia nel 2006, ma in quell'occasione Vale ha evitato accuratamente il rischio della sfida testa a testa. Chi è questo sconosciuto fenomeno? Ma l'unico, inimitabile, Pagliarani Olimpo alias "il Lepro di Viserbella"...
E via,via,via,via! Trema Vale !!!! P.S. Fastweb: a quando uno spot dove i due centauri si confrontano ????
You Shook Me All Night Long AC/DCalbum "Back in Black" , 1980, Atlantic Record___________________________________________________________
Questa canzone è al decimo posto nella classifica "100 Greatest songs of the 80's" del 2006 ed è , assieme a "Back in Black" e "Highway to Hell", tra le più famose canzoni degli AC/DC. Saranno pochi quelli che tra di voi non la riconosceranno già dalle prime note. Un bel classico del rock carico di energia, ogni commento sarebbe superfluo! Solo una curiosità: il titolo della canzone è tratto da un testo di una canzone del 1962 di Willie Dixon intitolata "You Shook Me" che fu oggetto di cover anche da parte dei Led Zeppelin nel 1969 con una versione contenuta nel loro album d'esordio.
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sopra: la cover originale del singolo del 1980 ________________________________________________________________________
She was a fast machine she kept her motor clean She was the best damn woman that I ever seen She had the sightless eyes telling me no lies Knocking me out with those American thighs Taking more than her share Had me fighting for air She told me to come but I was already there 'Cause the walls start shaking The earth was quaking My mind was aching And we were making it
And you shook me all night long Yeah you shook me all night long
Working double time on the seduction line She's one of a kind she's just mine all mine Wanted no applause it's just another course Made a meal outta me And come back for more Had to cool me down to take another round Now I'm back in the ring to take another swing 'Cause the walls were shaking the earth was quaking My mind was aching And we were making it
And you shook me all night long Yeah you shook me all night long It knocked me out I said you Shook me all night long You had me shaking and you Shook me all night long Yeah you shook me When you took me
You really took me and you Shook me all night long Ah, you shook me all night long Yeah yeah you shook me all night long You really got me and you Shook me all night long Yeah you shook me Yeah you shook me All night long
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Tu mi facevi fremere tutta la notte
Lei era una macchina veloce Manteneva il suo motore pulito Era dannatamente la miglior donna che avessi mai visto Aveva occhi senza sguardo Non raccontava menzogne Mettendomi fuori gioco con quelle cosce americane Prendendo più di quanto potevo Ho avuto il mio combattimento per l'aria Mi diceva di venire ma io ero già li Perché i muri iniziavano ad agitarsi La terra tremava La mia mente era dolorante Lo stavamo facendo e tu
Mi facevi fremere tutta la notte Yeah, mi facevi fremere tutta la notte
Lavorando il doppio Sulla linea della seduzione Lei era di un certo tipo, semplicemente mia, solo mia Non cercava applausi Solo un'altro giro Mi mangiava in un boccone e tornava indietro per averne ancora Mi son dovuto raffreddare Per permettermi un'altro giro Ora sono tornato sul ring per concedermi un'altro ballo Perché i muri iniziavano ad agitarsi La terra tramava La mia mente era dolorante Lo stavamo facendo e tu E mi mettevi fuori combattimento e poi
Mi facevi fremere tutta la notte Mi hai fatto fremere e Mi facevi fremere tutta la notte Yeah, mi facevi fremere
Bhe, mi hai preso Hai preso davvero me e te Mi facevi fremere tutta la notte Ooooh tu mi facevi fremere tutta la notte Yeah, yeah, tu Mi facevi fremere tutta la notte Hai preso davvere me e te Yeah, mi facevi fremere, yeah, mi facevi fremere Tutta la notte |
sopra: la cover originale dell' album Back in Black del 1980________________________________________________________ Many thanks to Marta, who helps me to remind me this song
Tutti noi lo conosciamo, la maggior parte di noi lo utilizza quotidianamente come motore di ricerca per le proprie scorribande nella grande rete. Amato, contestato per alcuni suoi aspetti controversi, l'importanza di Google è tale da aver cambiato radicalmente gli usi e costumi dei navigatori del web. Ma c'è qualcuno di voi che ricorda come era il suo aspetto alle origini (maggio 1998 e il suo nome era ancora BackRub)? Io onestamente non lo ricordavo... eccolo: http://backrub.c63.be/May1998/index.htm e in quest'altro link possiamo apprezzare nel loro fulgido splendore i server che tenevano in piedi il motore ai tempi http://backrub.c63.be/May1998/hardware.htm .. Sullo stesso sito trovate un po' tutta la cronologia delle mutazioni di Google in quegli anni pionieristici:
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Una pagina molto dettagliata dell'anatomia del motore di ricerca e del suo algoritmo di base (PAGERANK) http://backrub.c63.be/May1998/anatomy.htm (per i miei compari degli anni d'oro del Poli: vi ricorda qualcosa ??? E' l'originale della Stanford University da cui Schreber spudoratamente copiava le dispense che ci passava! )
Ed ora la vera chicca: le immagini del primissimo sistema di storage del motore di ricerca (10 dischi da 4 Gigabyte l'uno per il totale stratosferico di 40 GB !! ) quando Google era ancora un progetto prototipale dei due studenti di Stanford, Larry Page e Sergey Brin, (1996) :
http://infolab.stanford.edu/pub/voy/museum/pictures/display/0-4-Google.htm
Ovviamente quelli che vedete nella foto sono reali mattoncini Lego! Che dire, ne è ha fatta di strada la grande G!
Inaguriamo con questo post una nuova sezione del blog dedicata a tutto ciò che fa "retrocomputing" ovvero come rispolverare da cantine e soffitte polverose veri pietre miliari della storia informatica, piccoli e grandi gioielli di tecnologia che tanto hanno contribuito a far diventare i nostri computer come oggi li conosciamo e su cui noi "pischelli" dei tempi abbiamo trascorso interi pomeriggi se non intere giornate. L'idea di aprire una nuova area dedicata all'archeologia informatica e tecnologica in genere è nata durante le feste natalizie dopo uno scambio "culturale" ( vero Fede?!? ) in cui una vecchia console SuperNintendo è stata barattata con il glorioso Commodore 64 color marroncino biscotto. Sarà l'età, sarà un po' di mio rimbambimento diffuso, sarà la moda dilagante del vintage, sarà la mia vocazione innata a raccattare, ma come detto in quell'occasione il vedere nelle mie mani un C64 (oggetto del desiderio della mia gioventù ai tempi surrogato solo con macchine di altri marche e con i primi pc ibm a fosfori verdi ...) ma ha dato una certa emozione. Sarò malato di mente? Beh..quasi certo..ma onestamente non ho mai detto di essere troppo sano
Comunque sia il fenomeno non è limitato al sottoscritto, e sulla grande rete il fenomeno dilaga su migliaia di siti e si declina in diverse forme, in particolare: il "retrocomputing" propriamente detto che coinvolge gli impallinati dei classici home computer degli anni 80 (Commodore, Atari, Spectrum, MSX, ... ) , il "retrogaming" cioè il rispolverare in vario modo e a distanza di tempo i videogames di grande successo della storia (chi di voi si sfida al classico della SNK, "Metal Slug", uscito per la console Neo Geo nel 1996 ??? Deh oh! ) e il "retroconsole" ovvero come disseppellire da chili di polvere le gloriose console di gioco ricollagandole (rigorosamente via cavo antenna) alle più recenti tv .... Il movimento è articolato e complesso: accanto ad Internet sono numerose le fiere di vintage informatico e elettronico dove il tema ricorre con estremo interesse e un' ulteriore espressione del crescente fermento nei confronti di questo tema è rappresentato dal concetto dell'emulazione su piattaforme moderne delle vecchie architetture del passato. Bene.. cavalchiamo pure noi l'onda e gettiamoci in questa marea di fuffa, cassette, cartuccie e joystick e cominciamo con una piccola perla. Chiunque di voi abbia avuto un Nintendo "classico" (più precisamente un NES) dotato della pistola ottica non può non aver giocato a "Duck Hunt" (correva l'anno 1984) : in pieno contrasto con ogni moralità animalista ed ecologista lo scopo del gioco era quello abbattere il maggior numero di anatre svolazzanti per lo schermo... date un'occhiata alla schermata successiva per rinfrescarvi la memoria...
lo ricordate adesso? Ora alzi adesso la mano chi, giocando a "Duck Hunt", non abbia avuto il sadico pensiero e non abbia disperatamente provato a sparare al cane b*stardo e stupido che ti rideva in faccia quando mancavi il bersaglio?? Vedo molte mani virtuali alzate! Per fortuna un benefattore ha pensato a noi e ha ricreato una versione flash del gioco dove finalmente possiamo sfogare le nostre più represse voglie e complessi di gioventù... cliccate su http://www.i-mockery.com/minimocks/duckhunt e dateci dentro senza pietà!! Se invece il vostro spirito è nobile e volete rigiocare alla versione "classica" del gioco qui trovate l'edizione originale del videogame ... http://www.elpais.com/juegos/swf/duck_hunt.swf il tutto in flash e comodamente nella finestra del vostro browser.
Chiudo questo primo post con un quiz che ci porterà direttamente al protagonista di uno dei prossimi interventi in questa sezione... chi di voi, da attento osservatore, sa dire cosa siano gli oggetti ritratti nelle due immagini seguenti ?? In particolare prestate attenzione alla seconda immagine.... e ... rileggendo adesso il titolo del post ora ne avete capito il senso?? Mediate gente, meditate
Di DL4U (del 10/01/2008 @ 00:01:32, in Passions, linkato 934 volte)
The sound of silence (Paul Simon and Art Garfunkel, album "Sounds of silence", 1965)
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Proprio ieri sera ho riscoltato le strofe dolci e malinconiche di questa canzone rivedendo in tv il film "il Laureato" con Dustin Hoffman. Ogni volta che mi capita di risentirla ripenso con un filo di nostalgia al periodo delle scuole superiori quando durante una lezione di inglese "alternativa" sentii per la prima volta questo pezzo."The sound of silence" assieme all'altrettanto famosa "Mrs. Robinson" sempre di Simon & Garfunkel compongono i due pilastri della colonna sonora di un film che è divenuto negli anni un insuperabile pezzo di storia del cinema e icona di un'intera generazione: prodotto nel 1967, "il Laureato" (The graduate nel titolo originale americano) anticipa attraverso un racconto sentimentale i fermenti giovanili di ribellione che esploderanno di lì a poco nelle grandi contestazioni del 1968. Il testo della canzone invece affronta il tema dell'incolumità umana raccontandone sogni ed incubi e riuscendo nell'esercizio estremo di dare un suono al silenzio. “The Sound Of Silence”, con la sua struggente e aggraziata malinconia, è uno dei vertici assoluti del folk-rock. Una canzone che è poesia, una poesia che è rock e esprime il tramonto di un’era, una desolante atmosfera di solitudine: due ragazzi, una chitarra e il silenzio che li avvolge nel freddo della notte, trasportati verso un mondo poetico e visionario.
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30/12/2024 @ 18:33:58
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