Per chi come me questa canzone l'ascoltava già ai tempi e per chi, per sole ragioni anagrafiche, l' ha scoperta qualche anno più tardi. Renga alla voce, Pedrini ai testi e alla chitarra ovvero la vera anima dei Timoria... purtroppo il dopo è stato solo pop...
Timoria Sangue Impazzito Viaggio senza vento - 1993
Uomini, domenica gente che allegra va risveglia la città Dormono le fabbriche in giro ancora io vivo non lo so
E incontro anche te che corri a pregare un po' Dio la strada la so... e penso che un tempo quel tempio era mio e mi chiedo perché un giorno ho detto addio
Corro via, ma non so se fuggire o rincorrere qualcosa forse chi sono qui e dentro me sangue impazzito che mi spinge fino a voi
Correte di più sognando un futuro così vi guardo da qui e penso che un tempo quel campo era mio e mi chiedo perché un giorno ho detto addio
Oggi nel mondo oltre 37 milioni di bambini non possono andare a scuola a causa della guerra. Sono minori che affrontano un futuro senza speranze. Perché la guerra distrugge le scuole, uccide gli insegnanti, produce popolazioni di sfollati ed eserciti di bambini soldato.
L’istruzione può dare ai bambini protezione, stabilità e le premesse per creare una società più pacifica e prospera. L’educazione può aiutare i bambini a sopravvivere ai conflitti, li può salvare e dar loro un ruolo nella società.
Riscriviamo il Futuro è la campagna internazionale di Save the Children che ha lo scopo di garantire entro il 2010 educazione di qualità a 8 milioni di bambini che vivono in guerra o post-conflitto.
Fino ad oggi, grazie a Riscriviamo il Futuro, Save the Children è riuscita ad assicurare istruzione a quasi 6 milioni di bambini.
Ogni bambino ha diritto all’istruzione. Per un bambino di un paese in guerra, andare a scuola significa molto più che imparare a leggere e a scrivere. Significa la certezza di mangiare almeno una volta al giorno. Significa un posto sicuro dove passare parte della giornata, lontani dai pericoli e spesso dalla guerra. Significa imparare a proteggersi da infezioni e malattie. Significa avere la possibilità di un futuro di pace e più dignitoso.
Contribuire alla campagna "Riscriviamo il Futuro" è semplice: basta un sms del valore di 2 euro al numero 48545.
Voglio sottoporvi in questo post una piacevole scoperta musicale che ho trovato oggi nella navigazione tra i filmati su YouTube. Durante la riproduzione del video di un live di "Nothing Else Matters" tratto da un concerto dei Metallica del 1999, mi ha incuriosito il titolo di un contenuto correlato, ho cliccato sopra e ho ascoltato per la prima volta un'esecuzione della stessa canzone molto singolare: "Nothing Else Matters" eseguita tutta in assolo di pianoforte dal pianista-compositore californiano Scott D. Davis. Il brano è tratto dalla raccolta tributo ai Metallica intitolata "Pianotarium" del 2007, dove Davis reintepreta alla tastiera i classici del gruppo (oltre alla già citata "NeM" troviamo "Fade to Black", "Master of Puppets", "One" e altre ancora) donando sonorità sconosciute a pezzi tipicamente rock . Nella produzione di Scott D. Davis segnalo anche "Rockfluence" (datato 2005) dove vengono rivisitati altri grandi successi di altre band della scena rock americana (su tutte "Sweet child 'o mine" dei G'n'R). Cercate sul tubo e su i soliti canali del p2p, troverete tutto. E ora spazio a "Nothing Else Matters", vi consiglio di ascoltarla in silenzio, meglio se in cuffia.
Se il precedente video vi ha soddisfatto ascoltatevi anche questa...
Di DL4U (del 19/10/2008 @ 20:20:48, in Letture, linkato 20943 volte)
Nella sera di domenica, mentre smaltisco le fatiche del pranzo e della castagnata in compagnia in quel di Dormelletto, provo a scrivere qualche riga sensata sulle letture di questi giorni. Venerdì ho terminato "La solitudine dei numeri primi" di Paolo Giordano; il giudizio finale sul libro è sostanzialmente positivo e devo dire che la storia mi ha preso molto tanto da consumarla nell'arco di un paio di giorni di lettura. Non lasciatevi ingannare dal titolo dell'opera: la matematica è solo un pretesto, una metafora, per descrivere la situazione e la storia (dall'infazia all'età adulta) dei due protagonisti, Alice e Mattia, due ragazzi la cui esistenza rimarrà per sempre segnata da due eventi drammatici distinti tra loro che, avvenuti in gioventù, li renderanno unici e diversi da tutto il resto della gente. Esattamente come lo sono i numeri primi in mezzo a tutti altri numeri, Alice e Mattia sono persone un po' speciali, difficili da capire, soli a combattere con sè stessi in mezzo al mondo che scorre senza badare troppo a loro. Il destino ha voluto però che le lore esistenze difficili si incontrassero in più riprese negli anni, a volte sfiorandosi dolcemente, a volte scontrandosi sino al dolore, sino a divenire l'uno parte dell'altro arrivando a definire tra loro un rapporto speciale molto simile a quello che si instaura alla nascita tra due gemelli. Una strana sensibilità l'uno verso l'altro che li porta a cercarsi, ad incrociare le loro storie di vita, senza però mai giungere a sovrapporle. In tutta sincerità devo dire che la lettura del libro mi ha preso molto trascinandomi in fretta verso il finale "in sospeso" del romanzo, a volte toccandomi molto nel profondo e sentendomi un po' partecipe delle vicende dei protagonisti. Non è affatto un libro allegro; anzi alla base di tutto c'è una persistente agoscia che avvolge i personaggi che un po' influenza il lettore che in essi si riconosce. Il tono e la profondità dei temi della storia crescono col passare delle pagine e delle età di Alice e Mattia, sino ad esplodere in un finale inatteso. Una storia delicata e terribile di due adolescenti, due ragazzi imperfetti e speciali, distanti anni luce dai prototipi umani belli e patinati di tante storie raccontate in troppi romanzi contemporanei (dimenticatevi Moccia, i suoi fighetti e i suoi romanzi da botteghino). Per le loro cicatrici nel fisico e nell'anima, per i loro fallimenti mai confessati, per l'insoddisfazione e l'incapacità di vivere, Mattia e Alice risultano credibili e terribilmente veri. Non voglio sbilanciarmi troppo sul puro giudizio letterario: essendo un'opera prima la mano è sicuramente perfettibile. Molti critici hanno avuto da appuntare all' autore per il suo stile a volte acerbo e hanno confrontato "La Solitudine" con altri classici romanzi di formazione (vedi "Il giovane Holden"): direi che il paragone è ingiusto; preferisco considerare questo libro un prodotto sincero e sentito della generazione degli attuali trentenni (sono di quest'età l'autore, i suoi personaggi e lo sono io ... forse per questo la storia mi ha coinvolto molto). Una nuova leva di scrittori capaci di osservare, con un occhio diverso e profondo, gli angoli oscuri della nostra società e i suoi figli "un po' speciali", quelle persone imperfette e dall'animo ferito, che troppo spesso si sentono a disagio perchè diversi, forse unici nel mondo che li circonda. Come i numeri primi.
"... Nella serie infinita dei numeri naturali, esistono alcuni numeri speciali, i numeri primi, divisibili solo per se stessi e per uno. Se ne stanno come tutti gli altri schiacciati tra due numeri, ma hanno qualcosa di strano, si distinguono dagli altri e conservano un alone di seducente mistero che ha catturato l’interesse di generazioni di matematici. Fra questi, esistono poi dei numeri ancora più particolari e affascinanti, gli studiosi li hanno definiti “primi gemelli”: sono due numeri primi separati da un unico numero. L’11 e il 13, il 17 e il 19, il 41 e il 43… A mano a mano che si va avanti questi numeri compaiono sempre con minore frequenza, ma, gli studiosi assicurano, anche quando ci si sta per arrendere, quando non si ha più voglia di contare, ecco che ci si imbatterà in altri due gemelli, stretti l’uno all’altro nella loro solitudine ..."
E il mio 31 è un numero primo...
Nella tabella: la progressione dei numeri primi nell'intervallo da 0 a 100
Forza Gigi, il momento forse più difficile è passato, vedrai che da oggi le cose miglioranno giorno per giorno. Un grandissimo in bocca al lupo a tuo papà, e per qualunque necessità piccola o grande ricorda che ci siamo! A presto e un abbraccio...
Di DL4U (del 16/10/2008 @ 08:30:32, in Letture, linkato 884 volte)
Lettura iniziata in questi giorni, è uno dei bestsellers degli ultimi tempi... è il primo libro del fisico e scrittore Paolo Giordano. Un romanzo di formazione, narra le vite parallele di Alice e Mattia, due ragazzi con un passato doloroso alle spalle. Dai primi capitoli mi pare una lettura interessante...
Paolo Giordano "La solitudine dei numeri primi" Mondadori Editore, gennaio 2008 Premio Strega e Premio Campiello 2008
Di DL4U (del 12/10/2008 @ 19:46:56, in Appunti, linkato 844 volte)
I lavori di ristrutturazione procedono... lentamente ma procedono. Altro weekend di lavoro, tra muri da rompere e cavi da stendere e collegare. Se non ci son ulteriori problemi probabilemente entro la prossima settimana arriveremo in fondo al rifacimento dell'impianto elettrico, per poi dopo passare alle sistemazione delle pareti e all'imbiancatura, ecc. ecc.
Credo che ognuno di noi abbia degli obiettivi e che la voglia di migliorarsi e un minimo di consapevolezza in propri mezzi possa aiutare a raggiungerli. Credo non esista peggior delitto del buttare via sé stessi, le proprie potenzialità e quelle caratteristiche che ci rendono unici: è nostro doverecoltivarle e non lasciarle morire negli angoli bui della nostra esistenza. Non credo esista la sfortuna punto e basta: ciò che ci accade è quasi sempre conseguenza di quanto abbiamo fatto in precedenza e se qualcosa va storto probabilmente abbiamo commesso un errore da qualche parte. Poco male. L’importante è fermarsi un attimo, il tempo necessario a comprendere dove abbiamo sbagliato e per farne esperienza per il futuro. E se poi quello che chiamiamo destino ci riserva qualche sfida è doveroso provare a reagire:nella vita non si può essere sempre in debito, prima o poi ci sarà qualcuno o qualcosa che ci aiuterà a pareggiare i conti. Credo che per essere almeno un po’ felici ci voglia poco:volere bene a sé stessi e ai tuoi cari, l’affetto di chi ti sta intorno, qualche amico fidato, l’amore vero e disinteressato se hai la fortuna di trovarlo, circondarsi il più possibile di personepositive ed allegre con le quali condividere momenti divertenti, dare il largo alle tensioni e alle influenze negative, un po’ di musica, un po’ di moto e qualche soddisfazione ogni tanto. Credo nel potere terapeutico di una sana risata, nella forza di un sorriso e nella scarica di energia che ti dà un assolo di chitarra rock. Sto imparando a non farmi più sopraffare dal lavoro e dalle tensioni, il fisico e lo spirito alla lunga ne risentono. Credo che la frenesia, lo stress, le paure, le invidie e i sospetti ci impediscano di apprezzare le piccole cose belle della vita e ci rendano automi insensibili alle emozioni, pessimisti ed incapaci di relazionarci con gli altri. Non voglio essere più così. Voglio continuamente migliorarmi, ma con i miei tempi, non voglio frenare la curiosità nell’apprendimento e la voglia di conoscere e provare nuove esperienze: non c’è peggiore cosa del fermarsi sulle proprie posizioni, del perdere gli stimoli, dell’annullare ogni forma di confronto con gli altri. Credo nel coraggio di sapersi rinnovare e nella spontaneità dei sentimenti. Credo che per migliorare sé stessi prima di tutto bisogna provare ad essere sé stessi. Credo non ci sia più soddisfazione del sentirsi apprezzati per ciò che si è e per ciò che si è fatto, più grande emozione del sentirsi dire “ti voglio bene” da chi non te lo aspetti, piùimmenso calore di un abbraccio ricevuto.Credo che nella vita e nelle proprie attività non “ci possa tirare indietro” e siano necessarie responsabilità, etica, collaborazione, un po’ competenza e molta umiltà: credo che questa riflessione troppo spesso è disattesa nel mondo che ci circonda. Credo a chi mi parla guardandomi negli occhi. Credo nello sguardo ingenuo e sincero dei bambini. Credo che nella vita ci voglia cuore, un po’ di coraggio, tanta comprensione ed estrema sensibilità verso il prossimo, ma credo anche che gli altri non ne debbano troppo approfittare giocando con la nostra buona fede. Ogni tanto chi aiutiamo dovrebbe fare lo sforzo di capire i nostri problemi e le nostre necessità e venirci incontro: è questione di rispetto.Credo che nei momenti importanti e difficili della vita si veda davvero quanto valgano le persone e quanto sia profonda la loro sensibilità. Credo alle persone che in queste situazioni dimostrano umanità e non hanno paura di mettere a nudo i loro sentimenti. Credo non si possa essere del tutto liberi dai condizionamenti dell’ambiente in cui si vive o lavora, ma almeno bisogna tentare di superarli. Credo che qualche sana follia ogni tanto faccia bene allo spirito e all’umore. Credo che il mio modello ideale di vita sia abbastanza semplice e tradizionale, una famiglia normale, un lavoro che mi interessi e mi dia sicurezza, una casa, forse dei figli: credo che tentare di realizzarlo e sostenerlo sarà la sfida più grande dell’intera esistenza. E qui non si può correre il rischio di sbagliare. Credo alle mie origini, che per quanto semplici, hanno contribuito a farmi arrivare fino a qui con qualche idea in testa e con un po’ principi a farmi da guida. Credo di aver molti limiti e difetti da colmare, o e qualche rimpianto di troppo nell’armadio ma anche di avere qualche buona potenzialità e qualche idea nel cassetto che mi permetterà di andare avanti provando a realizzare i miei obiettivi. Credo che alla fine non sia tutto qui, ma che da qualche parte prima o poi sia si debba iniziare. Quello è il momento giusto per fare i conti con noi. Non c’è via di scampo. Solo allora potremo dirci consapevoli di noi stessi e credere, forse, in un futuro migliore.
Di DL4U (del 06/10/2008 @ 09:31:46, in Letture, linkato 937 volte)
"I milanesi ammazzano il sabato" di Giorgio Scerbanenco, libro finito ieri. Un romanzo noir e poliziesco di veloce lettura, ben scritto e con una trama avvincente. E' la storia di un' indagine alla ricerca degli autori di un orrendo delitto compiuto ai danni di una ragazza, portatrice di un grave handicap mentale, lungo la strada che da Milano conduce a Lodi. E' la vicenda del dramma umano del padre della ragazza che non si arrende all'idea della morte atroce della figlia e delle ricerche di un ispettore di polizia della questura. Siamo verso la fine degli anni '60 (il romanzo è del 1969) e i fatti del libro si ambientano in una Milano ancora molto "meneghina", appena uscita dai ruggenti fasti di quel decenno e ormai pronta a tuffarsi nel controverso periodo delle bande criminali e del malaffare, delle pistole calibro nove, delle sparatorie per le strade e delle rapine alle banche col "salto del bancone". Da lì a poco Milano e l'Italia verrano travolte dai fatti dei cosidetti "anni di piombo". I milanesi di quest'epoca vivono ancora secondo ritmi tradizionali della grande città Lombarda, una routine metodica e rigorosa fatta di lavoro dalle nove alle cinque, dal lunedì al venerdì, di casa e famiglia. Nulla viene concesso allo svago... e se bisogna fare qualcosa di diverso, compreso ammazzare una persona, questo lo si fa al sabato o alla domenica: negli altri giorni c'è da lavorare. Da questo romanzo sono stati tratti gli spunti per diversi film sulla "mala milanese" ed è stato più volte oggetto di citazioni da parte di narratori contemponei (su tutti Carlo Lucarelli) per ricostruire quel periodo della nostra storia e di quella città. Vi consiglio la lettura di questo libro se volete far riaffiorare immagini e sapori di una Milano che ormai non c'è più.
Nella foto: il cortile della questura di Milano, in via Fatebenefratelli, uno dei luoghi principali del romanzo. Un cortile che diverrà protagonista della cronaca degli anni settanta con la vicenda della morte di Pinelli e del commissario Calabresi