Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di DL4U (del 26/04/2008 @ 20:58:40, in Passions, linkato 950 volte)
Alla presenza di pochi intimi e con la complicità di Andrea, mio meccanico di fiducia, stamattina la follia è stata compiuta...una firma e tra 45 giorni (più o meno) potrò allungare le mie mani bramose su di lei ... buahahahahahaha
Opel Astra GTC - 1.7 CDTi - 125 CV (92kW)
Turbodiesel common rail, 16V, testa in alluminio e monoblocco in ghisa. Coppia max 28,5 kgm (280 Nm) a 2300 giri/minuto. Cambio 6 marce, ABS e ESP Plus. Anniversary pack (cerchi lega da 16", sottoporta e appendici aerodinamiche anteriori e posteriori). Colore: Black Sapphire (black... of course )
Dopo questa estrema sboronata vi propongo il commercial di Opel per promozionare il GTC... per la cronaca questa pubblicità è bannata dagli animalisti un po' ovunque.. non capisco... why????
Di DL4U (del 23/04/2008 @ 22:21:01, in Passions, linkato 2402 volte)
Carissimi lettori & commentatori del blog, è venuto il momento di fare i conti con noi stessi. Per quanto possiamo apparire persone serie, composte e professionali (non guardiamoci in giro alla ricerca di altre persone.. stò parlando di voi... ) ciascuno di noi nasconde una vena più o meno sopita di tamarraggine. L' istinto primordiale, primitivo del tamarro (o altri sinonimi vedete voi...) c'è in tutti: in alcuni casi più palesemente manifestata (diciamo che questo non è il nostro caso) in altri rimane latente e nascosta nelle pieghe della personalità pronta a sbucare quando meno te lo aspetti. Badate bene: non stiamo parlando di tamarraggine di bassa lega che porta le persone ad essere dei coatti di borgata, è un istinto più profondo che fa sbocciare l'animo "tamarro" anche nelle persone più composte e inaspettate. Fate mente locale, ciascuno di noi lo può esprimere in modi e forme differenti (condividiamole!), ma sicuramente una delle manifestazioni più frequenti è l'automobile. Precisiamo subito una cosa: il tamarro che intendo io non è l'orgoglioso possessore del prototipo unico di Fiat Tipo, millecento, cerchi in lega di plastica, alettonazzo posticcio appiccicato col Bostik al lunotto, spoiler "rasaerba" sul frontale e trionfale led luminoso stile Kitt sul cofano; stò parlano di qualcosa più di classe di più sottile... per intenderci meglio andiamo nello specifico. Personalmente ho raggiunto l'emancipazione della motorizzazione nel lontano 1996 (per i più pronti nei calcoli...preciso che non mi hanno stampato alla scuola guida, visto che i 18 anni li ho compiuti nel 1995 ma essendo nato il 31/12 è evidente che, come sempre, ho potuto avere il documento nell'anno successivo...) e in quel periodo chi era come me fresco di patente sognava di mettere il proprio sacro posteriore sui sedili di guida sui alcuni modelli o "sogni" che con gli anni hanno acquisito l'aura di mito. Ma andiamo per ordine... Il primo sogno, più accessibile, era un bolide blu dai cerchi a razze dorate, motore 2000 e un nome che sapeva tanto di "racing": era la Renault Clio Williams (1994-1996) di cui di seguito pubblico una fotina nel totale splendore...
Motore 16V da 1998 cc, 147 CV a 6100 giri/min. La coppia massima era invece di 175 Nm ottenuti a 4500 giri/min. Velocità massima di 215 km/h e 0 a 100 km/h in 7"7. Un bolide nel corpo di un' utilitaria, che il grande Frank Williams firmò con apposita targhetta metallica numerata: un capolavoro che ebbe un glorioso trascorso nelle gare (rally, pista e salita) che ancora oggi a distanza di anni continua. La seconda passione accessibile (e per me lo è stato in pieno! ) era una piccola sportiva compatta dal motore 16V: certo non un missile come la Clio, ma mooolto stylish ! Era il 1994 e nasceva la Opel Tigra (vettura che secondo la mia filosofia era declinabile solo nel colore nero), un piccolo coupè prodotto sulla base della Corsa (stesso pianale ed interni) ma "vestita" da una carrozzeria sinuosa nata dalla matita dell'ingegnere giapponese Hideo Kodama. Due le motorizzazioni entrambe a benzina, un 1.4 cc ed un 1.6 cc con distribuzione a 4 valvole per cilindro e doppio albero a camme in testa da 90 e 106 CV rispettivamente. Entrambi i motori appartenevano alla famiglia Ecotec. La mia, del luglio 1996, è una milleequattro con 90 cavalli (e qualche ronzino ottenuto con qualche accorgimento). Eccola (non è la mia, ma è identica):
Ah... ancora oggi la ricomprerei, altro che la nuova Tigra Twin Top (non ha lo stesso spirito)! In quegli anni aprì il filone delle piccole coupè compatte sbaragliando tutti i concorrenti & copie (vedi Ford Puma). Ma su tutte c'era LEI, LA MACCHINA PER ECCELLENZA, LA REGINA:
Il sogno di un' intera generazione: il Deltone, l' Integrale o come specifica la carta d'identità: Lancia Delta HF Integrale 16v Evoluzione (nata come Delta 4WD nel 1986 sino alle ultime versioni speciali Evoluzione del 1994). Ecco i dati di targa del modello HF Evo2: trazione integrale, motore turbo (Garrett) da 1995 cc a 16V , 215 CV, velocità massima 220 km/h e 0-100 in 5,7 secondi... Alla storia di quest'auto che è ormai leggenda moltissimo ha contribuito il meraviglioso palmares di vittorie nel mondiale rally: sei anni consecutivi in vetta al mondo dal 1987 al 1993 (6 titoli marche, 5 titoli piloti, 46 vittorie assolute) anticipati nel 1985 dalla parentesi "estrema" della variante Delta S4 ("Sovralimentata a 4 ruote motrici"):
Un bolide da 480 CV (ma nell'ultima evoluzione era salita a 600 CV) con motore di soli 1759 CV, 16V, ma dotato di turbina KKK e compressore volumetrico "Volumex" . Un gioiello nato dallo staff Lancia Corse-Abarth sotto la sapiente guida dell'ingegner Lombardi. Questo missile dominò il gruppo B del mondiale rally (dominata dal compianto Henry Toivonen, che sulla S4 trovò la morte, Miki Biasion - ne fu collaudatore -, e Marku Allen) finchè questa divisione non fù abolita dalla FIA in quanto ritenuta troppo estrema e pericolosa. Ma torniamo al "Deltone". Eccola nei suoi panni di lavoro, come è ben stampata nella mente di tutti noi:
Livrea Martini Racing, stemma ed elefantino HF sulla mascherina, bella, potente: un mito della tecnologia automobilistica italiana universalmente riconosciuta nel mondo. Con il ritiro dalle competizioni dell' Integrale, si chiude (purtroppo definitivamente) la gloriosa storia nelle corse della Lancia (e delle officine Abarth che in team ne sviluppavano la parte tecnica) che vide i successi della Fulvia HF, della Stratos, della 037, della S4 e della Regina Delta. Che rimpianto! Altro che Lancia Y o Musa... per carità belle macchinette da città per signore ingioiellate, ma che nulla c'entrano con il vero lo spirito Lancia!! Rimasti definitivamente orfani della Delta, le nostre mire nascoste di "sboroni" si sono placate con l'arrivo delle giapponesi che ne hanno preso il posto (senza mai scalfirne il prestigio): le due concorrenti in eterna lotta, Subaru Impreza WRX STi e Mitsubishi Lancer Evolution (nelle varie numerazioni):
Belle, prepotenti ed eccessive (se confrontate con i modelli "cittadini" da cui derivano..) hanno diviso in due schiere le orde di appassionati tra i supporter della "Evo" e sfegatati dell'Impreza. Ancor oggi (nell' evoluzione 10 della Lancer e versione "berlina" della Subaru) sono oggetto di desiderio di tutti. A dar prestigio l'Impreza e a coltivare le nostre ambizioni di tamarri molto hanno contribuito le gesta del grande Colin McRae (R.I.P. sigh!) e le ore trascorse emulandolo sui videogames a lui dedicati. Ecco cosa intendo per spirito "tamarro inside" nella sua più verace declinazione automobilistica. Cari cultori del "leva", della "petomarmitta", del fitro aria conico, del "cometispremoicavallimappandotilacentralina" e della valvola pop-off ( Andrea "Virtual" ci sei??? Mi aspetto un commento sulla tua Peugeot 106 Rallye 16V ) chiudo il post con l'immagine del il mio prossimo gesto "insano" frutto della tamarraggine di cui sopra (l'immagine è puramente indicativa):
Opel Astra GTC - 1.7 CDTi - 125 CV - 6 marce Ovviamente nera (o forse al limite blu scuro metallizzato)!
Non c'è ancora nulla di formalizzato, ma i miei fidatissimi meccanici Opel (Andrea & Luca) sono al lavoro! News a breve
Ah!... Mi aspetto di conoscere le vostre degenerazioni e depravazioni in tema di tamarragine nei commenti a questo post !!!
Sono certo che non c'e' requentatore delle pagine di questo blog che non abbia dubbi se cito il nome del Sig. Wile E. Coyote e che non ne conosca per filo e per segno le innumerevoli traversie subite nel ligio svolgimento del proprio lavoro: l'eterna caccia al pennuto spocchioso e rompiscatole Road Runner (alias Beep Beep). Se siete giunti a questo punto della lettura non avete ancora capito di chi sto parlando, vi prego di passare ad altro blog! Insomma che infanzia difficile avete avuto .... Se, ovviamente come penso, avete ben presente la drammatica vicenda umana del Sig. Coyote, sarete consci del fatto che il nostro eroe è costretto alla fame cronica principalmente a causa della scarsissima qualità dei prodotti e degli strumenti di caccia fornitigli dalla società ACME Inc. Stufo di quanto sino a ora subito, finalmente il nostro protagonista si è deciso ad intentare causa legale alla ditta ACME (acronimo per "A Company which Make Everything") al fine di ottenere il giusto e definitivo risarcimento. Facendo di meglio di "Mi manda raitre", e portando finalmente alla luce quanto per anni è stato insabbiato da tutte le associazioni di consumatori, pubblichiamo con onore il testo integrale della causa intentata dal Sig. Wile E. Coyote nei confronti dell'azienda incriminata (ringraziamo l'Avv. Harold Schoff, legale del Sig. Coyote per la gentile concessione):
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COYOTE VS. ACME Nel Tribunale Distrettuale degli Stati Uniti, Distretto Sudovest, Tempe, Arizona Caso N. B19294, Giudice Joan Kujava, Presidente
Wile E. Coyote, Attore vs. Acme Company, Convenuto
Dichiarazione introduttiva del signor Harold Schoff, avvocato del signor Coyote:
Il mio cliente, il signor Wile E. Coyote, residente in Arizona e negli stati contigui, fa qui causa per danni contro l'Acme Company, fabbricante e distributrice al dettaglio di merce assortita, con sede legale in Delaware e affari in ogni stato, distretto e territorio. Il signor Coyote cerca compensazione per lesioni personali, lucro cessante, e sofferenze mentali causate come diretto risultato delle azioni e/o grave negligenza della detta societa', ai sensi del Titolo 15 del Codice degli Stati Uniti, Capitolo 47, sezione 2072, sottosezione (a), relativa alla responsabilita' per il prodotto. Il signor Coyote dichiara che in ottantacinque occasioni distinte ha acquistato dalla Acme Company (da qui in poi, "Convenuto" ), tramite il dipartimento ordini postali di questa societa', certi prodotti che gli hanno causato lesioni corporee dovute a difetti di manifattura o inadeguati avvisi di precauzione. Scontrini emessi al signor Coyote come prova dell'acquisto sono attualmente in possesso della Corte,contrassegnati come Reperto A. Tali lesioni sostenute dal signor Coyote hanno temporaneamente limitato la sua abilita' di guadagnarsi da vivere nella sua professione di predatore. Il signor Coyote e' un lavoratore autonomo e quindi non soggetto alla Compensazione INAIL. Il signor Coyote dichiara che il 13 Dicembre ricevette dal Convenuto via pacco una Slitta Razzo Acme. L'intenzione del signor Coyote era di usare la Slitta Razzo come ausilio nell'inseguimento della sua preda. Non appena ricevuta la Slitta Razzo il signor Coyote la tolse dal suo imballaggio di legno e, avvistando la sua preda in lontananza, attivo' l'accensione. Quando il signor Coyote si aggrappo' alle maniglie,la Slitta Razzo accelero' con una forza talmente improvvisa e precipitosa da allungare gli arti superiori del signor Coyote fino ad una lunghezza di venti metri. Successivamente, il resto del corpo del signor Coyote si proietto' in avanti con un violento sobbalzo, causandogli gravi sforzi alla schiena e al collo e piazzandolo inaspettatamente a cavalcioni della Slitta Razzo. Scomparendo oltre l'orizzonte a una velocita' tale da lasciare una scia tipo jet che si affievoliva lungo il suo percorso, la Slitta Razzo subito porto' il signor Coyote all'altezza della sua preda. In quel momento l'animale che stava inseguendo viro' bruscamente a destra. Il signor Coyote tento' vigorosamente di seguire questa manovra ma ne fu impossibilitato, a causa dello sterzo mal progettato della Slitta Razzo e del sistema di frenaggio difettoso o inesistente. Subito dopo, la progressione incontrollata della Slitta Razzo porto' essa con il signor Coyote in collisione con un fianco della mesa. Il Paragrafo Uno del Rapporto del Perito Medico (Reperto B), preparato dal Dott. Prof. Ernest Grosscup, dettaglia le fratture multiple, contusioni e danni ai tessuti riportati dal signor Coyote come risultato di questa collisione. La cura delle lesioni richiedette un bendaggio totale intorno alla testa (escludendo le orecchie), un collare, e l'ingessatura parziale o totale di tutte e quattro le gambe. Ostacolato da queste lesioni, il signor Coyote era tuttavia obbligato a sostentarsi. Tenendo a mente questo, acquisto' dal Convenuto come ausilio per la mobilita' un paio di di Pattini Razzo Acme. Quando tento' di usare questo prodotto, tuttavia, rimase coinvolto in un incidente notevolmente simile a quello che era capitato con la Slitta Razzo. Ancora, il Convenuto ha venduto pronta cassa, senza caveat, un prodotto che attaccava potenti reattori a getto (in questo caso, due) a veicoli inadeguati, con scarsi o inesistenti dispositivi per la sicurezza del passeggero. Ingombrato dalle sue pesanti ingessature, il signor Coyote perse il controllo dei Pattini Razzo subito dopo esserseli legati, ed entro' in collisione con un cartellone stradale cosi' violentemente da lasciare un buco della forma della sua intera silhouette. Il signor Coyote dichiara che in occasioni tropo numerose per elencarle tutte in questo documento ha sofferto inconvenienti con esplosivi acquistati dal Convenuto: il tric-e-trac " Piccolo Gigante" Acme, il Missile Terra-Aria Autoguidato Acme, etc. (Per una lista completa, si veda il Catalogo Postale Esplosivi Acme e l'allegata deposizione, ammessi a prova come Reperto C). In verita', si puo' affermare senza tema di smentita che non una volta un esplosivo acquistato dal Convenuto dal signor Coyote si e' comportato nella maniera prevista. Per citare giusto un esempio: a costo di molto tempo e sforzo personale, il signor Coyote costrui' attorno al bordo esterno di un picco uno scivolo di legno che iniziava dalla cima del picco e discendeva a spirale intorno ad esso fino a pochi metri sopra una X nera dipinta sul terreno desertico. Lo scivolo era progettato in maniera tale che un esplosivo sferico del tipo venduto dal Convenuto sarebbe rotolato facilmente e agilmente giu' fino al punto di detonazione indicato dalla X. Il signor Coyote piazzo' un generoso mucchietto di mangime per uccelli direttamente sulla X e quindi, portando con se' la Bomba Acme sferica (Catalogo #78-832), sali' in cima al picco. La preda del signor Coyote, vedendo il mangime, si avvicino', e il signor Coyote procedette ad accendere la miccia. In un attimo, la miccia brucio' fino alla base, causando la detonazione della bomba. Oltre che ridurre tutta l'accurata preparazione del signor Coyote a un niente, la detonazione prematura del prodotto del Convenuto risulto' nelle seguenti sfigurazioni del signor Coyote:
1. Gravi bruciature del pelo su testa, collo e nuca. 2. Discolorimento color carbone. 3. Frattura dell'orecchio sinistro alla base, che causo' dopo lo shock il penzolamento dell'orecchio con un rumore scricchiolante. 4. Totale o parziale combustione dei baffi, che produsse arricciamento, ingarbugliamento, e disintegrazione in cenere. 5. Radicale allargamento degli occhi, dovuto alla carbonizzazione delle sopracciglia e delle palpebre.
Veniamo ora alla Scarpe a Molla Acme. I resti di un paio di queste acquistate dal signor Coyote il 23 Giugno sono il Reperto B dell'Attore. Frammenti selezionati sono stati consegnati ai laboratori metallurgici dell'Universita' di California a Santa Barbara per delle analisi, ma fino ad oggi non e' stata trovata nessuna spiegazione per il malfunzionamento improvviso ed estremo di questo prodotto. Come pubblicizzato dal Convenuto, questo prodotto e' l'essenza della semplicita': due sandali di legno e metallo, ognuno attaccato a molle di acciaio temperato di grande forza elastica e strettamente compresse da un dispositivo a martelletto con una cordicella di rilascio. Il signor Coyote credeva che questo prodotto gli avrebbe consentito di balzare incontro alla sua preda nei momenti iniziali dell'inseguimento, dove i riflessi veloci pagano di piu'. Per aumentare ulteriormente il potere di spinta delle scarpe, il signor Coyote ne infisse il fondo sul lato di un grosso masso. Adiacente al masso c'era un sentiero che la preda del signor Coyote notoriamente frequentava. Il signor Coyote mise le sue zampe posteriori nei sandali di legno e metallo e si accuccio' in posizione di allerta, con la zampa anteriore destra che teneva saldamente la cordicella di rilascio. In breve tempo la preda del signor Coyote apparve effettivamente sul sentiero venendogli incontro. Senza il minimo sospetto, la preda si fermo' vicino al signor Coyote, ampiamente dentro il raggio d'azione delle molle in piena estensione. Il signor Coyote misuro' la distanza con cura e procedette a tirare la cordicella di rilascio. A questo punto, il prodotto del Convenuto avrebbe dovuto spingere il signor Coyote via e lontano dal masso. Invece, per ragioni ancora sconosciute, le Scarpe a Molla Acme spinsero il masso lontano dal signor Coyote. Mentre la preda designata continuava a tirar dritto indisturbata, il Signor Coyote penzolava sospeso nell'aria. Poi le due molle appaiate fuono richiamate, portando i piedi del signor Coyote a una violenta collisione con il masso, il pieno peso della sua testa e parti anteriori gravante sopra le sue estremita' inferiori. La forza di questo impatto quindi causo' un rimbalzo delle molle, al che il signor Coyote fu spinto verso il cielo. Un secondo richiamo con collisione segui'. Nel frattempo il masso, che era approssimativamente ovoidale nella forma, aveva iniziato a rimbalzare giu' per il fianco della collina, con lo scatto e il richiamo delle molle che ne incrementavano la velocita'. Ad ogni rimbalzo, il signor Coyote veniva in contatto con il masso, o il masso veniva in contatto con il signor Coyote, o entrambi venivano in contatto con il suolo. Siccome la pendenza era lunga, questo processo continuo' per un po' di tempo. La sequenza delle collisioni risulto' in un danno fisico sistemico del signor Coyote, id est, appiattimento del cranio, spostamento laterale della lingua, riduzione della lunghezza delle gambe e della parte inferiore del corpo, e compressione delle vertebre dalla base della coda alla testa. La ripetizione dei colpi lungo un asse verticale produsse una serie di pieghe orizzontali regolari nei tessuti corporei del signor Coyote - una rara e dolorosa condizione che causo' al signor Coyote un'espansione verso l'alto e una contrazione verso il basso alternatamente mentre camminava, e l'emissione di un fischio stonato, tipo fisarmonica, ad ogni passo. La natura distraente e imbarazzante di questo sintomo e' stata un grosso impedimento nella ricerca del signor Coyote di una normale vita sociale. Come la Corte e' senza dubbio consapevole, il Convenuto ha un monopolio virtuale della fabbricazione e vendita di beni richiesti dal lavoro del signor Coyote. E' nostro contenzioso che il Convenuto ha usato il suo vantaggio di mercato a detrimento del consumatore di prodotti specializzati quali polvere pruriginosa, aquiloni giganti, trappole per tigri Burmesi, incudini, ed elastici lunghi cinquanta metri. Per quanta sfiducia possa aver maturato nei prodotti del Convenuto, il signor Coyote non aveva altra fonte di rifornimento domestica a cui rivolgersi. Ci si puo' solo chiedere cosa farebbero i nostri partner commerciali in Europa e Giappone di una tale situazione, dove ad una societa' gigante e' ripetutamente permesso di vittimizzare il consumatore nella maniera piu' avventata ed errata. Il signor Coyote chiede rispettosamente che la Corte tenga in considerazione queste maggiori implicazioni economiche e valuti i danni punitivi nella misura di diciassette milioni di dollari. In addizione, il signor Coyote chiede danni materiali (pasti mancati, spese mediche, giorni persi nell'occupazione professionale) nella misura di un milione di dollari; danni biologici (danni morali, offese alla reputazione) di venti milioni di dollari; e parcella dell'avvocato di settecentocinquantamila dollari. Danni totali: trentotto milioni settecentocinquantamila dollari. Concedendo al signor Coyote la somma piena, questa Corte censurera' il comportamento del Convenuto e dei suoi amministratori, dirigenti, azionisti, successori, e riaffermera' il diritto del predatore individuale ad un'uguale protezione sotto la legge.
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Inutile dire che questo blog supporta la lotta del Sig. Coyote ed è pronto a sostenere una "class action" contro la ACME Inc. Pubblichiamo altresì il catalogo completo dei prodotti ACME: se avete anche voi acquistato da questa azienda vi preghiamo di contattare il gestore del blog al fine di unire il vostro nome nella lista di azione contro questi produttori di congegni letali!!
Aiutiamo Wile E. Coyote nella lotta!
Elle-Elle Live 2008 - Ligabue - sabato 5 luglio a Milano - stadio San Siro ____________________________ Ci han concesso solo una vita Soddisfatti o no qua non rimborsano mai E calendari a chiederci se stiamo prendendo abbastanza abbastanza Se per ogni sbaglio avessi mille lire Che vecchiaia che passerei Strade troppo strette e diritte Per chi vuol cambiar rotta oppure sdraiarsi un po' Che andare va bene pero' A volte serve un motivo, un motivo Certi giorni ci chiediamo e' tutto qui? E la risposta e' sempre si' Non e' tempo per noi che non ci svegliamo mai Abbiam sogni pero' troppo grandi e belli sai Belli o brutti abbiam facce che pero' non cambian mai Non e' tempo per noi e forse non lo sara' mai Se un bel giorno passi di qua lasciati amare e poi scordati svelta di me che quel giorno e' gia' buono per amare qualchedun'altro qualche altro dicono che noi ci stiamo buttando via ma siam bravi a raccoglierci. Non e' tempo per noi che non ci adeguiamo mai Fuorimoda, fuoriposto, insomma sempre fuori dai Abbiam donne pazienti rassegnate ai nostri guai Non e' tempo per noi e forse non lo sara' mai Non e' tempo per noi che non vestiamo come voi Non ridiamo, non piangiamo, non amiamo come voi Forse ingenui o testardi Poco furbi casomai Non e' tempo per noi e forse non lo sara' mai
Non è tempo per noi - Ligabue -1990
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Mi piace molto il testo di questa canzone. In "Non è tempo per noi" si sente e si legge lo spirito originale di Luciano Ligabue e delle canzoni del primo album (l'omonimo dell'esordio, datato 1990): un disco suonato con la band originale dei ClanDestino e che contiene canzoni ormai famosissime ("Balliamo sul mondo", "Bambolina e Barracuda", "Piccola stella senza cielo" e "Marlon Brando è sempre lui" tra le altre... ) e pietre miliari nella discografia del rocker di Correggio. Pezzi vivaci, sentiti forse ancora connotati da uno stile ancora acerbo ma cantati con quella voglia di emergere dalla gavetta che li hanno resi successi duraturi negli anni. A distanza di tempo, il prossimo luglio si va alla seconda live del Liga a Milano dopo aver recuperato al volo quattro biglietti su Ticketone... massì in fondo ogni tanto queste botte di vita ci vogliono, sarà una serata sicuramente diversa ... e l'ultimo???
In queste ore, con lo spoglio delle schede elettoriali, si sta delineando il nuovo assetto politico nazionale; come già avvenuto nelle scorse tornate assistiamo al capovolgimento di fronte rispetto al precedente governo, questa volta a dir la verità forse con maggiori margini, ma sostanzialmente l'impressione personale è che, bene o male, nulla cambierà in modo significativo rispetto al recente passato. La nuova maggioranza si barcamenerà tra sopravvivenza e interessi personali; con i numeri che la Lega in queste consultazioni sta ottenendo difficilmente sarà "imbrigliabile" con semplicità nel recito della coalizione a cui appartiene e prevedo diverrà presto ago della bilancia in molte decisioni. Per il resto sarà il solito piattume asservito agli interessi di pochi (o di uno solo ?!?) tenuto conto che quello che è rimasto di AN si è sciolto nel brodo stantio e ripetivo del nuovo PdL; rivederemo le solite facce, risentiremo i soliti discorsi triti e ritriti e come per magia torneranno in auge discorsi affossati dalla precedente coalizione di governo (si prepari l'Ingegner Cane di Fabio de Luigi: il ponte sullo stretto sarà da fare e serviranno "miliiiillemila" milioni di euro...), tornerà la finanza creativa e condonata di Tremonti. Il tutto guidato da un settantenne, imbacuccato e per certi versi già imbalsamanto, con sorriso marchiato Richard Ginori e tanta vanità da playboy da dancing di provincia. Pregusto già le meravigliose creazioni comiche (dopo le corna, gli apprezzamenti da osteria, cosa si inventerà? ) dello "Psiconano" nei principali convegni e appuntamenti internazionali. Con tutto questo dall'altra parte cosa troviamo? Una coalizione guidata da un Veltroni utopico con evidenti problemi di sdoppiamento della personalità, ritenendosi per lo più la reincarnazione "de nojaltri" di J.F.Kennedy a distanza di 45 anni dalla sua morte. E' evidente che con un programma che punta al "paese che non c'è" , senza un minimo di concretezza sulle reali esigenze del paese e dei suoi cittadini, non i poteva andare molto lontano. Avrà pesato anche il non essersi staccati da un fardello troppo immondo come quello dell'amministrazione della Campania che ha lordato e "sputtanato" una città, una regione, un paese agli occhi del mondo intero, avrà pesato il non aver saputo proporre un programma reale e propositivo (e non una fotocopia di quello del concorrente), avranno pesato i fardelli e le eredità negative del precedente governo di centro sinistra uscito battuto dal voto del parlamento. E' lecito dubitare anche sulla concretezza che saprà dare il PD al suo ruolo di opposizione: sarà costruttiva o sarà come sempre (prescidendo da colori e orientamenti) la tipica opposizione distruttiva votata unicamente alla caduta del governo vigente? Propendo per questa seconda ipotesi. Governare (in maggioranza ed opposizione) un paese significa dar vita ad iniziative che portino all'effettivo ammodernamento delle infrastrutture, all'adeguamento tecnologico e culturale della società e delle persone. Significa incentivare i giovani, la loro iniziativa (nel campo della ricerca e del lavoro), motivare e sapere coltivare quel patrimonio unico di voglia e creatività insita nelle generazioni più giovani: una nazione può innovare soltanto con il viso e le idee dei giovani, non con le manovre politiche e finanziarie di un manipolo di sessanta-settantenni e più che nel mondo reale (e non drogato della politica) sarebbero già da tempo in pre-pensionamento. La forza di un paese è nella capacità di adeguarsi velocemente con la ricerca e l'adozione su larga scala delle nuove tecnologie al servizio dei cittadini e delle comunità: comunicazioni sicure e veloci, trasmissione e accessibilità alle informazioni (e alla cultura) in tempi rapidi e secondo modalità semplici, servizi ed infrastrutture moderne ed adeguate alle esigenze del cittadino. Il che vuol dire mezzi pubblici decenti e affidabili capaci di essere una valida alternativa al trasporto su gomma, reti viarie degne di questo nome e non surrogati di mulattiere, autostrade percorribili e non eterni ingorghi incompiuti. La vitalità, la capacità di produrre e il benessere di una nazione non espressa dal nudo e crudo PIL, Queste sono espresse dalla capacità di dare una risposta adeguata alle esigenze di lavoro e solidità personale dei cittadini, evitando i gorghi infernali del precariato, dell'interinale; sono date dalla volontà di innovare e ricercare sia a livello accademico che a livello aziendale (per troppo tempo ho visto la ricerca universitaria segregata in scantinati oscuri e mal dotati, quando in altri paesi è portata in palmo di mano). Lo stato non deve essere vampiro e sanare con le tasse e la fiscalità le emorragie della gestione scriteriata e spendacciona della classe politica; per quanto tempo balzelli e accise dell'anteguerra dovranno affliggere i consumi della gente ed i costi delle materie prime? In un contesto dove (sia tu imprenditore o dipendente) lo stato ti succhia più del 40-45% del tuo introito senza darti nulla in cambio in termini di servizi o miglioramento della qualità della vita, le aziende stagnano nella necessità di sopravvivere e sbarcare il lunario rivalendosi avidamente sul dipendente, sul precariato è impossibile che si instauri un volano di rinascita e risollevamento di un paese. Vengono così a mancare le fondamenta e le certezze su cui è possibile formare nuove famiglie, dare nuovo impulso all'economia ed innovare un paese. Mentre altri paesi, che fino a pochi decenni fa erano il fanalino di coda del continente (economicamente e politicamente) - vedi la Spagna - hanno fatto nel concreto passi da gigante nell'innovazione culturale, sociale e strutturale in Italia si sopravvive di un passato da settima potenza economica del mondo che non c'è più (e forse in realta non c'è mai stato), si risponde al problema energetico con centrali elettriche a carbone, si distrugge il patrimonio turistico e ambientale con la monnezza, la sciatteria e l'ignoranza (chissà poi perchè ci ostinamo a seppellire tutto ancora in una discarica quando con i termovalorizzatori in altri paesi più avveduti - vedi la Germania - con la nostra monnezza ci fanno denaro sonante), ci si bea dell'Expo di Milano 2015 ben sapendo dei criteri con cui questo è stato assegnato e del fiume di denaro pubblico che verrà sperperato in opere che mai verranno finite e che faranno bella compagnia a quelle "storiche" di Italia 90. Intanto la credibilità internazionale del paese intero va a farsi benedire assieme alla nostra ormai rinomata incapacità di autogovernarci e di darci una solidità politica. Ciò fa tremendamente irritare è l'incapacità dei politici di assumere il ruolo (sia di governo o opposizione) che il voto loro assegna: meglio passare il tempo ad insultarsi e demolendosi a vicenda (magari tra le pareti sicure e servili di uno studio televisivo, che è molto più moderno di in un' aula del parlamento...) anzichè pensare al dar vita ad un progetto corale e costruttivo. Arriverà l'estate ed arriveranno i soliti problemi come la siccità (mentre più della metà dell'acqua potabile si perde nelle falle di una rete idrica colabrodo), torneranno i grandi drammi (dopo Cogne e Garlasco pian piano ci si sta spostando verso sud, chissà che non ci sia un gran ritorno del mostro di Firenze..) che grazie ad una sapiente sovraesposizione mediatica ci distoglieranno dalla realtà di tutti i giorni, ci racconteranno che è bene aver paura del prossimo con un bell' "Allarme immigrazione" sparato a tutto volume dai titoli dei TG (meglio restare chiusi in casa nel sicuro rimbabimento di una tv omologata e ovunque identica per mancanza di contenuti), non ci diranno che la criminalità è frutto di lassismo ed ipocrisie nella gestione dei problemi sociali di mancanza di programmi di inserimento e integrazione, di assoluta inesistenza di piani di gestione e inserimento dei flussi migratorii. Non verrà risolta l'ingerenza della politica, nei fatti e nella vita delle persone, capace di bloccare ogni forma di decisione a livello nazionale giù fino a quello comunale. E poi se ci sarà da fare un nuovo G8 o altre cavolate simili, rifacciamolo senza dubbio in Italia: tanto qui è possibile blindare il centro di una città per far incontrare una decina di fessi che mai decideranno nulla del vero destino del mondo, fare tutto il casino che si vuole mettendo a ferro e fuoco ogni cosa per le strade o negli stadi (ma non farti beccare dalla polizia, che se ti va di sfortuna finisci in mezzo ad un manipolo di agenti picchiatori di Bolzaneto), far esplodere con qualche bomba di stato (vai tranquillo ...tanto c'è ancora da capire chi ha fatto cosa a piazza Fontana, a piazza della Loggia, sull'Italicus, alla stazione di Bologna, sul DC9 di Ustica, sul Cermis .... ora che ti beccano fai in tempo a vivere almeno due vite in tutta tranquillità), radere al suolo il raro verde pubblico per inventarsi una neorealistica colata di cemento che prima o poi un condono provvederà a sanare, chiedere ed ottenete incentivi economici a fondo perso per finanziare opere pubbliche meravigliosamente inutili o da lasciare incompiute (ma non provare a chiedere un mutuo per acquistarti una prima casa senza avere almeno quattro soldi in banca.. barbone!) ; e se proprio proprio non riesci a sbarcare il lunario, fondamentalmente non sai fare un cazzo, non hai nessuna cultura e voglia di migliorarti, non te ne frega di nulla e di niente, non ti preoccupare: un posto in parlamento o nella casa di un reality (scegli tu, tanto è indifferente, sempre di bordello si tratta) lo troverai sempre... ma se ostinatamente non ti rassegni al tuo piccolo compitino da bravo italiano medio, se ritieni ancora necessario pensare con la tua testa, far valere le tue ragioni e scoperchiare le storture del Belpaese vedi almeno di non passare in auto sull'autostrada di Capaci in un giorno di maggio: qualcuno potrebbe averne a male e poi tocca aprire un nuovo cantiere per sistemare il tutto.
Il nuovo ministro dell'Economia e il nuovo ago della bilancia della nuova maggioranza...
Rispondo con notevole ritardo a Luca che ha commentato il 02/04 il post sul DD-WRT e la Fonera. L'installazione del firmware sul router Linksys WRT54GL è fattibile; verifica però prima la versione del tuo hardware leggendo la targhetta riportata sotto l'apparato (vedi figura sotto)
Dovresti avere la versione 1.0 (che è anche l'unica presente sul sito Linksys). La versione 1.0 del Linksys WRT54GL è ufficialmente supportata ed è presente nella lista dei device compatibili con il DD-WRT:
http://www.dd-wrt.com/wiki/index.php/Supported_Devices#Linksys
La procedura di modifica in questo caso è molto più semplice dato che il firmaware lo carichi direttamente dall'interfaccia web di gestione del router (dalla sezione "Administration" -> "Firmware Update"), come è ben spiegato in questo forum:
http://www.testmy.net/forum/t-12222
Non ho esperienza diretta; io ho un Linksys WRT54G versione 7 (che non supporta DD-WRT), ma dovrebbe andarti bene senza problemi. Unica cosa da considerare è la garanzia del prodotto: se è ancora sotto garanzia in caso di problemi dovresti ricaricare la versione originale del firmware Linksys, altrimenti non penso ti diano assistenza. Trovi il fw Linksys originale qui (tieni via una copia in caso di recovery ). Buon modding!
Sino al giugno 2007 Castelletto Ticino poteva vantare di avere una squadra di basket (la Basket Draghi) nel campionato di LegADue nazionale. Poi una discussa e abbastanza oscura operazione economica-commerciale ha portato gran parte della squadra, della dirigenza ed il titolo sportivo di LegaDue dalla mia cittadina a Novara. Dal 13 giugno 2007 la Basket Draghi - ex IGNIS Castelletto Ticino è stata trasferita di peso dal suo paese di nascita a Novara, sostituendo la squadra locale degli Aironi. l titolo degli Aironi di Novara di B1 è stato ceduto dall'industriale Renzo Cimberio ad una cordata formata da varie società di Castelletto Ticino con a capo un nuovo gruppo dirigenziale, che hanno dato vita alla Pallacanestro Lago Maggiore attualmente attiva in paese con la squadra NOBILI -SBS. A sua volta Renzo Cimberio ha abbandonato il Piemonte portando la sponsorizzazione alla Pallacanestro Varese (militante in LegAUno).
Tutta questa operazione, la fuga del titolo e della squadra dal paese d'origine per puri interessi economici non è mai andata giù alla gente di Castelletto ed in particolare al gruppo storico dei tifosi (Viking Ticino).... E proprio in questi giorni in cui la squadra di Novara è retrocessa nella serie B d'Eccellenza ed è colata a picco a causa di una stagione disastrosa ecco cosa è apparso sui muri del paese:
John Belushi (Chicago, 24 gennaio 1949 – Los Angeles, 5 marzo 1982) ________________________________________________________________
Di DL4U (del 06/04/2008 @ 02:31:21, in Cinema, linkato 1354 volte)
Questa settimana finalmente ci sono riuscito; era diverso tempo che volevo procurarmelo per poterlo vedere: lasciatemelo dire ne è valsa la pena. Questa volta vi propongo il mio punto di vista su “Radiofreccia”, opera prima del 1998 di Luciano Ligabue nei panni di regista e sceneggiatore cinematografico.
Ispirato alla raccolta di racconti “Fuori e dentro dal borgo” dello stesso cantautore il film fu un inaspettato successo al botteghino e fu premiato con ben tre David di Donatello, due Nastri d’Argento e tre Ciak d’Oro. Motivo di tanto consenso? La risposta l’ho trovata facilmente nella trama, nelle dinamiche, nei personaggi e nelle vicende raccontate nella pellicola: sono le storie irrequiete, disperate, goliardiche e drammatiche al tempo stesso della provincia emiliana e di un gruppo di giovani, tra i diciotto e i venti anni, nell’Italia degli anni settanta. A far da volano alla trama del film la rivoluzione delle radio libere, della “pirateria” sulle onde FM, un fenomeno che in quegli anni (la storia prende le mosse nel 1975) scatena nell’Italia del monopolio e delle bombe la fantasia scanzonata, la voglia repressa ed irrinunciabile di comunicare idee, l’istinto di cambiamento e rottura di un’intera generazione di giovani già in fermento. Basta un trasmettitore da poche lire, un paio di giradischi, un mixerino, un microfono e una buona collezione di vinili e una radio è fatta: l’etere è lì, a disposizione di chiunque abbia voglia di dire qualcosa di diverso, di fa sentire al propria voce e il proprio pensiero. Anche a distanza di chilometri. Le porte si aprono, le distanze si annullano, la profonda e più isolata provincia dell’Italia può essere per un attimo al centro del mondo. E’ una rivoluzione culturale (seguita forse solo da internet tanti anni dopo) che per la prima volta “spara” nella modulazione di frequenza le note di David Bowie, degli Stones, dei Pink Floyd, le discussioni sui veri problemi dei giovani e della società in generale. Ecco in questo contesto, nell’italica Bassa Padana (che in tutto e per tutto è tagliata su Correggio, paese natale di Ligabue) cinque ragazzi si inventano una radio dopo averne avuta l’idea sentendone il suono di un’altra (FM pirata) nel bar di Adolfo (Francesco Guccini) , loro unico punto di aggregazione in un paese altrimenti morto e monotono. Nasce con tanto impegno, pochi soldi e molta passione “Radio Raptus” , ribattezzata poi, diciotto anni dopo la sua nascita “RadioFreccia. Benassi Ivan (riportiamo rigorosamente il cognome prima del nome come usa nella “bassa” reggiana - ruolo interpretato da uno Stefano Accorsi in piena forma) detto “Freccia” per una strana voglia che ha sulla tempia è il leader del gruppo formato da Iena (Alessio Modica), Boris (Roberto Zibetti), Tito (Enrico Salimbeni) e Bruno (Luciano Federico). Il narratore della storia, ripercorsa in un lungo flashback che parte dal giorno della morte di Freccia nonché ultimo di trasmissione della radio dopo diciotto anni, è Bruno: lui che ha fortissimamente voluto e creato Radiofreccia, coinvolgendo poi tutti gli altri, ricorda i fatti di questi quasi diciotto anni, interrompendo il racconto il 24 aprile 1993, un minuto prima del diciottesimo compleanno della radio: l’anno in cui sarebbe diventata adulta. Il racconto ruota intorno a Freccia un ragazzo dalla famiglia inesistente (padre morto e madre zoccola) ma bello, coraggioso, leale, simpatico; a cambiare i rapporti di Freccia con gli amici di sempre, con il mondo arriva con l’eroina offerta una sera da una ragazza; con la droga e i “buchi” arrivano l'isolamento, e la difficile china da risalire per uscire dal fosso della dipendenza. La forza di Freccia si manifesta nella voglia di uscirne, d'innamorarsi ancora (purtroppo della ragazza sbagliata) e nella capacità di confessare e raccontare tutta la propria vicenda davanti ad un microfono a monito per tutti i giovani come lui. Accanto al protagonista si intrecciano le storie di Tito che tenta di uccidere il padre che abusa della sorella, di Iena che sposa una donna che lo tradirà con Boris il giorno stesso delle nozze, durante il pranzo. Solo Bruno, più posato e razionale, avrà sorte migliore e una vita normale con la fidanzata Ilaria. Proprio Bruno dopo la morte di Freccia, chiuderà le trasmissioni di “Radio Raptus” ormai divenuta "Radiofreccia", esattamente un minuto prima che compia diciotto anni.
Ligabue dirige il film con schiettezza e sincerità (d’altra parte racconta e filma storie autobiografiche e luoghi da lui direttamente vissuti) rappresentando in modo a volte crudo, a volte ironico ma sempre efficace e diretto la realtà dell’Italia, della società e dei giovani di quegli anni. A supporto del racconto una scelta musicale notevole per la colonna sonora ( Can't Help Falling in Love di Elvis Presley - suonata dalla banda del borgo - , Sweet Home Alabama dei Lynyrd Skynyrd, Run Through the Jungle dei Creedence Clearwater Revival, Love is the Drug dei Roxy Music, Rebel Rebel di David Bowie, Don't Stop dei Fleetwood Mac, My Sharona dei Knack e altri..).
Tra le sequenze del film una su tutte rimane fissa nella memoria: il monologo notturno di Freccia alla radio. Il “Credo” laico recitato da Ivan Benassi è un discorso, semplice ma immediato, quasi una piccola filosofia, in cui ciascuno di noi ci si può ritrovare, anche a trent’anni e più di distanza…
« Buonanotte. Quì è Radio Raptus, e io sono Benassi - Ivan. Forse lì c'è qualcuno che non dorme. Beh, comunque che ci siete oppure no io c'ho una cosa da dire. Oggi ho avuto una discussione con un mio amico. Lui è uno di quelli bravi: bravi a credere in quello cui gli dicono di credere. Lui dice che se uno non crede in certe cose non crede in niente. Beh, non è vero: anch' io credo. Credo nelle rovesciate di Bonimba e nei riff di Keith Richards; credo al doppio suono di campanello del padrone di casa che vuole l'affitto ogni primo del mese; credo che ognuno di noi si meriterebbe di avere una madre e un padre che siano decenti con lui almeno finché non si sta in piedi; credo che un Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa; credo che non sia tutto qua, però prima di credere in qualcos'altro bisogna fare i conti con quello che c'è qua, e allora mi sa che crederò primo o poi in qualche Dio; credo che semmai avrò una famiglia sarà dura tirare avanti con 300.000£ al mese, però credo anche che se non leccherò culi come fa il mio caporeparto difficilmente cambieranno le cose; credo che c'ho un buco grosso dentro ma anche che il Rock 'n' roll, qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro e le stronzate con gli amici, beh, ogni tanto questo buco me lo riempiono; credo che la voglia di scappare da un paese con 20.000 abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e credo che da te non ci scappi neanche se sei Eddy Merckx; credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri. Credo che per credere, certi momenti, ti serve molta energia. Ecco, vedete un po' di ricaricare le vostre scorte con questo. » (Discorso di Freccia su Radio Raptus, prima di mandare in onda "Rebel Rebel" di David Bowie)
Lettera agli amici
("La Marioneta")
di Johnny Welch
"La Marioneta" fa parte del libro "Lo Que Le He Enseñado a la Vida", scritto dello scrittore messicano Johnny Welch, sotto lo pseudonimo Don Molfes. Il libro, in realtà, è un doppio libro, che si può leggere sia da un verso sia dall'altro. Nel verso corretto, si trova "Lo Que Me Ha Enseñado la Vida" (Quello che mi ha insegnato la vita), a firma di Johnny Welch. Leggendo, invece, il libro dalla quarta di copertina, si trova "Lo Que Le He Enseñado a la Vida" (Colui che mi ha insegnato a vivere), a firma di Don Molfes. Lo scritto si diffuse nel 2000 venendo attribuito erroneamente a Gabriel G. Marquez . Nonostante siano passati diversi anni, ancora adesso su internet si trova questo testo seguito dalla firma di Gabriel Garcia Marquez. Questa errata attribuzione è dovuta al quotidiano peruviano "La Republica" che nel maggio del 2000 pubblicò questo testo sulle sue pagine attribuendolo a Garcia Marquez, quale commiato e testamento morale del grande autore. In tanti lo celebrarono come capolavoro e come sublime epitaffio del Premio Nobel. Appena si diffuse la notizia che il brano era in realtà stato scritto da Johnny Welch, ventriloquo e scrittore messicano, come monologo per il suo pupazzo Don Mofles, il pezzo diventò improvvisamente spazzatura. Tutta la sensibilità di Marquez si trasformò in sentimentalismo da quattro soldi, la poesia fu bollata come un maldestro tentativo di strappar lacrime e il povero ventriloquo finì per non ricevere nessun merito per un brano che per lungo tempo era stato considerato un piccolo gioiello da consegnare alla storia della letteratura sudamericana. Una storia che fa riflettere su come possono cambiare in fretta le opinioni delle persone, su come spesso le opinioni si costruiscano esclusivamente su idee preconcette senza preoccuparsi di andare oltre l'apparenza, il condizionamento o il "sentito dire"... in ogni caso ci resta questo bel testo da leggere e conservare, chiunque poi lo abbia scritto, contano le idee ....
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" Se per un istante Dio si dimenticasse che sono una marionetta di stoffa e mi facesse dono di un pezzo di vita, probabilmente non direi tutto ciò che penso, ma penserei a tutto ciò che dico.
Valuterei le cose, non per il loro valore, ma per ciò che significano. Dormirei poco, sognerei di più, essendo cosciente che per ogni minuto che teniamo gli occhi chiusi, perdiamo sessanta secondi di luce.
Andrei avanti quando gli altri si ritirano, mi sveglierei quando gli altri dormono.
Ascolterei quando gli altri parlano e con quanto piacere gusterei un buon gelato al cioccolato. Se Dio mi desse un pezzo di vita, mi vestirei in modo semplice, e prima di tutto butterei me stesso in fronte al sole, mettendo a nudo non solo il mio corpo, ma anche la mia anima.
Dio mio se avessi un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei l’arrivo del sole. Sulle stelle dipingerei una poesia di Benedetti con un sogno di Van Gogh e una canzone di Serrat sarebbe la serenata che offrirei alla luna.
Annaffierei le rose con le mie lacrime per sentire il dolore delle loro spine e il rosso bacio dei loro petali.
Dio mio se avessi un pezzo di vita, non lascerei passare un solo giorno senza dire alle persone che amo, che le amo. Direi ad ogni uomo e ad ogni donna che sono i miei prediletti e vivrei innamorato dell’amore.
Mostrerei agli uomini quanto sbagliano quando pensano di smettere di innamorarsi man mano che invecchiano, non sapendo che invecchiano quando smettono di innamorarsi!
A un bambino darei le ali, ma lascerei che imparasse a volare da solo. Ai vecchi insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia, ma con la dimenticanza.
Ho imparato così tanto da voi, Uomini… Ho imparato che ognuno vuole vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel come questa montagna è stata scalata.
Ho imparato che quando un neonato stringe per la prima volta il dito del padre nel suo piccolo pugno, l’ha catturato per sempre.
Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardare dall’alto in basso un altro uomo solo per aiutarlo a rimettersi in piedi.
Da voi ho imparato così tante cose, ma in verità non saranno granchè utili, perchè quando mi metteranno in questa valigia, starò purtroppo per morire.
Dì sempre ciò che senti e fa’ ciò che pensi.
Se sapessi che oggi è l’ultima volta che ti guardo mentre ti addormenti, ti abbraccerei fortemente e pregherei Dio per poter essere il guardiano della tua anima.
Se sapessi che oggi è l’ultima volta che ti vedo uscire dalla porta, ti abbraccerei, ti darei un bacio e ti chiamerei di nuovo per dartene altri.
Se sapessi che oggi è l’ultima volta che sento la tua voce, registrerei ogni tua parola per poterle ascoltare una e più volte ancora.
Se sapessi che questi sono gli ultimi minuti che ti vedo, direi “ti amo” e non darei scioccamente per scontato che già lo sai.
Sempre c’è un domani e la vita ci dà un’altra possibilità per fare le cose bene, ma se mi sbagliassi e oggi fosse tutto ciò che ci rimane, mi piacerebbe dirti quanto ti amo, che mai ti dimenticherò.
Il domani non è assicurato per nessuno, giovane o vecchio. Oggi può essere l’ultima volta che vedi chi ami. Perciò non aspettare oltre, fallo oggi, perchè se il domani non arrivasse, sicuramente compiangeresti il giorno che non hai avuto tempo per un sorriso, un abbraccio, un bacio e che eri troppo occupato per regalare un ultimo desiderio.
Tieni chi ami vicino a te, digli quanto bisogno hai di loro, amali e trattali bene, trova il tempo per dirgli “mi spiace”, “perdonami”, “per favore”, “grazie” e tutte le parole d’amore che conosci.
Nessuno ti ricorderà per i tuoi pensieri segreti. Chiedi a Dio la forza e la saggezza per esprimerli. Dimostra ai tuoi amici e ai tuoi cari quanto sono importanti. "
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