Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Grazie a Fede x la segnalazione & il commento al mio ultimo post; "Jhonny" : seguirò immediatamente il tuo consiglio e visto che non l'ho ancora fatto pubblicamente su queste pagine... ancora un grazie di cuore ancora per l'ospitalità della scorsa settimana !!!Allo stesso modo un mega saluto dal blog ai "Compagni di Merende" di sabato scorso in quel di San Salvatore (in rigoroso ordine alfabetico Anto, Dany, Pier e Teo): è stata una bella giornata tra amici, finalmente un po' spensierata lontana da tutti i nostri casini, dalle solite routine e dai soliti discorsi. E mi han fatto estremamente piacere i vostri riscontri positivi. Alla prossima (in terra brianzola ?!?) ! Ringrazio infine Eros che ha indicizzato le pagine di questo blog tra i feed rss del suo Outlook.. ho visto che smanetti su dblog a quando una tua "pubblicazione" ???
Avviso che questo è un post tecnico.. vi rimando ai prossimi per le "patacate" del periodo pasquale...
In questo periodo per lavoro ho avuto modo di affrontare l’argomento ISCSI e storage condivisi su network TCP/ IP. In ambito lavorativo abbiamo adottato un sistema professionale brandizzato HP su base Windows Storage Server 2003 (ovviamente su hardware dedicato e con costi non abbordabili per un uso domestico): ho quindi affrontato una ricerca per ottenere un risultato equivalente, sempre su base Windows (2000 professional e server, XP Pro e 2003 Server). Ma prima di descrivervi i risultati dei miei studi, una breve panoramica sulla tecnologia: Internet -SCSI (ISCSI appunto) è un protocollo standard per incapsulare i tipici comandi SCSI all’interno di pacchetti TCP/IP e che consente il trasporto blocchi di dati su reti IP. ISCSI è di norma utilizzato per realizzare Storage Area Networks (SANs) IP based. Il principale vantaggio di questa soluzione è la possibilità di creare storage a basso costo, caratterizzate da buone prestazioni di I/O (comunque dipendenti dalle perfomance della rete TCP/IP sottostante), anche su lunghe distanze (in LAN o WAN) sfruttando una normalissima rete Ethernet (ovviamente meglio se fast o gigabit) anziché collegamenti dedicati (canali scsi o fiber channels) tra gli storage e i server.
Nell’architettura due sono i ruoli svolti: il ruolo ISCSI target è detenuto dall’host di rete dove si vuole sharare un device o dello spazio disco (tipicamente nel nostro ambito casalingo un serverino/pc con un po’ di spazio disco da donare alla rete) . Sulla macchina che svolge il ruolo di target deve essere in esecuzione un software iSCSI target , in grado di supportare una buona varietà di device fisici/virtuali connessi alla macchina. Il secondo ruolo è quello di ISCSI client (initiator) ovvero la macchina che deve connettersi al target per ottenere l’accesso ad un device condiviso (per esempio dello spazio disco). L’ ISCSI initiator consente l’accesso a differenti e molteplici device target ISCSI. La comunicazione tra ISCSI target e ISCSI initiator è effettuata su una normale rete TCP/IP (LAN o internet, anche su link geografici).
Ecco i principali pro di questa soluzione:
- · costi ridotti di realizzazione
- · semplicità e scalabilità, su reti TCP/IP (LAN, WAN, internet) anche protette da firewall
- · semplice realizzazione di soluzioni di disaster recovery e replicazione dei dati remota
- · integrazione possibile con i normali canali SCSI
Stanti queste premesse, l’obiettivo da raggiungere era quello realizzare un ISCSI target a costo modico su sistema Windows, senza per forza utilizzare le versioni Storage Server di 2003. Risultato raggiunto il prodotto StarWind (scaricabile gratuitamente in versione “personal”, previo registrazione, qui http://www.rocketdivision.com/wind.html) . Il prodotto nella forma “personal” è gratuita, funzione bene, è di semplice installazione e permette di testare la tecnologia ISCSI in casa a costo zero: unico limite di questa versione il limite di un solo accesso client contemporaneo al device ISCSI condiviso da target (un solo client alla volta può aprire la connessione sul device). Di fatto però i costi relativamente contenuti delle licenze “full” lo rendono appetibile anche in ambito professionale dove magari c’è l’esigenza di integrare una architettura server/client già esistente con soluzioni SAN su ISCSI.
Qui vi pubblico un piccolo manualetto sull’uso del prodotto, frutto delle mie prove.
Grazie Anto! E' stato un piacere leggere i tuoi commenti sul blog... e, mi raccomando, quando hai voglia di scrivere qualcosa, questo spazio è sempre aperto & disponibile ...tutti i contributi, le proposte, le idee, le critiche e le espressioni di punti di vista differenti aiutano a rendere più vivace il blog e sono sempre graditi e ben accetti! Ovviamente l'invito è esteso anche a tutta l' allegra brigata di quotidiani lettori delle mie avventure .... ed ora un po' di musica !! Beccatevi questo video "alternativo" di "It's the end of the world as we know it (and I feel fine)" dei REM... così stavolta mi risparmio di scrivere il testo della canzone...
_________________________________________________ REM It's the end of the world as we know it (and I feel fine)
( Album "Document" - 1987)
<< Con le mie mani, con queste mani traccerò il domani che vorrò.
Con questi occhi riderò del tuo mondo...
Nell'aria c'è un vuoto che riempirò con le parole,
le lacrime calpesterò, le lascerò a chi le vuole.
Con il mio cuore parlerò, io paura non ne ho.
Con queste ali fenderò l'orizzonte...
Fragile quel soffio appeso ai margini di questo cielo.
Le anime non sanno ancora altrove cosa c'è...
Nell'aria c'è un vuoto che riempirò con l'emozione,
le lacrime calpesterò, le lascerò disciolte al sole >>
da "Nell'Aria" - L'Aura - 2008 ____________________________________________
Vi consiglio l'ascolto dell'album... L'Aura è musicista polistrumentale e cantante, con una voce inconfondibile, dolce e allo stesso tempo potente capace di creare crea armonie sofisticate e convolgenti... sito web ufficiale: www.l-aura.com
In questo veloce post vi propongo una fotogallery dedicata ad Eolo (la mia connettività broadband wireless su tecnologia Hyperlan) realizzata con Autoviewer, un visualizzatore free di immagini in flash, integrabile con Adobe Lightroom e Picasa. Lo potete scaricare gratuitamente qui http://www.airtightinteractive.com/projects/autoviewer .. consigliato! Ecco la galleria... diciamo che è un modo "alternativo" per proporvi alcuni scorci delle mie zone. Alcune foto sono mie, altre (quelle più acrobatiche) sono state prese dal sito di NGI ... Buona visione!
Lettera agli amici
("La Marioneta")
di Johnny Welch
"La Marioneta" fa parte del libro "Lo Que Le He Enseñado a la Vida", scritto dello scrittore messicano Johnny Welch, sotto lo pseudonimo Don Molfes. Il libro, in realtà, è un doppio libro, che si può leggere sia da un verso sia dall'altro. Nel verso corretto, si trova "Lo Que Me Ha Enseñado la Vida" (Quello che mi ha insegnato la vita), a firma di Johnny Welch. Leggendo, invece, il libro dalla quarta di copertina, si trova "Lo Que Le He Enseñado a la Vida" (Colui che mi ha insegnato a vivere), a firma di Don Molfes. Lo scritto si diffuse nel 2000 venendo attribuito erroneamente a Gabriel G. Marquez . Nonostante siano passati diversi anni, ancora adesso su internet si trova questo testo seguito dalla firma di Gabriel Garcia Marquez. Questa errata attribuzione è dovuta al quotidiano peruviano "La Republica" che nel maggio del 2000 pubblicò questo testo sulle sue pagine attribuendolo a Garcia Marquez, quale commiato e testamento morale del grande autore. In tanti lo celebrarono come capolavoro e come sublime epitaffio del Premio Nobel. Appena si diffuse la notizia che il brano era in realtà stato scritto da Johnny Welch, ventriloquo e scrittore messicano, come monologo per il suo pupazzo Don Mofles, il pezzo diventò improvvisamente spazzatura. Tutta la sensibilità di Marquez si trasformò in sentimentalismo da quattro soldi, la poesia fu bollata come un maldestro tentativo di strappar lacrime e il povero ventriloquo finì per non ricevere nessun merito per un brano che per lungo tempo era stato considerato un piccolo gioiello da consegnare alla storia della letteratura sudamericana. Una storia che fa riflettere su come possono cambiare in fretta le opinioni delle persone, su come spesso le opinioni si costruiscano esclusivamente su idee preconcette senza preoccuparsi di andare oltre l'apparenza, il condizionamento o il "sentito dire"... in ogni caso ci resta questo bel testo da leggere e conservare, chiunque poi lo abbia scritto, contano le idee ....
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" Se per un istante Dio si dimenticasse che sono una marionetta di stoffa e mi facesse dono di un pezzo di vita, probabilmente non direi tutto ciò che penso, ma penserei a tutto ciò che dico.
Valuterei le cose, non per il loro valore, ma per ciò che significano. Dormirei poco, sognerei di più, essendo cosciente che per ogni minuto che teniamo gli occhi chiusi, perdiamo sessanta secondi di luce.
Andrei avanti quando gli altri si ritirano, mi sveglierei quando gli altri dormono.
Ascolterei quando gli altri parlano e con quanto piacere gusterei un buon gelato al cioccolato. Se Dio mi desse un pezzo di vita, mi vestirei in modo semplice, e prima di tutto butterei me stesso in fronte al sole, mettendo a nudo non solo il mio corpo, ma anche la mia anima.
Dio mio se avessi un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei l’arrivo del sole. Sulle stelle dipingerei una poesia di Benedetti con un sogno di Van Gogh e una canzone di Serrat sarebbe la serenata che offrirei alla luna.
Annaffierei le rose con le mie lacrime per sentire il dolore delle loro spine e il rosso bacio dei loro petali.
Dio mio se avessi un pezzo di vita, non lascerei passare un solo giorno senza dire alle persone che amo, che le amo. Direi ad ogni uomo e ad ogni donna che sono i miei prediletti e vivrei innamorato dell’amore.
Mostrerei agli uomini quanto sbagliano quando pensano di smettere di innamorarsi man mano che invecchiano, non sapendo che invecchiano quando smettono di innamorarsi!
A un bambino darei le ali, ma lascerei che imparasse a volare da solo. Ai vecchi insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia, ma con la dimenticanza.
Ho imparato così tanto da voi, Uomini… Ho imparato che ognuno vuole vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel come questa montagna è stata scalata.
Ho imparato che quando un neonato stringe per la prima volta il dito del padre nel suo piccolo pugno, l’ha catturato per sempre.
Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardare dall’alto in basso un altro uomo solo per aiutarlo a rimettersi in piedi.
Da voi ho imparato così tante cose, ma in verità non saranno granchè utili, perchè quando mi metteranno in questa valigia, starò purtroppo per morire.
Dì sempre ciò che senti e fa’ ciò che pensi.
Se sapessi che oggi è l’ultima volta che ti guardo mentre ti addormenti, ti abbraccerei fortemente e pregherei Dio per poter essere il guardiano della tua anima.
Se sapessi che oggi è l’ultima volta che ti vedo uscire dalla porta, ti abbraccerei, ti darei un bacio e ti chiamerei di nuovo per dartene altri.
Se sapessi che oggi è l’ultima volta che sento la tua voce, registrerei ogni tua parola per poterle ascoltare una e più volte ancora.
Se sapessi che questi sono gli ultimi minuti che ti vedo, direi “ti amo” e non darei scioccamente per scontato che già lo sai.
Sempre c’è un domani e la vita ci dà un’altra possibilità per fare le cose bene, ma se mi sbagliassi e oggi fosse tutto ciò che ci rimane, mi piacerebbe dirti quanto ti amo, che mai ti dimenticherò.
Il domani non è assicurato per nessuno, giovane o vecchio. Oggi può essere l’ultima volta che vedi chi ami. Perciò non aspettare oltre, fallo oggi, perchè se il domani non arrivasse, sicuramente compiangeresti il giorno che non hai avuto tempo per un sorriso, un abbraccio, un bacio e che eri troppo occupato per regalare un ultimo desiderio.
Tieni chi ami vicino a te, digli quanto bisogno hai di loro, amali e trattali bene, trova il tempo per dirgli “mi spiace”, “perdonami”, “per favore”, “grazie” e tutte le parole d’amore che conosci.
Nessuno ti ricorderà per i tuoi pensieri segreti. Chiedi a Dio la forza e la saggezza per esprimerli. Dimostra ai tuoi amici e ai tuoi cari quanto sono importanti. "
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Di DL4U (del 06/04/2008 @ 02:31:21, in Cinema, linkato 1354 volte)
Questa settimana finalmente ci sono riuscito; era diverso tempo che volevo procurarmelo per poterlo vedere: lasciatemelo dire ne è valsa la pena. Questa volta vi propongo il mio punto di vista su “Radiofreccia”, opera prima del 1998 di Luciano Ligabue nei panni di regista e sceneggiatore cinematografico.
Ispirato alla raccolta di racconti “Fuori e dentro dal borgo” dello stesso cantautore il film fu un inaspettato successo al botteghino e fu premiato con ben tre David di Donatello, due Nastri d’Argento e tre Ciak d’Oro. Motivo di tanto consenso? La risposta l’ho trovata facilmente nella trama, nelle dinamiche, nei personaggi e nelle vicende raccontate nella pellicola: sono le storie irrequiete, disperate, goliardiche e drammatiche al tempo stesso della provincia emiliana e di un gruppo di giovani, tra i diciotto e i venti anni, nell’Italia degli anni settanta. A far da volano alla trama del film la rivoluzione delle radio libere, della “pirateria” sulle onde FM, un fenomeno che in quegli anni (la storia prende le mosse nel 1975) scatena nell’Italia del monopolio e delle bombe la fantasia scanzonata, la voglia repressa ed irrinunciabile di comunicare idee, l’istinto di cambiamento e rottura di un’intera generazione di giovani già in fermento. Basta un trasmettitore da poche lire, un paio di giradischi, un mixerino, un microfono e una buona collezione di vinili e una radio è fatta: l’etere è lì, a disposizione di chiunque abbia voglia di dire qualcosa di diverso, di fa sentire al propria voce e il proprio pensiero. Anche a distanza di chilometri. Le porte si aprono, le distanze si annullano, la profonda e più isolata provincia dell’Italia può essere per un attimo al centro del mondo. E’ una rivoluzione culturale (seguita forse solo da internet tanti anni dopo) che per la prima volta “spara” nella modulazione di frequenza le note di David Bowie, degli Stones, dei Pink Floyd, le discussioni sui veri problemi dei giovani e della società in generale. Ecco in questo contesto, nell’italica Bassa Padana (che in tutto e per tutto è tagliata su Correggio, paese natale di Ligabue) cinque ragazzi si inventano una radio dopo averne avuta l’idea sentendone il suono di un’altra (FM pirata) nel bar di Adolfo (Francesco Guccini) , loro unico punto di aggregazione in un paese altrimenti morto e monotono. Nasce con tanto impegno, pochi soldi e molta passione “Radio Raptus” , ribattezzata poi, diciotto anni dopo la sua nascita “RadioFreccia. Benassi Ivan (riportiamo rigorosamente il cognome prima del nome come usa nella “bassa” reggiana - ruolo interpretato da uno Stefano Accorsi in piena forma) detto “Freccia” per una strana voglia che ha sulla tempia è il leader del gruppo formato da Iena (Alessio Modica), Boris (Roberto Zibetti), Tito (Enrico Salimbeni) e Bruno (Luciano Federico). Il narratore della storia, ripercorsa in un lungo flashback che parte dal giorno della morte di Freccia nonché ultimo di trasmissione della radio dopo diciotto anni, è Bruno: lui che ha fortissimamente voluto e creato Radiofreccia, coinvolgendo poi tutti gli altri, ricorda i fatti di questi quasi diciotto anni, interrompendo il racconto il 24 aprile 1993, un minuto prima del diciottesimo compleanno della radio: l’anno in cui sarebbe diventata adulta. Il racconto ruota intorno a Freccia un ragazzo dalla famiglia inesistente (padre morto e madre zoccola) ma bello, coraggioso, leale, simpatico; a cambiare i rapporti di Freccia con gli amici di sempre, con il mondo arriva con l’eroina offerta una sera da una ragazza; con la droga e i “buchi” arrivano l'isolamento, e la difficile china da risalire per uscire dal fosso della dipendenza. La forza di Freccia si manifesta nella voglia di uscirne, d'innamorarsi ancora (purtroppo della ragazza sbagliata) e nella capacità di confessare e raccontare tutta la propria vicenda davanti ad un microfono a monito per tutti i giovani come lui. Accanto al protagonista si intrecciano le storie di Tito che tenta di uccidere il padre che abusa della sorella, di Iena che sposa una donna che lo tradirà con Boris il giorno stesso delle nozze, durante il pranzo. Solo Bruno, più posato e razionale, avrà sorte migliore e una vita normale con la fidanzata Ilaria. Proprio Bruno dopo la morte di Freccia, chiuderà le trasmissioni di “Radio Raptus” ormai divenuta "Radiofreccia", esattamente un minuto prima che compia diciotto anni.
Ligabue dirige il film con schiettezza e sincerità (d’altra parte racconta e filma storie autobiografiche e luoghi da lui direttamente vissuti) rappresentando in modo a volte crudo, a volte ironico ma sempre efficace e diretto la realtà dell’Italia, della società e dei giovani di quegli anni. A supporto del racconto una scelta musicale notevole per la colonna sonora ( Can't Help Falling in Love di Elvis Presley - suonata dalla banda del borgo - , Sweet Home Alabama dei Lynyrd Skynyrd, Run Through the Jungle dei Creedence Clearwater Revival, Love is the Drug dei Roxy Music, Rebel Rebel di David Bowie, Don't Stop dei Fleetwood Mac, My Sharona dei Knack e altri..).
Tra le sequenze del film una su tutte rimane fissa nella memoria: il monologo notturno di Freccia alla radio. Il “Credo” laico recitato da Ivan Benassi è un discorso, semplice ma immediato, quasi una piccola filosofia, in cui ciascuno di noi ci si può ritrovare, anche a trent’anni e più di distanza…
« Buonanotte. Quì è Radio Raptus, e io sono Benassi - Ivan. Forse lì c'è qualcuno che non dorme. Beh, comunque che ci siete oppure no io c'ho una cosa da dire. Oggi ho avuto una discussione con un mio amico. Lui è uno di quelli bravi: bravi a credere in quello cui gli dicono di credere. Lui dice che se uno non crede in certe cose non crede in niente. Beh, non è vero: anch' io credo. Credo nelle rovesciate di Bonimba e nei riff di Keith Richards; credo al doppio suono di campanello del padrone di casa che vuole l'affitto ogni primo del mese; credo che ognuno di noi si meriterebbe di avere una madre e un padre che siano decenti con lui almeno finché non si sta in piedi; credo che un Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa; credo che non sia tutto qua, però prima di credere in qualcos'altro bisogna fare i conti con quello che c'è qua, e allora mi sa che crederò primo o poi in qualche Dio; credo che semmai avrò una famiglia sarà dura tirare avanti con 300.000£ al mese, però credo anche che se non leccherò culi come fa il mio caporeparto difficilmente cambieranno le cose; credo che c'ho un buco grosso dentro ma anche che il Rock 'n' roll, qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro e le stronzate con gli amici, beh, ogni tanto questo buco me lo riempiono; credo che la voglia di scappare da un paese con 20.000 abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e credo che da te non ci scappi neanche se sei Eddy Merckx; credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri. Credo che per credere, certi momenti, ti serve molta energia. Ecco, vedete un po' di ricaricare le vostre scorte con questo. » (Discorso di Freccia su Radio Raptus, prima di mandare in onda "Rebel Rebel" di David Bowie)
John Belushi (Chicago, 24 gennaio 1949 – Los Angeles, 5 marzo 1982) ________________________________________________________________
Sino al giugno 2007 Castelletto Ticino poteva vantare di avere una squadra di basket (la Basket Draghi) nel campionato di LegADue nazionale. Poi una discussa e abbastanza oscura operazione economica-commerciale ha portato gran parte della squadra, della dirigenza ed il titolo sportivo di LegaDue dalla mia cittadina a Novara. Dal 13 giugno 2007 la Basket Draghi - ex IGNIS Castelletto Ticino è stata trasferita di peso dal suo paese di nascita a Novara, sostituendo la squadra locale degli Aironi. l titolo degli Aironi di Novara di B1 è stato ceduto dall'industriale Renzo Cimberio ad una cordata formata da varie società di Castelletto Ticino con a capo un nuovo gruppo dirigenziale, che hanno dato vita alla Pallacanestro Lago Maggiore attualmente attiva in paese con la squadra NOBILI -SBS. A sua volta Renzo Cimberio ha abbandonato il Piemonte portando la sponsorizzazione alla Pallacanestro Varese (militante in LegAUno).
Tutta questa operazione, la fuga del titolo e della squadra dal paese d'origine per puri interessi economici non è mai andata giù alla gente di Castelletto ed in particolare al gruppo storico dei tifosi (Viking Ticino).... E proprio in questi giorni in cui la squadra di Novara è retrocessa nella serie B d'Eccellenza ed è colata a picco a causa di una stagione disastrosa ecco cosa è apparso sui muri del paese:
Rispondo con notevole ritardo a Luca che ha commentato il 02/04 il post sul DD-WRT e la Fonera. L'installazione del firmware sul router Linksys WRT54GL è fattibile; verifica però prima la versione del tuo hardware leggendo la targhetta riportata sotto l'apparato (vedi figura sotto)
Dovresti avere la versione 1.0 (che è anche l'unica presente sul sito Linksys). La versione 1.0 del Linksys WRT54GL è ufficialmente supportata ed è presente nella lista dei device compatibili con il DD-WRT:
http://www.dd-wrt.com/wiki/index.php/Supported_Devices#Linksys
La procedura di modifica in questo caso è molto più semplice dato che il firmaware lo carichi direttamente dall'interfaccia web di gestione del router (dalla sezione "Administration" -> "Firmware Update"), come è ben spiegato in questo forum:
http://www.testmy.net/forum/t-12222
Non ho esperienza diretta; io ho un Linksys WRT54G versione 7 (che non supporta DD-WRT), ma dovrebbe andarti bene senza problemi. Unica cosa da considerare è la garanzia del prodotto: se è ancora sotto garanzia in caso di problemi dovresti ricaricare la versione originale del firmware Linksys, altrimenti non penso ti diano assistenza. Trovi il fw Linksys originale qui (tieni via una copia in caso di recovery ). Buon modding!
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21/12/2024 @ 17:15:30
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