Bruce Springsteen e la E Street Band nel 2003
Come promesso nel post di anticipazione diamo qualche impressione dopo i primi ascolti dell’intero nuovo album del Boss. Parlare di recensione dell’album mi sembrerebbe troppo (dal momento che chi scrive non ne avrebbe assolutamente le competenze) diciamo che riporterò semplicemente quanto ho avuto modo di osservare e appuntare nell’ ascolto del cd.
Se dovessi riassumere il tutto in un giudizio sintetico direi un buon risultato: Bruce con il sempre valido supporto della E–Street Band producono un suono ricco, denso di spunti ora decisamente rock , ora soul e jangle-pop. Il disco si apre con il singolo che ne ha fatto da traino, “Radio Nowhere”, puramente rock che richiama alla mente vecchi successi e strizza l’occhio ai fan storici, quindi passa ad una ballata brillante, "You’ ll Be Comin’ Down” , sapientemente arricchita dai suoni soul dal sassofono di un Clarence Clemons in grande spolvero. Richiami al passato (e al groove di “Tenth Avenue Freez-Out”) si ritrovano nel terzo brano, “Livin’ in the Future”.
In “You’re Own Worst Enemy”, invece emergono gli arrangiamenti ricchi che caratterizzano un po’ tutto l’album: il suono originale e inatteso (in un album del Boss) di campane e archi celesti conferiscono al brano un suono totalmente innovativo e complessivamente molto piacevole.
Ritroviamo suoni e temi tipicamente vicini a Springsteen in “Gypsy Biker” dove dominano armonica, chitarra acustica e l’immagine del motociclista libero e gitano con la bandana ben legata in testa. Di nuovo sonorità inattese nel pop di “Girls in their Summer Clothes”, ricco di archi e toni quasi sfarzosi.
Segue immediatamente l’inno all’amore di “I’ ll Work for Your Love” non fa che confermare una dei sicuri pregi di “Magic” ovvero la sapiente cura nella produzione delle sonorità capaci di essere via via sempre più coinvolgenti attraverso l’uso sapiente dell’organo, delle chitarre a sottolineare i principali passaggi dell’album.
“Magic”, ovvero la canzone che presta il titolo al cd, è il brano più assorto, che racconta in prima persona le capacità di un mago capace di illudere, in modo furbo e smaliziato, il proprio pubblico: in questa immagine molto vedono un non forse troppo velato riferimento allegorico alla politica USA di questi anni.
La chitarra potente di O’Brien si sempre fa sentire orgogliosa nella compattezza dei suoni di basso, batteria e chitarre. Nel western urbano di “Last to Die” e nel classico suono del Boss di “Long Walk Home” . Proprio in quest’ultima il testo lascia immaginare la saggezza di un uomo ribelle adulto e maturo, non per questo rinnegato, un sorta di James Dean come avremmo voluto che fosse da grande ma come non è mai potuto essere.
Chiude “ufficialmente” l’album la commossa e splendida “Devil’s Arcade” quasi l’unico brano del disco dall’ardire “politico” (e non solo sociale), composto nello stile sensibile con cui Springsteen è abituato a parlare e a scrivere i propri testi.
Ho parlato di chiusura “ufficiale” dal momento che quella “effettiva” è data da una ghost track sincera e commossa dedicata all’amico Terry Magovern ( “Terry’s Song” ). La canzone è stata scritta la notte dopo la morte del suo vecchio amico e assistente che, per una vita, lo ha preceduto ovunque in oceanici concerti da stadio e in performance per pochi intimi nei piccoli club.
"L’amore è più forte della morte, come le canzoni e le storie da raccontare" : è uno dei passi più belli di “Terry’s Song” dove è facile immaginare Bruce, forse con gli occhi ancora gonfi dal pianto e il cuore rotto dal dolore della morte, che con estrema lucidità e talento fa confluire nell’ultima e inattesa canzone tutto il significato dell’album stesso.
"Magic" è un disco rock di grande energia ben suonato da Bruce e dalla E-Street Band; denso di suoni e come sempre non privo di contenuti importanti che ne arricchiscono il significato e l’ascolto. Provate ad ascoltarlo. A mio avviso non ne sarete comunque delusi: forse i fan di Springsteen della prima ora potranno, a ragion veduta, obiettare in più punti su questa mia "recensione" , ma è innegabile che questo disco è fatto di musica vera, matura e consapevole, ottimamente suonata e dove, soffermandosi sui testi e contenuti, è possibile riscontrare in più punti il vero spirito del Boss.
Bruce Springsteen e la E Street Band nel 1975.
(nella foto da sinistra: Max Weinberg, Clarence Clemons,
Bruce Springsteen, Roy Bittan, Steve Van Zant,
Gary Tallent, and Danny Federici. non presenti nella foto: Patti Scialfa, Nils Lofgren)