Brescia, 28 maggio 1974 - 25 novembre 2008. Trentaquattro anni, tre inchieste, dieci pronunciamenti, otto morti e 108 feriti, nessun colpevole. Questi sono i numeri di uno dei tanti misteri italiani, di una di quelle storie nere e apparentemente senza fine che caratterizzano la storia recente del nostro paese. Questi sono i numeri della strage causata da una bomba nascosta in un cestino porta rifiuti ed esplosa in Piazza della Loggia, a Brescia, durante una manifestazione sindacale. Un delitto sporco e infame come tutte quelle stragi che, in quel periodo, colpirono innocenti e persone inermi e normali in nome di ideali politici distorti (qualunque questi fossero, senza fare distintizioni tra destra o sinistra). Per Piazza della Loggia da anni si è certi della matrice nera e delle responsabilità attribuibili al gruppo veneto eversivo di Ordine Nuovo; con tutta probabilità sono certi pure i nomi di chi materialmente ha compiuto quell'orrendo eccidio: ma sino ad oggi tutti gli imputati sono sempre stati assolti e agli occhi e al cuore delle famiglie delle vittime e dell'Italia intera quel delitto risulta ancora tragicamente impunito. Una delle tante, troppe, ferite ancora aperte del periodo buio dello stragismo politico ed eversivo degli anni di piombo. Oggi, martedì 25 novembre, la riapertura del processo dopo una terza lunga inchiesta: chiamati alla sbarra con l'accusa di concorso in strage i componenti di Ordine Nuovo Carlo Maria Maggi e Delfo Zorzi (residente in Giappone ormai da molti anni), Pino Rauti, l'ex generale dei carabinieri Francesco Delfino che coordinò le indagini della prima inchiesta, Maurizio Tramonte, uomo legato ai servizi segreti, e Giovanni Maifredi, operaio bresciano negli anni '70 e confidente dei carabinieri. Nessuno degli imputati si è presentato in aula. Tra le parti civili, oltre alle associazioni delle vittime, anche i sindacati confederali Cgil Cisl e Uil, che il 28 maggio 1974 in piazza avevano organizzato in Piazza della Loggia una manifestazione antifascista, e le amministrazioni comunale e provinciale. Respinte tutte le eccezioni, il processo è iniziato. Chissà se mai avrà una fine e ci sarà finalmente giustizia per quegli innocenti.
Una foto scattata dopo lo scoppio, a Brescia quel 28 maggio. Tra le persone ritratte forse un sospettato (Maurizio Tramonte)