mafalda: potere ai piccoli...
Un'immagine ricorrente: Mafalda che scruta e parla col mappamondo,
una metafora della critica verso la socita' contenuta nei fumetti di Quino.
Sono passati quasi quarant’ anni dal 1969, anno in cui venne pubblicato per la prima volta in Italia un volume dedicato a Mafalda, la bambina contestataria nata dalla matita di Quino (al secolo Joaquin Salvador Lavado ) geniale disegnatore di fumetti argentino.
Negli anni dei Beatles, del conflitto in Vietnam, della guerra fredda tra gli opposti schieramenti, della contestazione giovanile e culturale, Mafalda riflette e si arrabbia contro le storture del mondo e pone imbarazzanti domande ai genitori. Mafalda è una bambina che pensa e dice quello che pensa, che rivolge quesiti a cui gli adulti che la circondano sistematicamente non danno una risposta, che vive in una famiglia medio borghese intrecciando continuamente il microcosmo costituito da casa, scuola e parco giochi con gli scenari e le notizie internazionali. Attraverso gli occhi disincantati di Mafalda, Quino sottolinea gli errori e le irrazionalità che ormai non riusciamo (o non vogliamo) più a vedere coi i nostri occhi di adulti cresciuti distratti dalle mille difficoltà della vita o omologati nella grigia e meccanica quotidianeita ’ di ogni giorno.
Mafalda rivolge domande a tutti: i suoi genitori sono i più frequenti bersagli, ma il più parte delle volte non riceve risposte, alle sue questioni che spesso sono di tale importanza e complessità da risultare imbarazzanti sulla bocca -e nella mente- di una bambina. Rifugge con forza il qualunquismo culturale, la marmellata di idee della società moderna, e le arroganze dei sistemi economico-politici, si scaglia con forza contro le sterili opposizioni e sconvolge la relazione tra bambino e adulto contestando il rapporto univoco, i “ grandi “ detengono il potere e possiedono le verità, mentre i piccoli sono come dei contenitori assolutamente passivi da riempire. Mafalda, sfuriata dopo sfuriata, rivendica i sacrosanti diritti di ogni bambino di avere una propria visione della vita e del mondo, di avere una propria coscienza, di ricevere informazioni e spiegazioni ragionevoli ai propri dubbi esistenziali.
“La bambina contestataria”, come venne definita a Umberto Eco nella prefazione di quel libro, mette a nudo le debolezze e le incapacita’ degli adulti sino ridicolizzarli; ma la critica non è mai fine a se’ stessa: il messaggio che passa è quello per cui i grandi sono coloro che pretendono obbedienza ed esercitano varie forme di autorità, ma che nel medesimo tempo vengono sottomessi dalla societa’ ad un giogo che detta regole, doveri e necessità. I grandi non sono da colpevolizzare, ma da comprendere: spesso si sentono inadeguati, vinti e vivono contraddizioni interiori più radicali proprio perche’ irrimediabilmente adulti e per questo motivo hanno bisogno di affetto, di protezione, sono vulnerabili e fragili.
La polemica di Mafalda è sempre costruttiva e finalizzata orientata a mostrare che il conformismo, l’appiattimento culturale non è (e non deve essere) l’unica via possibile: Mafalda possiede, come tutti i bambini e come ogni persona, un altro punto di vista, un altro modo di conoscere e percepire che vuole essere ascoltato e non represso. Un insegnamento drammaticamente utile per tutti noi che troppo spesso ci lasciamo travolgere senza reagire dalla vita di ogni giorno, che contestiamo in modo sterile senza proporre, che attendiamo il divenire dei fatti o dei giorni senza partecipare arroccati come siamo alle nostre piccole e fatue certezze cercando così di celare agli altri, e soprattutto a se stessi, le nostre insicurezze e debolezze.
Questo sarà il primo di alcuni post dedicati a personaggi dei fumetti “alternativi”.
Ringrazio chi tanto tempo fa mi fece scoprire la raccolta “ Dieci anni con Mafalda ” edita da Bompiani (1975) e che ancora oggi conservo gelosamente nella mia libreria…