C'è un profumo che ricorre nella stagione invernale e che ha il potere, un po' atavico e un po' suggestivo, di riportarmi alla mente ricordi e immagini facendoli rivivere in un flash anche a distanza di anni.
Quando intorno la natura è in letargo, spesso sotto una coltre di gelo e neve, c'è una pianta che quasi magicamente riesce a fiorire nel pieno dell'inverno: è il calicanto (in greco "Chimonanthus" - "cheimòn", l' inverno e "ànthos", il fiore) un arbusto che vive nei terreni poveri, che spesso cresce in modo defilato e isolato da altre piante e che per la maggior parte dell'anno non è altro che una sorta di cespuglio "sfigato" di rami e foglie verdi.
Ma nei mesi da dicembre a febbraio, quando il freddo si fa più intenso e ti gela fino al midollo, si compie il paradosso della fioritura di strane bacche marroni in mille profumatissime stelline gialle da una pianta apparentemente in letargo e ormai spoglia di ogni sua foglia.
Un pazzo controsenso della natura che mi fa pensare alla forma più estrema di riscatto dal freddo, dalle difficoltà, all'orgoglioso e metaforico contrasto tra la "morte" dell'inverno e "la vita" del fiore, e che ha la capacità, tutta particolare, di far ritornare alla mente pezzi di vita vissuta, pensieri e immagini di persone e cose ormai lontane o dimenticate attraverso il suo dolce e singolare profumo.