Parliamo di WEB 2.0, un concetto non ancora ben definibile in tutti i suoi aspetti, ma che di sicuro sta rivoluzionando il nostro uso e il nostro approccio ad Internet e ai suoi contenuti. Vi ricordate com'era il www solo qualche anno fa? Sostanzialmente si trattava di uno strumento "passivo" dove l'utente accedeva ad informazioni e servizi pubblicati da terzi senza possibilità di interazione diretta. I contenuti, comprese le pagine dei siti personali, venivano prodotti da un solo soggetto qualificato (dotato di appositi programmi di editing e una minima infarinatura di linguaggi di markup) e quindi pubblicati sulla rete senza ulteriore possibilità di cambiamento "on line". L'unica interazione, o per meglio dire "dinamicità" , era concessa ai siti interconnessi a database e in ultima analisi su sistemi di messaggistica organizzata a thread e a "botta e risposta" come i forum. In ogni caso la partecipazione degli utenti della rete ai contenuti era essenzialmente limitata e poco accessibile e poco usabile da parte del fruitore "medio" di Internet. Questo approccio è stato progressivamente abbandonato per rivoluzionarsi in quello che Tim O'Reilly nel suo articolo del 2005 "What is web 2.0" definisce per l'appunto Web 2.0: ovvero la nuova evoluzione della rete. In questa nuova visione il Web è una piattaforma dove l'utente può controllare in libertà i propri dati e le proprie informazioni e partecipare, in uno spirito di totale collaborazione, ai contenuti di altre persone. L'esperienza di navigazione si fa più ricca, il contenuto non è più congelato allo stato in cui viene pubblicato, ma viene integrato, smentito, "partecipato" da tutti i sui fruitori: il paradigma di questo concetto sono la progressiva sostituzione dei siti personali classici con i blog dove l'utente (o gli utenti) producono direttamente "on line" l'informazione rendendola immediatamente disponibile ed accessibile alla lettura, al commento, alla revisione e alla modifica agli altri partecipanti del web. Due altri punti fondanti del Web 2.0 sono apparentemente antitetici: l'aggregazione dei contenuti e la decentralizzazione dei dati. Pensiamo alla svolta apportata dai sistemi di indicizzazione e aggregazione RSS grazie ai quali l'informazione è catalogata, organizzata, ridiffusa e promossa attraverso canali differenti (mailing, telefonia,..) nel medesimo istante in cui essa è resa disponibile alla pubblica lettura. L'aggregazione dei contenuti mediante il meccanismo del "tag" (la singola informazione viene "taggata", identificata e organizzata) consente una loro rapida ricerca e sopratutto una loro veloce messa in relazione; informazioni apparentemente diverse o comunque difficilmente relazionabili tra loro sono interconnesse e catalogate per un più rapido e flessibile accesso. Il dato in questo contesto è invece "sparso", decentralizzato su siti differenti, spesso residente direttamente sul sistema dell'utente che l'ha prodotto: dove esso risieda poco importa, alla fine il meccanismo dell'aggregazione provvede alla sua ricerca e messa a disposizione. La stessa definizione di "link" in quest'ottica è stravolta e rivoluzionata. Il nuovo paradigma, senza che troppo ce ne accorgessimo, ha preso piede anche in una delle pratiche storicamente più diffuse sulla rete, il peer to peer; da sistemi accentrati, dove il materiale risiedeva su pochi siti o server di smistamento, si è passati a sistemi dove i files sono direttamente prelevati, in modo contemporaneo e parallelo, dai computer di chi li rende disponibili. Chiari esempi di questa pratica sono i torrent e le reti kad utilizzate da Emule. In tutto questo la rete è la piattaforma, il supporto ad una nuova generazione di sistemi e servizi web in costante evoluzione, scalabili e capaci di fornire un'esperienza di navigazione ed usalibilità più ricca all'utente finale, che diventa partecipe e creatore dei contenuti nonchè spesso collaboratore nell'evoluzione delle funzionalità degli stessi. Nasce così il concetto della "perpetual beta" delle applicazioni: pensiamo ad esempio a Facebook dove gli utenti possono proporre applicazioni per accrescere le funzioni dell'interfaccia di base o a Sourceforge dove il software è reso disponibile in modalità opensource per l'uso finale o la sua revisione. Le stesse software house hanno dovuto cambiare prospettiva puntando a queste nuove frontiere, scardinando lo schema classico di "programma" come software installato e residente su un pc, per svoltare verso soluzioni multi piattaforma (computer, palmare, cellulare,..) e tipicamente orientate alla rete: chi non l'ha fatto, rimanendo legato all'approccio "old style" derivato dall'esperienza degli anni '80-'90, o si è reso conto tardi della rivoluzione in atto (vedi Microsoft che pensava di poter vivere tranquilla per anni con i suoi tradizionali sistemi operativi) sta correndo ai ripari di gran carriera. Il nuovo mercato, passata la bolla speculativa ed euforica della new economy, sta in questo nuovo sentiero. In tutto questo ciascuno di noi sperimenta quotidianamente l'esperiennza del Web 2.0, tramite il proprio blog personale, pubblicando video o foto su YouTube o Flickr, aderendo ad iniziative di network sociale come Facebook o Linkedin o semplicemente chattando con Skype o MSN. La rivoluzione è partita già da tempo e ne siamo, in modo consapevole o no, sempre più coinvolti: non resta che parteciparvi da attori protagonisti e vedere quali esiti essa porterà.
Sopra: la mappa del Web 2.0, ancora in "progress"