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Lorenzo Safari
Di DL4U (del 30/01/2008 @ 22:07:32, in Pensieri, riflessioni e sfoghi..., linkato 980 volte)


"Lorenzo Safari"
L. Cherubini
(Universal)

A tre anni di distanza da “Buon Sangue”, suo ultimo album, e esattamente 20 anni dopo il suo debutto rap Lorenzo Cherubini , è uscito con il suo ultimo lavoro intitolato “Safari”.Tutto il disco gira intorno al concetto espresso dal significato di questa parola: dall’ etimologia swahili “safari” è un lungo viaggio, un cammino seguendo un sentiero: proprio come il lungo ed introspettivo percorso di vita che Lorenzo intreccia nello scorrere delle sue canzoni, un diario fatto di riflessioni ed esplosioni di vitalità, di contaminazioni di generi e vera e propria canzone d’autore, potente ed estremamente tenero allo stesso tempo. La vita ci obbliga, prima o poi , a far i conti con noi stessi e Lorenzo lo fa attraverso la sua musica: esprimendo il fuoco delle passioni, la forza della vitalità e della partecipazione, le emozioni dei sentimenti e il greve peso dei dolori personali. Ad accompagnarlo in questo percorso di suoni e colori, di dolcezza e impegno , ci sono alcuni compagni di altrettanta classe e sensibilità: Ben Harper, alla chitarra nel singolo d’esordio “Fango”, Sly & Dunbar, leggendaria ritmica giamaicana, Sergio Mendes al Fender Rhodes, il fisarmonicista Frank Marocco (partecipò alla colonna sonora de “Il Padrino” e Lorenzo lo ha riportato allo strumento a 84 anni) e Giuliano Sangiorgi dei Negramaro. Realizzato tra Los Angeles, Hannover, Milano, Cortona e Bologna, “Safari” è già avviato a diventare il capolavoro di Lorenzo e forse una tappa importante della musica italiana, da conservare e riascoltare gelosamente anche a distanza di tempo. Lorenzo in questo disco canta per sé e per il suo pubblico, aprendo il proprio diario di riflessioni e condividendo con noi veri brani di poesia: ascoltate il singolo “Fango” (programmato in questi giorni dalle principali radio e vero traino emozionale del disco) e sarete condotti con mano gentile e sicura nella profonda spiritualità e nelle emozioni di Lorenzo. In questo brano la chitarra di Ben Harper dà il tempo alla musica e poesia, in ultima analisi alla stessa vita ai luoghi e ai pensieri di Lorenzo:

“…un mondo vecchio che sta insieme solo grazie a quelli che
hanno ancora il coraggio di innamorarsi
e una musica che pompa sangue nelle vene
e che fa venire voglia di svegliarsi e di alzarsi
smettere di lamentarsi
che l'unico pericolo che senti veramente
è quello di non riuscire più a sentire niente
di non riuscire più a sentire niente
il battito di un cuore dentro al petto
la passione che fa crescere un progetto
l'appetito la sete l'evoluzione in atto
l'energia che si scatena in un contatto..”

Quanta verità in queste poche parole, in cui un po’ noi tutti ci ritroviamo (o ci dovremmo ritrovare). Il ritmo varia in “Mezzogiorno” una sorta di inno scanzonato da cantare accompagnando Lorenzo nei suoi prossimi live; in “A te” e “Dove ho visto” c’è la canzone d’autore che è stata in passato di Sergio Endrigo e Luigi Tenco. La musica si fa linguaggio universale e unico per forza ed immediatezza. Pensieri e sentimenti stesi sul tappeto ritmico sudamericano di Sergio Mendes emergono in “Punto” mentre forza ed energia esplodono incalzanti in “Safari” (dove troviamo la collaborazione di Giuliano Sangiorgi dei Negramaro). La parte finale del disco si caratterizza per il ritorno al rap: “Mani libere 2008” dove si riscontra la presenza di Michael Franti degli Spearhead . Questo è un album che sarebbe più giusto definire “diario” su cui Lorenzo ha fissato le più nascoste pieghe della propria vita e del proprio pensiero, nell’interminabile e vitale ricerca di sé stessi, della società e del prossimo; il tutto tenendo sempre ben fermo il proprio intimo, i propri valori e le proprie radici. Originale, emozionante, mai scontato: questo disco è ispirazione e riflessione, speranza e fiducia , paura e certezza, amore e dolore cos’altro possiamo chiedere in più? Ragazzi, leggete cliccando qui i testi di "A te" e "Fango", e ditemi se non è poesia nella forma più pura.

“…sotto un cielo di stelle e di satelliti
tra i colpevoli le vittime e i superstiti
un cane abbaia alla luna
un uomo guarda la sua mano
sembra quella di suo padre
quando da bambino
lo prendeva come niente e lo sollevava su
era bello il panorama visto dall'alto
si gettava sulle cose prima del pensiero
la sua mano era piccina ma afferrava il mondo intero
ora la città è un film straniero senza sottotitoli
le scale da salire sono scivoli, scivoli, scivoli
il ghiaccio sulle cose
la tele dice che le strade son pericolose
ma l'unico pericolo che sento veramente
è quello di non riuscire più a sentire niente..”